Auguri di fine anno al plastico di Andrea Di Robilant

7 Otto le missive mortali (spedite dall'Egitto). Sospetti sugli islamici Auguri di fine anno al plastico Washington, lettere-bomba nel palazzo dei giornali LA POSTA ASSASSINA WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'anno nuovo è cominciato con una pioggia di cinque letterebomba nella capitale. E solo la presenza di spirito di un giornalista un po' brìcoleur ha evitato una strage a pochi passi dalla Casa Bianca. Nel frattempo altre tre lettere-bomba sono state trovate nel carcere di Leavenworth, in Kansas. L'Fbi ha lanciato l'allerta nazionale e annunciato indagini a tutto campo negli Stati Uniti e in Egitto, da dove le micidiali missive sono state spedite. L'allarme è scattato giovedì sera all'I 1° piano del National Press Building, l'edificio a cento metri dalla Casa Bianca dove lavorano i corrispondenti accreditati nella capitale (l'ufficio de La Stampa si trova al nono piano). Dana Sandarusi, il corrispondente di Al Hayat, una testata molto influente nel mondo arabo, stava esaminando la posta arrivata durante le ferie quando si è trovato tra le mani una busta di auguri natalizi dall'aria sospetta. «Era pesante e piuttosto ondulata», ha poi raccontato ai colleghi, aggiungendo di aver posato la busta sulla scrivania, di aver tagliato un angolo con le forbici e di aver guardato dentro: «Mi è sembrato di vedere dell'esplosivo al plastico avvolto nel cellophane, con un filo verde che sbucava». Non si sbagliava. Polizia e vigili del fuoco hanno subito fatto evacuare l'edificio e centinaia di giornalisti da tutto il mondo si sono ritrovati per strada, sollevati dalla prontezza di spirito del collega Sandarusi ma ansiosi di tornare in ufficio per diramare la storia dell'attentato mancato. E mentre i giornalisti si agitavano per strada in preda a questi sentimenti contrastanti, la squadra anti-terrorismo mandata a frugare tra la posta all'undicesimo piano rinveniva altri quattro ordigni che «se fossero esplosi precisava un portavoce della polizia - sarebbero stati senz'altro letali». Non è ancora del tutto chiaro perché i micidiali «auguri natalizi», spediti da Alessandria in Egitto, fossero destinati proprio alla redazione americana di Al Hayat. Ma non è un mistero che quel giornale - una storica testata libanese oggi di proprietà del principe KhaledBin Sultan, esponente di spicco della famiglia reale saudita - è noto per la sua tenace avversione al terrorismo islamico. Ma il giornale non è stato il solo obiettivo: due lettere-bomba molto simili a quelle trovate nell'ufficio di Al Hayat sono state trovate giovedì sera al penitenziario di Leavenworth, nel Kansas. Un'altra è stata trovata ieri mattina e le ricerche continuano. Tutte e tre erano indirizzate all'ufficio sorveglianza del penitenziario. Anche in questo caso nessuna spiegazione ufficiale da parte delle autorità. Ma non è sfuggito a nessuno il fatto che proprio in quel carcere è detenuto Sheik Omar Abdel Rahman, il religioso cieco egiziano accusato di essere il principale ispiratore di un gruppo di terroristi islamici che operano negli Stati Uniti. E sempre a Leavenworth dovrebbe trovarsi - ma le autorità non l'hanno confermato - Mohammed Salameh, il terrorista condannato due anni fa per l'attentato mortale al World Trade Center del '93. Non è chiaro quale sia il legame tra le cinque lettere di Washington e le tre di Leavenworth. Ma una pista islamica sembra comunque profilarsi. Tanto che l'Fbi ha già incaricato un suo uomo all'ambasciata americana al Cairo di recarsi all'ufficio postale di Alessandria. Andrea di Robilant Un paio di ordigni spediti alla prigione dello sceicco cieco capo dei terroristi Un poliziotto a Washington

Persone citate: Dana Sandarusi, Hayat, Mohammed Salameh, Sheik Omar Abdel Rahman