DRACULA E CYRANO I MAGNIFICI TRADITI di Giorgio Calcagno

I MAGNIFICI TRADÌ DRACULA CYRANO I MAGNIFICI TRADÌ PiOVERO Dracula, povero Cyrano. Non sono mica loro i personaggi che tutto il mondo crede di ave Ire conosciuto attraverso le maschere inventate da Bram Stoker e Edmond Rostand. Il successo del romanzo nero britannico e della commedia romantica parigina, che ha fissato nell'immaginario popolare due falsi stereotipi, è stato la loro condanna. Ma stanno per caderci addosso i due centenari di quelle opere, apparse nel 1897, e per il condottiero transilvano come per il filosofo francese sarà anche peggio. Già si sono aperti i primi fuochi di artiglieria, con l'intervista apparsa ieri sul Times al pronipote di Bram Stoker; è probabile che anche per la vittima di Rostand non ci sarà molto riposo postumo. Dracula e Cyrano fanno parte della lunga serie di personaggi elevati e contemporaneamente diffamati dalla letteratura, passati in proverbio come calchi deformi di originali assai diversi. Dividono la sorte dei Riccardo III, dei Robin Hood, dei Gilles de Rais (il famoso Barbablù), entrati involontariamente in un mito di caricatura. Soltanto il generale Cambronne, valoroso militare napoleonico passato alla storia per una parola di cinque lettere che negò tutta la vita di avere pronunciato sul campo di Waterloo, può dirsi più sfortunato di loro. E soltanto monsieur de Lapalisse può dirsi più tradito dal modello giunto fino a noi, per un carognesco errore di trascrizione: quando il distico «un quart d'heure avant sa mort / il faisait encore envie», un quarto d'ora prima della morte faceva ancora invidia, divenne «il était encore en vie», era ancora in vita. Ma Dracula, via. Il vojvoda di Valacchia Vlad figlio di Dracul (il drago o il diavolo? non è mai stato chiaro) secondo alcuni interpreti era un bravo cristiano, si dice perfino di buona cultura, in corrispondenza con l'umanista Enea Silvio Piccolomini, il futuro papa Pio II. Solo per completezza d'informazione i biografi ricordano che il soprannome Tepes, con cui passò alla storia, voleva dire l'Impalatore. I tempi erano iniqui, a metà del '400, con i turchi che premevano alle porte; e i turchi, agli occhi di un nobile valacco, più iniqui ancora. Quel vizio di infilzare i nemici sul palo, del resto, il principe Dracula lo aveva appreso da loro, in un periodo di prigionia, e ne avrebbe tenuto preziosa memoria, al ritorno in patria. Ne infilzò, sembra, 30 mila. Sangue alle fanciulle, dicono i suoi connazionali, non ne ha succhiato mai. In Romania ricordano con onore, anche se un po' con orrore, il grande paladino dell'Europa balcanica contro le ondate dell'esercito ottomano, dopo la caduta di Costantinopoli. La parola vampiro non la usano. E Cyrano? E' davvero lo spadaccino dal grande naso, sempre lì a cantare le lodi dei cadetti di Guascogna e a ricordarci che il bacio è un apostrofo roseo fra le parole «t'amo»? No, il Cyrano della storia non avrebbe mai scritto simili banalità. Intanto era parigino e non guascone, aveva un naso di proporzioni tranquillizzanti, come dimostrano i suoi ritratti, non si innamorò di alcuna Rossana, perché era anche un po' gay. Il suo amore si chiamava Charles d'Assoucy, maestro di liuto alla corte di Luigi XIII. In compenso era uno scrittore brillante, filosofo corrosivo, antesignano del pensiero libertino. La sua l'ama rimase legata a due libri postumi, le storie degli Stati e Imperi della Luna e del Sole, ancor oggi citabili. Spadaccino sì, un poco, ma senza fortuna, proprio come il suo compatriota e contemporaneo Cartesio. Il profilo più giusto è quello che ha tracciato Umberto Eco, pescando anche molti brani dalle sue Lettere, nell'Isola del giorno prima. E' lui il personaggio di Saint-Savin, ripreso dal vero nome dello scrittore-soldato, che era Savinien, di estrazione borghese, e non il nobiliare de Bergerac. Cyrano si era attribuito quel titolo, appartenuto al proprietario di un podere poi passato alla sua famiglia, per potersi presentare, in tempi meno iniqui, come un credibile anche se fasullo aristocratico. Giorgio Calcagno

Luoghi citati: Costantinopoli, Europa, Guascogna, Isola, Romania