«Quel ghiacciaio si sposta ma non si rischia un crollo»

«Quel ghiacciaio si sposta ma non si rischia un crollo» «Quel ghiacciaio si sposta ma non si rischia un crollo» POLEMICA A COURMAYEUR ■COURMAYEUR ghiacciai se ne vanno, si sciolgono, cadono. Una fine annunciata, ma l'allarme per il Wwf è ora maggiore. «I ghiacci si sciolgono ad una velocità superiore rispetto alla fine dell'ultima era glaciale», dice Aldo Iacomelli, responsabile per l'Italia del settore energia e risorse. Colpa del surriscaldamento terrestre e dell'uomo che inquina tanto da provocare l'effetto serra. Ma l'uomo non c'entra per quanto accade sul Monte Bianco, dove il ghiacciaio delle Grandes Jorasses, splendida lingua pensile schiacciata tra le punte Whymper e Walker, ogni tanto lascia cadere blocchi grossi come condomini che vanno a frantumarsi sui graniti della base del «gigante» della vai Ferret. Due guide alpine di Courmayeur, Dario Bracherei e Oscar Taiola, sono andate fin lassù a piantare «paline» su cui verranno poi piazzati prismi per poter controllare gli spostamenti del ghiac- Ma quella «lingua», quell'enorme seracco sta per cadere? Sotto, ogni giorno sciano su una pista di fondo centinaia di turisti. «No, non c'è alcun pericolo, la situazione è nota e sotto controllo», dice il sindaco di Courmayeur, Ferdinando Derriard, che è anche presidente della commissione valanghe. E Renzino Cosson, guida e responsabile del soccorso alpino valdostano: «Non è imminente alcun grande crollo, è da un anno che lo osserviamo. Il ghiacciaio è monitorato. Non capisco le esagerazioni, l'allarmismo non giova proprio a nessuno». Quelle ((paline», aste piantate nel ghiaccio sono lassù dopo che alcuni esperti hanno valutato il pericolo causato dal crollo di un seracco. La glaciologa Augusta Cerutti qualche mese fa aveva lasciato la commissione valanghe di Courmayeur e aveva scritto una lettera in cui descriveva ipotesi di crollo. Faceva anche l'esempio del 1952, quando la parte più pensile del ghiacciaio s'infilò giù per la montagna e si portò via gli alpeggi. Quasi trent'anni prima ad essere spazzato via fu un bosco di larici. Vi sono alcune perizie sul ghiacciaio delle Jorasses, anche del professor Sunk, università di Zurigo, che collabora con il centro nivologico di Davos. Il pericolo, secondo il professore elvetico, è legato alla neve: il crollo di grandi blocchi del ghiacciaio potrebbe provocare valanghe devastanti. Cosson: «Certo, per questo controlliamo la zona, ma il pericolo, ripeto, non è imminente, anche nel caso si staccassero blocchi, perché sul versante non c'è più molta neve, le grandi valanghe sono già scese. Ci sarebbe rischio con una nevicata di un metro»., L'Eiger, un'altra montagna famosa nella storia dell'alpinismo, ha lo stesso problema, un ghiacciaio pensile che si affaccia sulla vallata. Il professor Sunk lo ha studiato. Di qui i suoi consigli per le Grandes Jorasses. Da Punta Helbronner, stazione intermedia della funivia del Monte Bianco, quel ghiacciaio è tenuto ogni giorno sotto controllo e vengono anche scattate fotografie. Ora le «paline». La professoressa Cerotti aveva indicato la «via» dell'esplosivo: «Basterebbe far crollare il quantitativo di ghiaccio che comunque si staccherebbe ogni anno e non ci sarebbe più alcun pericolo». Ma è una soluzione tecnicamente difficile e che in altre occasioni non è riuscita. Il ghiacciaio avanza ogni anno, sotto l'enorme spinta dovuta an- Controlli e monitoraggi sulle Grandes Jorasses del Bianco Le guide: «I turisti sappiano che non corrono pericoli ciaio.

Persone citate: Aldo Iacomelli, Augusta Cerutti, Cerotti, Cosson, Ferdinando Derriard, Oscar Taiola, Renzino Cosson, Whymper

Luoghi citati: Courmayeur, Italia, Zurigo