LA DISTANZA: L'INFINITO VIAGGIO TRA NOI E GLI ALTRI di Aldo Carotenuto

LA DISTANZA: L'INFINITO VIAGGIO TRA NOI E GLI ALTRI LA DISTANZA: L'INFINITO VIAGGIO TRA NOI E GLI ALTRI Nel tempo e nello spazio sempre più vicini eppure lontani A Distanza. E' il concetto che ha impregnato di sé le sfide e le avventure del secolo, tanto che lo potremmo assumere a sua cifra araldica. Ci siamo abituati alle esplorazioni dello spazio - l'infinitamente grande - con la testa ansiosamente rivolta all'istante zero del Big Bang originario, in cui sta la spiegazione del mistero. Per violare quella soglia ultima e prima ci siamo addentrati - paradosso soltanto apparente - neU'infinitamente piccolo delle particelle elementari. Abituati a faticosi trasferimenti sulla superficie del pianeta, abbiamo imparato a viaggiare standocene immobili alla tastiera di un computer, muovendo sterminati flussi di dati che parlano di noi, e per noi. Viviamo di distanze vere e di distanze esclusivamente deducibili. Continuiamo a dire: «a distanza di tempo». Ma che cosa si avvicina e si allontana nel tempo? Sotto la spinta di ritmi sempre più accelerati, il Natale che è alle porte ci sembra lontano dal precedente non più di sei mesi. In compenso, vivremo con una tale martellante intensità, con una tale sovraesposizione di enfasi la soglia del Duemila, che il 1999 ci sembrerà lungo due anni. Di certo, stiamo perdendo il senso della profondità cronologica, quella scansione del "prima" e del "dopo", che detta anche una scala di valori morali. Viviamo una contemporaneità da zapping, da blob, in cui passato e presente si appiattiscono in una sorta di collage ininterrotto. La Distanza è una di quelle parole-chiave che maneggiamo con disinvoltura senza mai fermarci a capire bene quel che c'è dentro. Come tante parole usate e abusate, nasconde una insospettabile molteplicità di significati, di simboli e di metafore tutte da ridefinire. La Einaudi deve aver deciSQch£ è giunto ' il momento di ripensare"e aggiornare i lemmi principali del nostro lessico mentale, affidandoli secondo criteri di affinità tematica ad alcuni scrittori. Spero non solo a loro: i prodotti migliori si ottengono per ibridazione e incrocio, come dimostra il caso di Emilio Tadini, pittore, narratore, saggista, drammaturgo: è il primo a rispondere all'invito, ed ecco uscire La Distanza. Tadini è uomo di invidiabile mobilità e curiosità intellettuale, uno sperimentatore. Che la sua ricognizione non sia isolata o casuale, ma corrisponda piuttosto a una sorta di necessità epocale, ce lo conferma un altro libro appena uscito, Vivere la distanza di Aldo Carotenuto, analista junghiano di lunga pratica e molti libri. Le distanze di Carotenuto sono tutte interiori, psichiche, e il vero tema del libro è la solitudine: luogo del dialogo tra il Sé e l'Altro, l'interno e l'esterno, il già certo e l'ancora ignoto; condizione necessaria alla maturazione del Sé, ma pericolosa se si traduce in isolamento e regressione. In ogni caso, misurare la distanza - ogni distanza - significa prendere coscienza del proprio isolamento. Ogni misurazione tende a trasformare quel che ci pare «contro di noi» - lo spazio minaccioso che ci circonda - in un qualcosa che sia «per noi». Carotenuto, sempre amabile e rassicurante, riesce a trasformare gli inciampi della solitudine in una occasione di crescita. Tadini procede per esplosioni concettuali, per gemmazioni continue di riflessioni e di domande. Per entrambi, la Distanza è anzitutto quel che segna il nostro rapporto con gli altri, con la politica e il potere, con Dio; è quel che produce l'angoscia delle domande ultime, è quel che definisce il rapporto con l'arte, che ci aiuta a orientarci in città sempre più labirintiche, e nel teatrino delle apparenze cui oggi sembra ridursi u vivere. Distanza significa differenza, sproporzione. Tadini: «Ognuno di noi si trova e si pensa collocato non solo al centro dell'universo ma addirittura al centro di tutti gli universi immaginabili. Mica male davvero come sproporzione. Una bella tragedia». Qui passa anche la differenza tra il comico e il tragico. La sproporzione che dà vita e tormento al tragico diventa per il comico oggetto di equivoci, doppi sensi, scherzi. Ma forse solo il comico può resistere davanti allo spettacolo soverchiante della Distanza. In politica, l'assolutismo (ma non solo quello) si regge sulla distanza che separa (volutamente) chi detiene il potere dalla gente comune, dai sudditi. Non a caso, in tempo di elezioni democratiche il candidato cerca di annullare questa distanza e viene a dirci: io sono uno come voi, dunque di me vi potete fidare. Nelle società dei consumi opulenti, la lontananza ricompare nei simboli di stato, negli oggetti che dovrebbero fare la differenza: gli oggettisimbolo