E NOSCHESE OTTENNE LA LICENZA DI SFOTTERE di Oreste Del BuonoGiorgio Boatti

E NOSCHESE OTTENNE LA LICENZA DI SFOTTERE ^/ ÉGJ/ ,, / / / / I j \ \ ■ 1 \ \ S E NOSCHESE OTTENNE LA LICENZA DI SFOTTERE 1969, nasce la satira politica autorizzata. ^^^*mm**s^ ■ OME! - si stupiva ancora Alighiero / / Noschese - gli onorevoli mi danno ÉGJ il permesso di imitarli e io non do- / ,, / 1 vrei ringraziarli di tanta liberalità, / / ■ di tanto spirito democratico, di/ I tanta benevolenza?». Serissimo, j non un guizzo d'ironia sulla faccia che a 37 anni gli era diventata lisa \ a forza di essere tormentosamente \ ■ 1 J manipolata, spalmata con i ceroni, \ \ J colorata con i belletti, struccata ySk Ja con le creme, ingrossata con la \ j^tfi gommapiuma, assottigliata con i ^^^^^^r ■ cerotti, ripulita con la benzina, massaggiata con l'alcol, strofinata con l'acetone. Non un lampo di sarcasmo negb occhi grigio-celesti gonfiati dal mastice, allungati dai tiranti, arrossati per un eritema da colla, minacciati dagli spilli roventi adoperati per curvare all'insù le ciglia finte. Non la minima nota beffarda nella voce priva dell'originaria cadenza napoletana e resa più duttile da un'operazione chirurgica che, allargando la cavità della gola, aveva liberato completamente le due eccezionali corde vocali, una lunga e una tozza, svarianti dal basso al falsetto. Serissimo, la verità in persona. E' hi dihi h p«E' chiaro - dichiarava -, che dietro questi ringraziamenti bisogna vedere l'opera mistica della direzione generale della tv. E' anche chiaro che il ringraziamento evita la grana. Se io ringrazio gli onorevoli per la loro spregiudicatezza, quelli non possono poi offendersi o dare querela: si renderebbero ridicoli...». In Doppia coppia, lo spettacolo televisivo di cui aveva appena finito di registrare l'ultima puntata, Noschese aveva presentato le sue imitazioni di Leone, La Malfa, Malagodi, Andreotti, Ferri, Pajetta e Lauro. Per la prima volta gli uomini politici italiani, sino ad allora circondati sul video dal timore e dall'ossequio, erano stati parodiati e presi in giro. La trasmissione aveva, quindi, introdotto in Italia quella che per l'America e per quasi tutti i Paesi europei era vecchia abitudine, ma che da noi rappresentava una grossa novità. Noschese aveva inventato un genere di spettacolo esclusivamente italiano: la satira autorizzata, un tipo di showman assolutamente inedito: il comico con licenza di sfottere. E quel giorno dell'aprile 1969 poteva raccontare la storia di come la satira politica fosse finalmente arrivata alla tv. Doppia coppia avrebbe dovuto riempire a puntate il temporaneo vuoto lasciato da Canzonissima e Noschese era la vedette adatta, veniva considerato il migliore imitatore europeo, piaceva al pubblico popolare e divertiva anche quello più intransigente, furoreggiava a teatro e i night club se lo disputavano a un milione di allora a sera. In tv il suo ultimo show aveva avuto un indice di gradimento raramente raggiunto prima: 89. Ma c'era un ostacolo. Era che, a lui, Noschese, non andava di tornare in tv a ripetere i soliti vecchi numeri: cantantini e mattatori, telecronisti e perdigiorno, dive e ciclisti... Senza molta speranza, ma ostinatamente, Noschese aveva presentato ancora una volta la sua proposta di sempre: perché non portare sul video tutte le parodie e le imitazioni di ministri e deputati con cui deliziava gli spettatori dei suoi spettacoli teatrali, ma che venivano implacabilmente cancellati nelle trasposizioni televisive? L'atmosfera politica non si era fatta più tollerante? Non si respirava un'aria diversa? E d'improvviso per Doppia coppia la tv si era aperta