«Dai papà, conquisterai l'Italia» di Roberto Beccantini

Paolo Maldini spazia dalla Nazionale del padre Cesare ai tormenti di Baggio e Weah Paolo Maldini spazia dalla Nazionale del padre Cesare ai tormenti di Baggio e Weah «Pài papà, conquisterai l'Italia» «Sbaglia chi lo giudica un pezzo da museo» IL FIGLIO DEL CT SI CONFESSA A CUORE APERTO Lm MILANELLO m ANNO che è stato. L'anno che verrà. Da Tabarez a Sacchi, dall'Arrigo al papà citi. Paolo Maldini aggredisce il nuovo senza cancellare il vecchio: «Come potrei? Il 1996 mi ha dato il primo figlio e il quinto scudetto». Dicono di lei: che differenza, con il Paolino di una volta. «Al tempo. Per metà stagione, è filato tutto liscio: secondo dietro Weah nel referendum Fifa (World player of the year) e, a maggio, primo in campionato. Nell'ultima parte, invece...» Appunto. «Ebbene sì, dagli Europei in poi sono calato». Dopo Milan-Porto, mise all'indice i giornalisti. «Ritenni ingenerose le critiche: in fin dei conti, avevo sbagliato due o tre gare, non un anno intero». Il Maldini di settembre: nervosissimo, e graziato dall'arbitro contro il Verona. «Se allude alla gomitata che rifilai a Binotto, adesso le spiego: dal campo, mi sembrò esagerata persino l'ammonizione. Rivistomi in tv, feci un salto: cacchio, ero da espulsione. Comunque, grazie Binotto: non si buttò per terra, non recitò. Se l'ho fatta franca, io devo alla sua onestà». Galliani ha preso Ziege, e Ziege gioca a sinistra, il suo settore. E' un avviso? «Sono discorsi che non accetto. A 28 anni non mi sento logoro, e se ho sempre giocato le raccomandazioni non c'entrano». La crisi del Milan. «E' calata la "fame". E con essa, tutto il resto: la concentrazione, la rabbia, la cura dei dettagli». Sono poi così diversi Tabarez e Sacchi? «Quanti luoghi comuni. Con Tabarez, gli allenamenti erano più lunghi. Con Sacchi, più intensi. Li divide il credo tattico: ad Arrigo, la squadra piace corta e intensa. Corta, soprattutto». Che cosa invidia alla Juve? «La sua straordinaria forza fisica. Ci ha rubato l'idea». La Nazionale: ce la farà per il 22 gennaio, giorno del gran debutto di suo padre, ItaliaIrlanda del Nord a Palermo? «Dipende dalla radiografia allo zigomo fratturato. E' in programma il 13. Se la passo, e rientro a Cagliari domenica 19, potrei anche farcela». Sorpreso dalle dimissioni di Sacchi? «Al contrario. Erano nell'aria. Proprio io, a Coverciano, sollevai il caso. Parlai del problema Sacchi. Aveva il Paese contro: giocavamo sempre in trasferta». Come chiamerà suo j padre? Mister, signor j^jm Maldini o papà? «Semplicemente, papà». 11111 C'è chi teme un salto nel medio evo... «Sciocchezze. La storia, nel calcio, la scrivono i giocatori. E poi mio padre non è certo un pezzo da museo, la sua Under ha catturato il cuore della gente per la coralità, per la sofferenza». Ma non venera la zona... «E' l'ora di finirla, con 'sta storia della zona. Chi la fa è moderno, chi non la fa è bollito. Ma dove sta scritto? La zona non è un salvacondotto. Fatta male, con la piega che hanno preso i regolamenti, può diventare un'arma a doppio taglio». E il libero? «E' vero che papà mi ha chiesto consigli su tanti argomenti. Non è vero che intende trasformarmi in libero. Anche con lui giocherò a sinistra, come sempre. Meglio ancora: giocherò nella stessa posizione che occupo nel mio club. Salvo emergenze o cataclismi». Si aspetta una rivoluzione? «Assolutamente no. Né come nomi, né, a spanne, come modulo. Cambierà la cornice: la Nazionale tornerà a essere simpatica, po- polare, amata». Perché Arrigo litiga sistematicamente con i fantasisti, da Van Basten a Baggio? «Perché è stato il precursore del calcio d'oggi, un caicio votato a un atletismo esasperato. Il pressing, lui lo esige da tutti. Nessuno escluso. Capello, in questo, era più elastico». Il campionato al sabato. Ci dica la sua. «Ho letto che l'orientamento sarebbe dettato, addirittura, dalla volontà di riunire le famiglie. Carina, ma non la bevo. Il movente è un altro: i diritti tv, il business, i quattrini». Baggio non è più Baggio. «Difficile spiegarlo. In allenamento non ha perso l'entusiasmo. Certo, lo sport in generale, e non solo il calcio, ha preso un indirizzo drasticamente agonistico. Penso a basket Nba e football americano. E se il tuo avversario va a velocità doppia, non c'è estro che tenga. E' un rilievo che tocca tutti, mica solo Roberto». Un anno di Bosman: consi¬ derazioni? «La confusione è grande. E l'identificazione squadra-città, squadra-tifosi, con tutti 'sti stranieri, sempre più a rischio». Il Milan, secondo lei, va rifondato o sistemato? «Sistemato, direi L'ultimo scudetto risale a maggio, non certo ad un secolo fa». I giocatori bandiera: la Juve li ha aboliti, il Milan no. «Non escludo che, dopo essere stato copiato da tutti, Berlusconi possa copiare qualcuno: la Juve, per esempio. Ma a stabilire i simboli, le bandiere di cui tanto si parla, sarà sempre il rendimento. Però non l'offerta. E nemmeno i sentimenti». L'asso del Duemila? «Ronnldo, forse. Potenza fisica più velocità d'esecuzione: il massimo. Ma, per favore, non lo si paragoni a Maradona. E' ancora presto. In Olanda e in Spagna segnare è facile». E in chiave italiana? «Punto su Totti, sempre che riesca a ritagliarsi un posto». Del Piero? «E' un progetto interessante. Il difficile, però, viene ora. Confermarsi, restare al top, con la critica e gli avversari pronti a sbranarlo. Alex e temprato, auguri». Weah? «Dopo il caso Jorge Costa, non è più lui, Era un modello di fair play, gli è crollato il mondo». Un suggerimento ai nostri arbitri? «Lascino giocare di più». II calcio di Sacchi e sempre attuale? «Nel 1987, quando apparve dal nulla, spiazzò tutti. E nacque il super-Milan. Dieci anni dopo, è rimasto l'uovo, ma non più la sorpresa». Roberto Beccantini «Io in crisi? No, ma sono calato dopo gli Europei; il Milan? E' venuta meno la fame e ora Berlusconi deve copiare la Juventus; Ronaldo asso del 2000 e in Italia vedo Totti» «Pài pap«Sbaglia ch

Luoghi citati: Cagliari, Coverciano, Italia, Olanda, Palermo, Potenza, Spagna