ABBASSO GLI STREGONI di Franca D'agostini
ABBASSO GLI STREGONI ABBASSO GLI STREGONI Querelle tra scienziati e filosofi L nuovo libro di Gabriele Lolli, dal titolo Beffe, scienziati e stregoni, contiene in breve, in quindici capitoli molto chiari e discorsivi, una spiegazione di quel che è successo negli ultimi anni nel problematico settore «scienza-e-filosofia» (o scienza-contro-filosofia): dal neopositivismo (Anni Trenta) alla teoria kuhniana dei paradigmi e dintorni (Anni Sessanta), fino alla famosa «beffa Sokal» (Anni Novanta). Si tratta dunque, per così dire, di un utile riassunto delle puntate precedenti: una messa a punto della situazione per quel che riguarda la riflessione filosofica sulla scienza, e la riflessione della scienza su se stessa e sulla verità. Il libro è tutto costruito intorno alla contrapposizione tra «relativisti» e «oggettivisti», ossia tra coloro che sostengono: «ogni teoria è relativa a linguaggi, schemi concettuali, paradigmi, contingenze riili l h storico-sociali»; e coloro che sostengono invece: «Esistono fatti oggettivamente riscontrabili, sui quali è possibile formulare teorie controllabili». Naturalmente si tratta di una radicale riduzione di complessità perché sono riconoscibili - e sono state di fatto riconosciute - almeno una dozzina di forme diverse di relativismo, e un numero di poco inferiore di forme di oggettivismo scientifico. Ma l'emergenza di tali punti di vista contrapposti si è avuta in anni recenti, e specificamente durante le discussioni seguite alla beffa Sokal (per chi non lo sapesse, nel 1996 il fisico Alan Sokal ha messo in ridicolo l'intera comunità dei teorici postmodernisti e affini inviando alla rivista «Cultural Studies» un articolo zeppo di voluti errori e idiozie: articolo sventatamente pubblicato, a dimostrazione secondo Sokal della superficialità, incompetenza e falsa coscienza dei responsabili della rivista e degli altri stu- Kant diosi di area analoga). Fino alla pagina 40 Lolli dà conto dettagliatamente del dibattito oggettivisti-controrelativisti, mantenendo una posizione ambigua. Dietro un tiepido sforzo di neutralità si awertte una certa simpatia per gli oggettivisti, ma occorre non lasciarsi ingannare: il tipo di oggettività che piace a Lolli non è riducibile al realismo che viene generalmente professato dagli «scienziati», in questo genere di dispute. Anzitutto va ricordato che l'autore è un logico, e un logico particolarmente attento ai rapporti tra logica e matematica: dunque sarebbe stravagante da parte sua gettare l'intera teoria della scienza (e se mai anche la filosofia) tra le braccia paradigmatiche delle scienze naturali, schiacciandovi dentro anche le scienze esatte. In secondo luogo, proprio alla pagina 40 leggiamo una inattesa e forse inavvertita professione di storicismo: per capire l'intera disputa, ci viene detto, occorre risalire alle sue fonti, e precisamente all'emergere del neopositivismo e allo sviluppo della reazione contro il neopositivismo. Di lì in avanti, Lolli passa alla illustrazione di tali antefatti, quindi conclude con una serrata critica del cosiddetto «programma forte di sociologia della conoscenza» (cioè la tesi, sostenuta da David Bloor, dell'universale fondazione delle conoscenze e delle teorie nelle contingenze sociali), e con una breve messa a punto, acuta e documentata, sulle possibilità aperte a una ulteriore filosofia della scienza, dopo il neopositivismo e la sua critica. Ciò che emerge dall'intero quadro è anzitutto che i personaggi in gioco non sono due (realisti-relativisti) ma tre. Così come accanto alle scienze naturali e alle scienze dello spirito (sociologia, storiografia, humanities, ecc.) ci sono anche le scienze esatte, analogamente tra realismo e relativismo c'è un terzo, e si tratta della «filosofia fondazionale» (p. 16). Si può pensare allora che i filosofi amici delle humanities siano i cattivi, mentre i filosofi fondazionali (amici della matematica?) siano i buoni? La cosa non è così semplice, e Lolli sembra esserne consapevole. La sua chiara inimicizia nei confronti dei relativisti non si spinge infatti fino a una aperta alleanza né con i naturalisti, né con i platonici: né con gli amici dell'esperienza (la terra), né con gli amici delle idee (il cielo). Ci si chiede dunque: che cosa mai è la «filosofia fondazionale» che potrebbe piacere a Lolli? Quale è il tipo di «oggettività fondativa» che essa postula e richiede? Qui si arriva a un punto dolente, credo, di tutti i discorsi sulla scienza e su scienza e filosofia impostati esclusivamente sul percorso «il neopositivismo e i suoi nemici»: un percorso che è non soltanto centrale nel discorso di Lolli, ma anche in quello di molta filosofia analitica (per fortuna non tutta). In tali impostazioni infatti viene per lo più dimenticato che la filosofia fondazionale ha avuto una storia (per far contenti gli scienziati: un propresso): anzitutto con Kant, ma anche dopo Kant, con l'idealismo tedesco, con le svariate forme di neokantismo (tra cui come noto va incluso anche lo storicismo), con i molteplici sviluppi dell'uno e delle altre. I più avvertiti tra i neopositivisti erano consapevoli di questo fatto, ma ne erano e ne sono in buona parte ignari gli autori di cui parla Lolli (e che Lolli non ama), ossia personaggi come Kuhn, Feyerabend, Bloor, lo stesso Wittgenstein. Ciò non sarebbe di per sé un problema, se non fosse che nel percorso da Kant a Nietzsche, e di nuovo da Cohen a Cassirer e oltre, la filosofia fondazionale si è scoperta (anche) anti-fondazionale: ha cioè scoperto innumerevoli «scherzi», enigmi e circolarità del fondamento, cosicché il problema di come comportarsi con questi circoli, se «tagliarli» come fanno i logici, o «starci dentro» come vogliono gli ermeneutici, è uno dei classici problemi della filosofia contemporanea. La difficoltà del dialogo tra filosofi e scienziati deriva spesso, credo, da circostanze di questo tipo, e segnatamente dalla rimozione, da parte degli «scienziati» o meglio degli «scientisti», di intere sezioni della storia del pensiero (forse quelle più difficih, che più urtano il senso comune: ma se si facesse così con la scienza - per esempio, scartando tutto ciò che del discorso scientifico «non si capisce»?). Franca D'Agostini BEFFE, SCIENZIATI E STREGONI La scienza oltre realismo e relativismo Gabriele Lodi il Mulino pp. 199, L 28.000. Kant
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