vogliono segnare - ammiccando sconciamente - proprio la lontananza tra chi ha e chi non ha. Ciò che è difficilmente raggiungibile divenga un valore, (Ma inversamente: ciò che dòvrebbè'veramente inquietarci si presenta sempre con la faccia della vicinanza, della prossimità: l'assassino che ci attende abita nella porta accanto, o nella nostra stessa casa: ha il volto dimesso della normalità). La nostra ansia di abolire le distanze - ipotizzano i due autori nasce dal desiderio di ricostituire il senso di appagamento totale nel corpo della madre, quando abitavamo armoniosamente e senza contraddizioni la globalità. Desiderio sempre frustrato, e nostalgia perenne. L'abbraccio amoroso, ma anche il sentimento religioso, mistico, l'annullamento in una superiore oUvinità, sono la speranza della ricomposizione dell'unità perdu- ta. Anche la religione tende a ricomporre una divisione, quella tra Dio e l'uomo. La ricerca del sacro pretende da noi un abbandono totale - lo stesso del feto - esige tremore e timore, e in questo sta il suo valore. Amanti mistici o carnali, tutti sognano di annullare la Distanza, di farsi una cosa sòia. Tadini ci ricorda che «simboleggiare» significa alla lettera «gettare insieme, con violenza». Ogni co¬ struzione simbolica (nei miti, nelle religioni, ma anche nelle nostre private rappresentazioni del mondo) tende a sostituire il sistema delle distanze con un sistema di relazioni. Tra queste, fondamentali sono i sistemi di parentela, che cercano di contrastare le forze che allonta- \nano l'individuo ' ; dalla famiglia che lo ha generato, e quindi di rinsaldare la forza e l'unità del gruppo (di qui l'importanza dell'agnizione nelle situazioni essenziali della letteratura: il protagonista ritrova la sua rilevanza nell'essere finalmente riconosciuto e reincorporato nel gruppo da cui era stato escluso). I regimi totalitari puntano a una coesione dei gruppi sociali che assomiglia al sistema delle parentele. Non solo loro: il grande industriale paternalista, il boss mafioso amano rappresentare i loro dipendenti o affiliati come una grande famiglia, in cui tutti si vogliono bene, si aiutano, si proteggono. L'abolizione delle di¬ stanze crea in questo caso l'egoismo del gruppo, lo spirito di corpo; e, fatalmente, la competitività, l'aggressività più o meno ritualizzata. In origine, il sistema delle parentele coincideva con l'intera società. Oggi, lo spontaneo riunirsi dei giovani in branchi più o meno grandi significa forse il ritorno alle sicurezze e alle gratificazioni offerte dai sistemi tribali? Carotenuto ci ricorda un pensiero di Schopenhauer: la distanza da sé (il vuoto interiore, in altre parole) diventa ricerca della vicinanza confortante degli altri: nasce qui l'istinto gregario. Anche l'arte e la poesia si misurano con il trauma della separazione originaria. Per Tadini, pittorescrittore, il titolo di ogni dipinto potrebbe essere «il corpo perduto», «alla ricerca del corpo perduto»: trasformato - l'orse degradato - in figura. La Poesia conosce l'inevitabilità della solitudine come vera misura del destino umano. Il bianco (le pause, i silenzi nella musica) documenta visivamente lo sforzo che il poeta fa per misurare la Distanza, per «lavorarla», per opporle un sistema di segni riconoscibili, di indicazioni di percorso. Distanza significa viaggio, esplorazione, messa in gioco di ogni certezza. Si chiede Novalis: «Dove stiamo andando? Sempre verso casa». Intendeva che ogni movimento (dunque ogni misurazione) è fondamentalmente un tentativo di arrivare a se stessi, di capire finalmente quello che siamo. Ernesto Ferrerò Simboli, inetafore, significali da ridefinire: il concetto che ha impregnato le sfide e le avventure del secolo in due saggi di Emilio Tadini e Aldo Carotenuto ei simbo dovreb oggetti ammicroprio la i non ha. giungibi inversaveramen sempre nza, della ci atteno, o nella volto dire le di autori tituire il tale nel abitavaventure Ci siamo on la ten cui sta ma ci siae piccolo superfiobili alla arlano di te deduvvicina e porte ci vivremo Un disegno di Tadini per «Tuttolibri» Da sinistra Emilo Tadini e Aldo Carotenuto ta. Anche la religione tende a ricomporre una divisione, quella tra Dio e l'uomo. La ricerca del sacro pretende da noi un abbandono tosistemi dtela, chedi contrforze ch\nano l'' ; dalla famlo ha gequindi dare lal'unità po (di portanzgnizionetuazioniziali delltura: protagonista ritrova la suaza nell'essere finalmentesciuto e reincorporato neda cui era stato escluso). totalitari puntano a una Un disegno di Tadini per «Tuttolibri» Da sinistra Emilo Tadini e Aldo Carotenuto LA DISTANZA Emilio Tadini Einaudi pp. 178. L. 12.000 VIVERE LA DISTANZA Aldo Carotenuto Bompiani pp. 194. L 29.000

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