Ora la mia diocesi è Internet

La nuova Babilonia degli architetti; quella bella voce da Vienna IL CASO. Intervista con il prelato francese ribelle che ha dormito con i «sans-papiers» e navigato con Greenpeace Ora la mia diocesi è Internet Gaillot: questa è una Chiesa senza capi JMILANO ACQUES Gaillot è il vescovo che ha dormito nelle chiese di Parigi con i barboni e con gli altri uomini ultimi, gli esclusi, i musulmani allo sbaraglio perché sans papiers, senza il permesso di soggiorno, prima dell'irruzioni; e delle botte; della polizia. Ha deposto la mitra e s'è messo un berretto da marinaio quando s'è imbarcato sulla Rainbow Warrior li di Greenpeace per protestare contro le prove atomiche a Mururoa. Il Vaticano l'ha privato della sua diocesi di Evreux in Normandia giusto in questi giorni di due anni fa, e gli ha assegnato Par- „ tenia, in Algeria del Sud: solo che a Partenia non c'è più una diocesi dal quinto secolo: c'ò un deserto di rocce e sabbia. Da ieri Gaillot è a Milano per una conferenza e domani sarà a Brescia per un convegno. Lo ospita il popolo nascente di '•Noi siamo Chiesa», un movimento sorto prima in Austria c poi in Germania e diffuso ora un po' in tutto il inondo. Comincia a muoversi anche da noi. Vogliono che ogni diocesi si scelga il suo vescovo, che laici e chierici non siano più separati, che anche le donne siano sacerdoti, che i preti possano sposarsi, che i divorziati risposati siano riammessi all'eucarestia, che le nascite siano regolate e gli omosessuali non più discriminati, cldee rilanciate adesso dal basso, dai comuni credenti laici», dice Gaillot, un uomo svelto dal viso tondo e sereno, tutto in nero, di 61 anni, con l'anello d'oro di vescovo al dito. Vescovo Gaillot, perché esattamente non ha più la sua diocesi di Evreux? «Non lo so ancora. Un mio amico alla Segreteria di Stato m'ha confidato che il ministro Pasqua è intervenuto presso l'episcopato francese e lo stesso Vaticano. Ero contro le sue leggi inumane e contro l'atomica». Una ragione politica? «Hanno temuto che influenzassi l'opinione pubblica. Io non ho criticato nessun dogma di fede, ma la pena di morte e tutti gli apartheid: su questo è legit¬ timo dissentire». Qual è stato il momento più drammatico di questa vicenda? «Il sentimento dell'abbandono, del tradimento. Il mio vicario generale ha scritto contro di me un dossier segreto per Roma. Si chiama Jean-Francois Bertonneau. Quando l'ho rivisto, gli ho dato io la mano: era rosso in viso, imbarazzato. Poi la gente l'ha accusato di avermi tradito e lui s'è ammalato e allora sono andato a trovarlo in ospedale: non mi ha detto grazie... La mia ultima messa! Fuori della cattedrale stracolma c'era vento, pioggia, freddo, ma erano in migliaia e migliaia. Mi sono commosso». E dopo ha scoperto Internet, manda lì i suoi messaggi. Con quali reazioni? «Mi scrivono da tutte le parti. Internet è come un'immensa diocesi senza più centro: metafora di una Chiesa diversa, orizzontale, fatta di più Chiese interconnesse in dialogo libero. I nuovi media trasformano il funzionamento della Chiesa, come una volta fece la stampa. Non c'è rischio di disordine, di anarchia: alla cultura del segreto subentra la cultura della trasparenza; l'autorità non viene abolita ma trasformata». Il suo sito su Internet lei l'ha chiamato Partenia. Ma lei l'ha mai vista questa sua diocesi? «Ci feci il servizio militare: da questo punto di vista, la Chiesa m'ha usato una gentilezza». Come ha reagito quando l'anno scorso la polizia ha fatto irruzione nella chiesa di Saint-Bernard? «Ho provato vergogna e collera. Credevo che una chiesa fosse luogo d'asilo: non è più così. Quando io aiuto i poveri, mi chiamano santo; quando li invito a mettersi in piedi per prendere la parola, mi danno del "vescovo rosso"». Lei è «rosso»? «Io sono per la giustizia. E spesso la giustizia è rossa». Lei è stato appena sfrattato da una specie di Leoncavallo parigino. Dove vive adesso? «In una stanza a un settimo piano senza ascensore. Vivo solo. Mi danno uno stipendio di poco più di un milione e mezzo di lire, non ho la cucina e vado a mangiare da amici. Sul metrò la gente mi riconosce e sempre più mi dice che mi approva: vuol dire che le mie speranze un giorno saranno realtà». Non si sente più come Giovanna d'Arco? Così lei s'è definito. «Non ho la vocazione al martirio. Ma vado contro, come la Pulzella». Si dice che nella gerarchia della Chiesa non sono pochi quelli che la pensano come lei, ma tacciono. Perché? «"Non abbiate paura", ha detto il Papa agli uomini. Lo dico io agli uomini di Chiesa, di non aver paura. Wojtyla è un politico che dopo il Muro ha inchiodato la Chiesa a un ruolo conservatore. E l'attuale produzione in serie dei teologi è funzionale al potere del Papato. Chi dissente è escluso». Ci sono tendenze protestanti nella Chiesa? «C'è desiderio di ricerca libera, di parola libera». Nei suoi scritti lei alterna uno stile mistico con uno stile profetico da uomo d'azione. Una contraddizione? «Io ho lasciato tutto alla mia diocesi di Evreux: per le mie cose mi basta un piccolo sacco. Sono come nudo. La mistica mi avvicina alla Fonte e ho così la forza che spendo nell'azione. Se non facessi in questo modo sarei un "funzionario di Dio", come dice il teologo Drewerraann, mio amico». Lei parla spesso della sua solitudine. Se potesse, si sposerebbe? «No. Vivrei ancora così, casto». Claudio Altarocca Cacciato da Evreux è stato destinato a Partenia in pieno deserto: «Non ho criticato nessun dogma, temevano che influenzassi la gente» NO vemito con ltri muché sso „ per à a Lo di via c ora «Ihaco «Il Papa, dice Gaillot. ha inchiodato la Chiesa a un ruolo conservatore» Il vescovo Jacques Gaillot, in Italia per una serie di incontri, è ospitato dal popolo nascente di «Noi siamo Chiesa»

Luoghi citati: Algeria, Austria, Brescia, Germania, Italia, Milano, Normandia, Parigi, Roma