Una crepa nel muro di Milosevic

Belgrado cede all'Osce ma non si riconosce battuto in altre elezioni contestate Belgrado cede all'Osce ma non si riconosce battuto in altre elezioni contestate Una crepa nel muro di Milosevic Ammette: «L'opposizione ha vinto in 12 municipi» ZAGABRIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE In ima lettera scritta all'Osce dal ministro degli Esteri Milan Milutinovic il governo di Belgrado ha riconosciuto ieri la vittoria parziale dell'opposizione alle elezioni anuninistrative d^llo scorso 17 novembre. Il regime di Milosevic ha ammesso che la coalizione di opposizione «Zajedno», costituita dai quattro maggiori partiti dell'opposizione, ha vinto in nove delle sedici municipalità della capitale e nelle città di Uzice, Kragujevac e Zrenjanin. Ma nella lettera si afferma che a Nis stanno ancora contando i voti, mentre a Pirot, Pancevo e Jagodina non ci sono vincitori né vinti. Il primo segno di cedimento del Presidente serbo è stato però respinto dall'opposizione che ha deciso di continuare la protesta iniziata più di sei settimane fa. «Non ci sarà nessun dialogo con le autorità finché Milosevic non riconoscerà completamente tutti i risultati elettorali in Serbia» ha dichiarato il capo del partito del rinnovamento serbo Vuk Draskovic. Nel suo tentativo di compromesso dell'ultima ora il Presidente serbo ha infatti ignorato la vittoria dell'opposizione nel Consiglio comunale di Belgrado, dove la coalizione Zajedno ha ottenuto i due terzi dei seggi, e in altre sei città del Paese. Milose- vie non sembra affatto pronto a lasciare la sua capitale in mano ai nemici. La sua decisione di concedere agli avversari politici una vittoria parziale è stata prima di tutto una risposta alla forte pressione internazionale e alle minacce di nuove sanzioni economiche contro Belgrado. Milosevic ha quindi accettato il compromesso riconoscendo in parte il verdetto della delegazione dell'Osce guidata dall'ex premier spagnolo Gonzàlez che su invito dello stesso Presidente serbo ha svolto un'inchiesta dettagliata sul voto e ha confermato la vittoria elettorale dell'opposizione. La risposta di Milosevic è giunta ieri durante la riunione a Vienna dell'Osce. In mattinata il ministro degli Esteri francese de Charette ha mandato un nuovo messaggio alle autorità serbe invitandole a riconoscere i risultati elettorali. «Soltanto così potrà essere risolta la crisi serba». Da parte loro gli americani hanno richiesto all'Osce una dura condanna del Presidente serbo. Ecco perché all'ultimo momento Milosevic è stato costretto a cedere. Ma i suoi oppositori, che ieri hanno festeggiato in piazza cantando e ballando, rimangono più fermi che mai nella richiesta del riconoscimento assoluto di tutti i risultati elettorali. Rivendicazione riconosciuta del tutto legittima dall'Osce che ha fatto sapere a Milosevic di non essere soddisfatta della sua ammissione parziale. Il Presidente serbo deve riconoscere la vittoria dell'opposizione in tutti i Comuni citati dalla coalizione Zajedno, ha risposto ieri l'Osce alla lettera del capo della diplomazia serba. E anche il segretario di Stato americano Christopher ha inviato un messaggio «molto duro» a Milosevic, esprimendo insoddisfazione per la risposta di Milutinovic all'Ocse definita «molto lontana dal riconoscere adeguatamente gli obblighi del governo serbo a rispettare la voce della gente» e piena di «giustificazioni legalistiche per motivare l'annullamento delle elezioni. Christopher ha ammonito Milosevic «sulle conseguenze in termini di isolamento cui si esporrà se non prenderà sufficienti provvedimenti per correggere le azioni anti-democratiche dell'ultimo mese». Negli ultimi giorni i manifestanti di Belgrado hanno avuto l'appoggio incondizionato della Chiesa ortodossa serba. Ma è stata soprattutto la reazione della comunità internazionale a intaccare il regime di Milosevic e ad incoraggiare la protesta dell'opposizione. Ancora una volta il padre della patria ha giocato a guadagnare tempo e ha ceduto in extremis all'ultimatum dell'Osce, ma dando il meno possibile con la speranza che possa bastare. Ingrid Badurina Manifestanti esultano in piazza Dagli Usa Christopher minaccia «Non basta, la Serbia cambi o si isolerà di nuovo dal mondo» Manifestanti a Belgrado e (sopra) il ministro degli Esteri Milutinovic