Corea del Sud, lo sciopero della Tigre di Luigi Grassia

Per l'opposizione due soli seggi su 83. Il premier aveva avvertito: ignoratela, per lo sviluppo l'instabilità sarebbe una tragedia Centinaia di migliaia di lavoratori contro una legge che facilita i licenziamenti Corea del Sud, lo sciopero della Tigre Prima agitazione di massa nell'ex Paese dell'eterno boom PRIME CREPE SU UN MITO ECONOMICO co fondato sul basso costo della manodopera. Poi il benessere ha dato la stura a una valanga di rivendicazioni e il giocattolo si è rotto. Suona familiare? Non è l'Italia ma la Corea, cioè la sua parte Sud - perché il Nord comunista vive ancora un'altra storia su un altro pianeta. Fra Natale e Capodanno, il Paese stordito dalle feste ha conosciuto un primo grande sciopero «illegale» di 400 mila lavoratori e per oggi è atteso il secondo strike con un crescendo di agitazioni che a partire da 100 mila persone, occupate nell'auto e nelle costruzioni navali - compreso il gigantesco stabilimento Hyundai di Ulsan coinvolgeranno via via altri 500 mila addetti a vari settori fra cui la metropolitana di Seul, gli ospedali e la radio-televisione. Il presidente Kim Young Sam minaccia di scatenare i reparti antisommossa della polizia. Il rumore di un grosso crack politico rimbomba dall'Estremo Oriente ma non è detto che dalla prova il «Paese del Calmo Mattino» non si risvegli più libero e migliore. In gioco c'è ima nuova legge che agevola i licenziamenti. E' stata approvata in modo semi-clandestino, alle 6 del mattino di Santo Stefano, in un'aula del Parlamento che ospitava i soli 155 rappresentanti del partito governativo, quello della Nuova Corea. Riunirsi a quell'ora stramba è sembrato l'unico modo per evitare i picchetti dei parlamentari dell'opposizione che da tempo fanno una specie di Aventino attivo bloccando il passaggio sui gradini dell'edificio che ospita l'assemblea. I deputati sono arrivati su 4 autobus affittati, sorprendendo l'opposizione infreddolita e assonnata. Formalmente, la seduta è stata regolare. A chi obietta che non è democratico approvare una legge così, il presidente della Camera Kim Soo Han ha ribattuto che boicottare il Parlamento è ancora meno democratico. Oltre a facilitare i licenziamenti, la legge contestata torna ad attribuire ampi poteri di controllo ai servizi segreti interni, onnipotenti durante i decenni dei regimi militari ma ridimensionati dalla svolta democratica del presidente Kim Young Sam. Infine, la legge del 26 dicembre rinvia al 2000 la liberalizzazione dei sindacati, che invece era prevista a partire dal prossimo anno (finora in Corea è riconosciuta una sola confederazione sindacale, che peraltro, spiazzando le autorità, si è unita alle agitazioni decretate dai gruppi fuorilegge). Il governo ha reagito agli scioperi definendoli illegali e minacciando di farli stroncare dalla forza pubblica. La stessa opposizione è rimasta stupita che Kun Young Sam ricorra al linguaggio delle vecchie dittature. Il presidente ha spiegato di aver introdotto la legge sui licenziamenti per adeguare il sistema produttivo alle sfide dell'economia internazionale. La Corea del Sud ha perso da tempo il suo vantaggio competitivo sui più immediati concorrenti in termini di costo del lavoro. Un'ora di un operaio specializzato a Seul costa 18 mila lire, in Malaysia solo 3 mila, in Cina 1500 appena. Il governo sta riorientando produzione ed export verso prodotti più sofisticati ma intanto il Paese registra un deficit commerciale choc di 20 miliardi di dollari. E' in buona parte una crisi economica «pilotata», indotta da riforme assai spinte il cui costo iniziale il governo aveva ampiamente scontato. Ma nelle difficoltà della transizione, anche il democratico Kim Young Sam sembra aver ceduto alla tentazione di tornare, per un momento, ai metodi autoritari del passato. Salvo accorgersi che la nuova Corea, che lui stesso ha il merito di aver creato, non accetta più certe imposizioni. Luigi Grassia Un provvedimento passato di nascosto alle 6 del mattino di Santo Stefano Qui accanto un'immagine di lavoratori in sciopero che sfilano per le vie di Seul e a sinistra il presidente sudcoreano Kim Young Sam [FOTO ANSA]

Persone citate: Camera Kim, Kim Young Sam, Kun Young Sam

Luoghi citati: Cina, Corea, Corea Del Sud, Estremo Oriente, Italia