Bicamerale, Cossiga rifiuta la presidenza

E In lizza Urbani e Salvi. Gasparo vuole un vertice dell'opposizione. Mastella: roba da sessantottini Bicamerale/ Cossiga rifiuta la presidenza Polo diviso. Corsa ad ostacoli per votarla in tempo utile ROMA. All'onorevole Pierferdinando Casini, che lo proponeva come presidente della costituenda Bicamerale in nome della sua «capacità innovativa e dell'alta garanzia istituzionale», Francesco Cossiga ha, ieri, risposto con un secco «no, grazie». E non è solo che il picconatore della Prima Repubblica si era autoescluso in passato, come a Casini ha fatto notare Gerardo Bianco, o che la firma dell'ex presidente della Repubblica sia la prima nell'elenco di chi richiede, come i Cobac di Mario Segni, una nuova Costituente. E' che nessuno, non solo a sinistra, ma perfino in alcuni settori del centro-destra, ha mostrato di gradire quella pur autorevole candidatura. «Che Cossiga declinasse l'invito era perfino ovvio», sottolinea Marco Follini del ccd, «piuttosto quello che stupisce è il coro dei no che si è levato contro Cossiga». E chi ha sentito l'ex capo dello Stato, lo ha trovato piuttosto irritato. Dietro il formale e freddo «no, grazie» di Cossiga c'è alquanto disappunto. Ma il caso Cossiga dimostra che la Bicamerale non si insedierà se non sarà prima trovato un accordo sul suo presidente. Forza Italia e il pds premono perché si tratti di una figura autorevole. All'orizzonte, quando il forzista Rebuffa tratta la materia, c'è la figura di Massimo D'Alema. Si sa che alla Bicamerale tiene mol- to, tanto da essere riuscito a scardinare, finora, tutti i tentativi di affossarla. Ma, proprio per questo, non è detto che possa riuscirgli anche di andarla a presiedere: nell'alchimia della politica, si possono vincere le guerre, ma non tutte le battaglie. Un presidente che provenga dalle file dei popolari non sembra probabile: si tratta di una delle forze politiche considerate meno sensibili, almeno fino a questo momento, al tema delle riforme istituzionali. Autorevole potrebbe essere la candidatura, emersa negli scorsi mesi, di Berlusconi. Ma, paradossalmente, potrebbe essere bocciata dal più importante alleato di Fi nel Polo, Alleanza nazionale. A sua volta, Gian- franco Fini non ha uomini in grado di correre per quella strategica poltrona. Se non Domenico Fisichella, con il quale però c'è, e da tempo, poca sintonia. Pare dunque destino che a presiedere la Bicamerale non sia uno dei leader dell'attuale scena politica. I nomi che si fanno, per ora, sono quelli di Giuliano Urbani per l'opposizione, e di Cesare Salvi per l'area ulivista. Proprio Salvi si è fatto promotore, ieri sera, di una proposta di lavoro per la Bicamerale, articolata in quattro punti, forma di governo, Parlamento, federalismo e garanzie. Ma poi, si farà davvero questa Bicamerale? Sott'acqua si muovono iniziative che seni¬ brerebbero andare in tutt'altra direzione. C'è, per esempio, qualche contraddizione nel Polo. Silvio Berlusconi è ormai di provata fede bicameralista, in accordo con Massimo D'Alema. Ma Alleanza nazionale procede in modo diverso: Maurizio Gasparri ieri proponeva un'assemblea di tutti i deputati dell'opposizione per discutere della questione. Un modo democratico, che a Clemente Mastella è subito sembrato «da sessantottini», per scavalcare le riunioni di vertice, e gli accordi sulla Bicamerale. Perché poi il varo della commissione è previsto il 15 gennaio alla Camera: lì dovranno votare i due terzi dei deputati, qualcosa come più di 600 onorevoli appena tornati dalle vacanze di Natale. Un numero di presenze altissimo. E se non si riuscisse a raggiungerlo? Per legge, la votazione si potrà rifare solo fra 3 mesi. E la commissione Bicamerale, sulla carta delle norme che si stanno votando, ha una vita di soli 6 mesi complessivi. Dunque, i tempi si stringerebbero troppo. A complicare le cose, il voto potrebbe anche essere segreto: per ottenerlo, basta che 30 deputati ne facciano richiesta al presidente Violante. E allora, nonostante gli accordi di schieramento tra i vari partiti, tornerebbe forse sulla scena il franco tiratore, figura storica del filibustering parlamentare all'italiana. Infine, un ulteriore ostacolo sulla via della Bicamerale viene ancora da an: Giovanni Alemanno ieri ha rilanciato una proposta di Francesco D'Onofrio. E se per riformare la Costituzione si ricorresse agli strumenti che essa stessa prevede? Gli strumenti si chiamano articolo 138. «Un articolo che darebbe la garanzia che la Bicamerale non diventi il paravento per altre cose», ha detto Alemanno, proponendo un incontro con il pds. An teme infatti di essere tagliata fuori dal famoso inciucione Berlusconi-D'Alema. Forse solo D'Alema, parlandone direttamente con Fini, potrebbe sciogliere il nodo-Bicamerale. Antonella Rampino li leader del*pds Massimo D'Alema

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