«Finanziamento, Scalfaro non doveva firmare»

PAN NELLA :::;x-vó::v;:::;:::::;:::;:::::::::::.::0:::::^.:: li «Finanziamento, Scalfaro non doveva firmare» PAN NELLA ALL'ATTACCO E n ROMA * ancora bagarre sulla legge sul finanziamento dei partiti: mentre si attende per mercoledì la pronuncia della Corte Costituzionale sulla sua liceità, il Presidente della Repubblica Scalfaro l'ha ufficialmente promulgata. Secondo quanto si apprende al Quirinale, infatti, il presidente ha controfirmato la legge che ancora però non è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. La cosa ha scatenato le polemiche dei Club Pannella-Riformatori, che avevano sollevato il conflitto di attribuzione in merito alla legge sul finanziamento pubblico dei partiti, su cui appunto la Consulta si pronuncerà tra breve. Il ricorso contro la legge, approvata lo scorso 20 dicembre, ha l'obiettivo «di bloccare il tentativo di violare il chiaro pronunciamento popolare al fine di reintrodurre una disciplina sostanzialmente uguale a quella cancellata con il referendum dell'aprile 1993». Il l'atto che la controfirma di Scalfaro abbia anticipato di qualche giorno la pronuncia della Corte, non e piaciuto affatto a Marco Pannella: «Il presidente Scalfaro ha controfirmato - ha commentato ieri ai microfoni di Radio Radicale -, e quindi promulgato, la legge sul finanziamento pubblico dei partiti. Scalfaro ha messo la sua firma su questa rapina contro la Costituzione, contro i referendum, contro l'unanime sentimento del Paese. Il presidente, come tutti i pre-potenti, quando trova più potenti di lui, obbedisce e diventa vile. La firma è stata messa oggi per anticipare la Corte Costituzionale. I partiti ritengono probabilmente in tal modo di poter costringere la Corte a non smentire moralmente il presidente Scalfaro e a darci torto il 9 gennaio. Grazie a Scalfaro saremmo più ricchi di tre miliardi. Ma non lo siamo e non lo saremo. Vogliamo essere ricchi dell'onestà, se esiste, e della capacità di essere onesti di coloro che ci ascoltano». L'atto di Scalfaro divide il Polo, con Forza Italia dalla parte di Pannella, e ccd-cdu da quella di Scalfaro. «Sarebbe stato troppo corretto, se il Presidente della Repubblica avesse atteso la soluzione del conflitto di attribuzione sollevato davanti alla Corte Costituzionale al riguardo. Sarebbe stato un bel gesto...», commenta Antonio Martino, rappresentante in Forza Italia di quanti hanno sostenuto l'opposizione dei Riformatori alla nuova legge sul finanziamento ai partiti. «Non gli si poteva chiedere - ha aggiunto Martino - un atto di coraggio del rinvio della legge alle camere, ma almeno quello di attendere la definizione del conflitto di attribuzione. Si po- teva sperare che il presidente sentisse questa esigenza. La cosiddetta rivoluzione italiana finirà per essere a 360 gradi e torneremo al punto di partenza che, a quello che è dato sapere, oggi è peggiore di quello da cui siamo partiti». Rincara il collega di partito Ernesto Caccavale: «Controfirmando la legge sul finanziamento pubblico ai partiti, il presidente ha dimostrato per l'ennesima volta di voler difendere la Costituzione e i diritti dei cittadini solo quando glielo ordinano i suoi padrini politici. Questa volta, avallando la volontà della nuova partitocrazia e lo scippo di Natale di 160 miliardi ha dimostrato di calpe¬ stare la volontà del 90 per cento dei cittadini che tre anni fa disse "no" al finanziamento pubblico ai partiti». Dalla parte di Scalfaro invece Ccd e Cdu. Per il ccd Carlo Giovanardi «Scalfaro dà ragione al parlamento. La firma del presidente è stata un atto dovuto. Dal referendum del 1993 il parlamento è stato sciolto e rinnovato due volte ed è oggi espressione di partiti e movimenti nuovi, in gran parte nati dalla mitica società civile di cui tutti si riempiono la bocca. Era impensabile che Scalfaro sconfessasse il voto del 98 per cento di questo parlamento per dare retta a Marco Pannella». D'accordo il Cdu Alessandro Duce: «Bene ha fatto Scalfaro a firmare la legge sul finanziamento volontario ai partiti politici. Questa legge, checché ne dicano Pannella e i suoi amici, non fa altro che sanare una situazione divenuta oramai insostenibile per la mancata approvazione, nel passato, di normative adeguate». [r. i.] li presidente Scalfaro

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