Il «gran rifiuto» di donna Letizia

Il «gran rifiuto» di donna letizia «Non ho paura di schierarmi: ma con queste leggi non potrei governare» Il «gran rifiuto» di donna letizia Sindaco di Milano? La Moratti risponde no al Polo LA CORSA PER PALAZZO MARINO LMILANO EI ha già deciso per il no. Agli amici e conoscenti e «a tutti quelli che me lo hanno chiesto» ripete da settimane: «La mia posizione è quella, non cambio idea. Non è serio, non ci sono le condizioni. Mi sembrerebbe di fare delle promesse sapendo già che verranno tradite». Letizia Brichetto Moratti non si candida a sindaco di Milano alle prossime elezioni amministrative e tantomeno pensa sia giusto usare la poltrona di Palazzo Marino come i trampolino di lancio per una riscossa di qualsivoglia schieramento. Eppure il tormentone Moratti continua da quando, alla vigilia delle politiche, rassegnò le dimissioni da presidente della Rai per tornare a Milano a guidare la prima società di brokeraggio di assicurazione e riassicurazione italiana (1000 miliardi di premi, 110 eh commissioni). Che farà Letizia? Berlusconi non aveva nascosto la speranza di poter schierare l'ex presidente Rai contro il candidato dell'Ulivo, Aldo Fumagalli. Poi, alla vigilia di Natale erano arrivati i pubblici elogi di Casini («E' anche una bella signora», aveva detto elencandone con entusiasmo le doti non solo manageriali), ora è la volta di An. A freddo, in una Milano ancora semideserta per le vacanze, il senatore Riccardo De Corato annuncia che An è pronta a sostenere una lista civica guidata da Moratti «intorno a cui potrebbe compattarsi un largo schieramento, comprensivo degli ex pattisti di Masi e degli ex di Rinnovamento italiano». Più che per un sindaco per Milano, le elezioni comunali come laboratorio per una nuova coalizione e un forse nuovo leader. Non a caso De Corato, affiancato da Raffaella Brizzi, capogruppo al Comune di An, usa parole care alla destra vincente: «Rivolgo un appello a Letizia Moratti perché scenda in campo». E però nella comunità di San Patrignano, dove come sempre sta trascorrendo le vacanze con il marito Gianmarco, la Moratti ha ben altri pensieri che quello della corsa a Palazzo Marino. La notte di Natale il nuovo capo della comunità Andrea Muccioli, come faceva suo padre Vincenzo, ha aperto le porte a 100 tossicodipendenti che chiedevano aiuto. Giovani imbottiti non più solo di eroina e cocaina ma di nuove droghe che sfuggono alla classificazione della tabelle ministeriali. Dice Moratti: «Vediamo effetti devastanti, il rischio è che migliaia di ragazzi diventino cerebrolesi». Se c'è un appuntamento che interessa alla Moratti è semmai quello della Conferenza nazionale sulla droga, il prossimo marzo a Palermo. Se c'è un articolo che ha letto in questi giorni con attenzione è quello sulla dura posizione che il presidente Clinton ha preso contro il referendum antiproibizionista in California: «Su certi temi non è questione di ideologia, di destra o di sinistra. Negli Usa una grande mobilitazione non solo delle forze dell'ordine ma anche dell'informazione ha ridotto in pochi anni i tossicodipendenti da 5 milioni a 1 milione e mezzo». Chiusa senza rimpianti l'esperienza romana, Letizia Moratti ha in agenda nei prossimi mesi un viaggio in Sud America, dove la sua società è in continua espansione. A Milano è tornata alle sue abitudini di sempre. Resta una domanda: perché secondo Moratti non ci sarebbero le condizioni per una sua candidatura? Infastidita per le eccessive attese che si stanno creando sulla questione sindaco di Milano («Non è giusto caricare quel ruolo di eccessive responsabilità: se uno va a fare il sindaco quello deve fare e non altro, altrimenti lo carichi di una responsabilità impropria e in questo Paese ci sono già troppi sconfinamenti, confusioni di poteri») e per le semplificazioni («Non si può risolvere tutto con una persona, altro sarebbe partire da un programma che rafforzi i poteri dei Comuni»), Moratti non è neppure attirata da una lista civica. Durante le vacanze ha confidato agli amici: «Il problema non è se schierarmi o no. Non ho paura delle etichette... Il fatto è che fin quando non si riforma la legge 142 un sindaco non ha nessuna leva per governa¬ re». Un esempio che Moratti fa riguarda la figura particolare del segretario generale, l'equivalente in un'azienda del direttore generale, che però viene nominato e dipende dal rninistero dell'Interno: «Quindi tu sindaco non governi la macchina, tutto è in mano al segretario generale che non nomini tu e non dipende da te». E ancora. Nessuna leva in mano ai Comuni per il settore sanitario, per le infrastrutture, per la lotta alla rmcrocriminalità: «C'è tutto un sistema di concertazione che ti blocca, anzi a pensarci bene tutto il nostro sistema 6 stato pensato per non dare potere a nessuno, così alla fine tutto è fermo». Questa l'analisi di Letizia Moratti. Conseguenza: «C'è chi per convin¬ cermi dice: "Tu che hai grande credibilità puoi fare questa battaglia". Non è vero. Un conto è iniziare un impegno e, incontrando degli ostacoli, battersi per superarli; altro è sapere già in partenza che questi ostacoli ci sono. Non è serio usare la tua credibilità e prendersi delle responsabilità davanti ai cittadini sapendo benissimo che non riuscirai a portarle avanti. Almeno, questo è il mio giudizio». Parole inaspettate per una donna descritta dai critici come un'ambiziosa lady di ferro. Quanto a Milano, Letizia Moratti il suo candidato sindaco ce l'ha e non lo nasconde: l'ex presidente del Senato Carlo Scognamiglio. Chiara Beria di Argentine An rilancia il suo nome «Si potrebbe creare un vasto schieramento con gli ex diniani» L'ex presidente Rai ha un «suo» candidato alla guida della città: è Carlo Scognamiglio Da sinistra: Letizia Moratti, l'ex presidente del Senato Carlo Scognamiglio il sindaco leghista di Milano, Marco Formentini