DAI GRECI A D'ANNUNZIO CON GLI OCCHI ALL'INSU' di Mirella SerriAlfredo Cattabiani

DAI GRECI A D'ANNUNZIO CON GLI OCCHI ALL'INSU' DAI GRECI A D'ANNUNZIO CON GLI OCCHI ALL'INSU' 77 «Planetario» di Cattabiani: com'è mitico il cielo A costellazione del Toro è circondata da due gruppi di stelle, le ladi, situate vicino al muso, e le Plèiadi che sfavillano nei pressi del robusto collo. I greci narravano che le Iadi fossero sette ninfe, figlie di Atlante,che ebbero il grande merito di accudire Dioniso quando il dio era ancora in fasce. Il bambinetto era frutto di un colpo di testa del grande Zeus, che si era accoppiato con la seducente Semele, all'insaputa della consorte, la gelosissima Era. Quest'ultima, quando venne a conoscenza del fattaccio, andò su tutte le furie e cercò di far fuori il piccolino. Dioniso fu salvato proprio dalle sette ninfette che trasportarono e accudirono il lattante in una caverna del Monte Nisa e che per premio furono trasformate in stelle da Giove. Il racconto dell'assunzione in cielo delle Iadi, coinquiline nello spazio del possente segno astrale del Toro, laborioso, perseveran spazio del possente segno astrale te ma anche incarnazione di minacciose pulsioni, di istinti incontrollabili, è uno dei tanti miti sulla nascita delle costellazioni: un patrimonio ricchissimo elaborato per secoli. A condurci in un eccezionale viaggio attraverso le stelle e la loro simbologia è adesso lo studioso di storia delle religioni e tradizioni popolari, Alfredo Cattabiani, torinese trasmigrato a Viterbo, nella straordinaria ricerca Planetario. Questo libro di Cattabiani arriva dopo i precedenti «Lunario» e «Florario» e si inserisce nel progetto di tracciare un vasto affresco del patrimonio mitico-simbolico nato dalla contemplazione di piante, stelle, animali, acque, pietre preziose e forme geometriche. «Un patrimonio, -avverte Cattabiani la cui ricerca su segni zodiacali, tradizioni religiose, usanze popolari, leggende, non si limita all'astronomia ma abbraccia anche l'astrologia - ricchissimo ma che potrebbe svanire dalla nostra memoria». La storia dell'astrologia e anche quella della divinazione astromantica, basata sulla convinzione che astri e pianeti possano in qualche modo preannunciare u futuro, è una vicenda ricca di alti e di bassi, di grandi successi e affermazioni ma anche di messe al bando e di persecuzioni. A lasciarsi suggestionare dalla magia degli astri fu per prima la civiltà mesopotamica dove si cominciò a osservare sistematicamente il cielo inventando molte costellazioni ed elaborando una «nomenclatura» celeste che sarebbe stata poi adottata in Occidente. I greci non furono meno appassionati dei babilonesi: da Apollodoro ad Apollonio Rodio, da Omero a Esiodo, poeti e pensatori scatenarono tutta la propria fantasia per spiegare i movimenti dei pianeti: per esempio, per descrivere la congiunzione di Marte e di Venere si narrava che Efesto, claudicante dio del fuoco, avesse sorpreso la bella consorte Afrodite a letto con Ares e che per vendicarsi avesse immobilizzato la coppia con una rete per rendere di pubblico dominio la vergogna. Gli ellenici non facevano solo voli di fantasia ma lavoravano di gran lena all'osservazione della sfera celeste: Talete di Mileto riuscì a predire un'eclisse di sole che si verificò puntualmente il 28 maggio 585 a.C. E la prima sistematica descrizione della volta celeste risale a Eudosso di Cnido (408-355 a.C.) vissuto nella Caria che di costellazioni ne aveva individuate quarantacinque (oggi si contano ottantotto figure mitiche), mentre Aristarco di Samo formulava la prima teoria eliocentrica. A condividere la passione dei babilonesi e dei greci furono poi gli egiziani a cui dobbiamo, tra l'altro, la costellazione dell'Ariete. Giulio Cesare, appassionato di astri e anche di premonizioni, per riformare il calendario romano si rivolse a quelli che considerava i massimi esperti, e cioè gli astronomi operanti in Alessandria d'Egitto. Ma il grande condottiero fu un'eccezione fra i concittadini. I Romani non fecero scoperte in proprio ma adottarono il sistema planetario preesistente, mentre i poeti, come Ovidio, saccheggiarono la «mitoastro- nomia» alessandrina. Sulle orme di Ovidio anche Dante sarà attratto da questo meraviglioso patrimonio mitico-astronomico. Ma l'astrologia non fu solo un magico contenitore di favole e suggestioni: nei secoli venne anche considerata una pratica dannosa, una minaccia ideologica e spirituale. Tertulliano e Lattanzio consideravano lecita e praticabile solo l'astrologia che aveva preceduto la nascita di Cristo. Sant'Agostino, che da ragazzo l'aveva praticata con curiosità e interesse, la rifiutò totalmente nella «Città di Dio». Gli imperatori cristiani l'avversarono progressivamente, fino a proibirla nel 409. Una data memorabile questa in cui venne dato l'ordine di fare un bel falò, di tomi astrologici e di oroscopi. Molti studiosi decisero di rifugiarsi in Persia, a Gondé- Shapur, culla di ricerche sui segni zodiacali. Verso il secolo XI la città persiana di Razi divenne, a sua volta, un centro importantissimo dove tra l'altro lavorò il celebre poeta e astronomo Omar Khayyam, autore di una riforma del calendario persiano. Anche gli arabi furono sedotti dall'eredità magica dell'antichità: le loro osservazioni celesti si affiancarono a quelle astronomiche a Baghdad e in Persia (nel secolo XV, Ulugh Beg, nipote di Tamerlano, costruì a Samarcanda un osservatorio straordinario). In Occidente solo dopo alcuni secoli, cioè nel 1596, la chiesa scendeva a patti con l'astrologia e permetteva l'elaborazione dell'oroscopo individuale. I più fieri avversari dell'astrologia non furono comunque i religiosi, bensì gli intellettuali fautori della nuova scienza sperimentale seicentesca o seguaci delle teorie cartesiane o baconiane. Nel 1666 l'Académie des sciences proibiva l'insegnamento dell'astrologia agli astronomi e un decreto reale di vent'anni successivo vietava la pubblicazione di Almanacchi astrologici. I più intransigenti e meno tolleranti nei confronti di questi studi furono proprio i più accesi sostenitori della libertà e della tolleranza: gli illuministi dell'Enciclopedia. Ma nell'Ottocento, e poi nel nostro secolo, la cultura delle stelle non andava perduta ed esercitava senza limiti la sua malia. Non trovava i suoi spazi solo nelle credenze popolari ma anche tra gli intellettuali. Ad attingere a piene mani, utilizzandone immagini e suggestioni, psicoanalisti, poeti e scrittori, da Jung a Pascoli a D'Annunzio. Mirella Serri Un eccezionale viaggio attraverso le stelle e le loro simbologie L'arte della divinazione, \ tra alti e bassi, successi e messe al bando Alfredo Cattabiani PLANETARIO Alfredo Cattabiani Mondadori pp. 425 L 30.000

Persone citate: Alfredo Cattabiani, Apollonio Rodio, Aristarco, Cattabiani, D'annunzio, Jung

Luoghi citati: Alessandria, Baghdad, Egitto, Mileto, Persia, Viterbo