all'avventura. Il primo a lasciarsi tentare dalla novità era stato Luciano Vecchi, il funzionario incaricato di seguire la lavorazione di Doppia coppia che un giorno aveva ammesso: «Forse ha ragione esagerare. Innanzitutto, niente imitazioni degli uomini di governo: la parodia poteva awilirne la personalità e danneggiarne il prestigio. Pazienza se questo significava rinunciare in partenza ad alcune tra le imitazioni più divertenti di Noschese: escluso Colombo, escluso naturalmente Rumor, escluso Fanfàhi nella qualità di presidente del Senato e di probabile futuro Presidente della Repubblica, escluso anche Moro perché un po' di rispetto per i vinti ci vuole. In secondo luogo, come diceva il dottor Vecchi, dato che l'imitazione veniva a essere anche una pubblicità per i soggetti prescelti, bisognava distribuirla equamente. La Usta degli uomini politici da parodiare era stata quindi elaborata seguendo lo stesso criterio di giustizia distributiva usato per le trasmissioni di Tribuna politica; e il diritto di ogni partito a veder prendere in giro da Noschese un Noschese. Può darsi che non sia impossibile come sembra...». Il dirigente del settore Giovanni Salvi si era consultato con il direttore generale della tv Ettore Bernabei, Bernabei, oltre a consultarsi con le direzioni dei partiti al governo, aveva domandato il parere del comitato programmi, l'organo consultivo che pianificava i programmi televisivi, prendeva visione dei testi, controllava le trasmissioni realizzate e interveniva eventualmente a censurarle. Colloqui, discussioni, prò e contro, pavidità e ardimenti, riunioni e controriunioni. Alla fine avevano deciso tutti insieme che il momento era propizio: il rischio della satira politica poteva essere affrontato in tv. Con giudizio, s'intende. Senza proprio esponente era stato stabilito a seconda dello schieramento governativo, della rappresentanza parlamentare e della forza elettorale calcolata in base ai risultati delle ultime votazioni (maggio '68). In pratica: due imitazioni alla De, un'imitazione a ciascuno dei partiti di governo Psi e Pri, un'imitazione all'opposizione di sinistra Pei, due imitazioni all'opposizione di destra, Pli e monarchici. Al Msi niente sberleffi: le puntate erano soltanto sette. A questo punto Noschese aveva presentato a sua volta la lista degli uomini politici che sapeva imitare e i funzionari televisivi vi avevano scoperto con sgomento terribili vuoti. Da vero incosciente, Noschese nello studiare le sue parodie non aveva mai tenuto conto deU'equilibrio politico e della giustizia distributiva. Aveva seguito, invece, criteri futili, prendendo di mira solo deputati popolarissimi. Indispettiti i dirigenti televisivi avevano commissionato le imitazioni mancanti senza preoccuparsi delle trattative, imponendo a Noschese di sbrigar tutto lui. Ci voleva il permesso degli interessati. Ciascuno doveva essere interpellato, accettare di venire imitato da Noschese e firmare la relativa autorizzazipne.sqritta. In cambio la tv era pronta a offrire tutte le garanzie. Ciascuno avrebbe ricevuto in anticipo il testo del proprio sketch, per rimaneggiarlo a piacere. Per fortuna, il compito si era rivelato straordinariamente facile per l'aspettativa e l'entusiasmo dei soggetti prescelti, e l'operazione era andata in porto. Ma ad Alighiero Noschese era restato un poco d'amaro. «Tra satira e satira autorizzata c'è differenza» concludeva quel giorno d'aprile, immalinconito. «Io sarei impazzito di gioia se mi avessero lasciato fare in televisione quel che faccio a teatro, e invece durante questa trasmissione, l'ulcera duodenale ha ricominciato a tormentarmi. L'attualità no, il governo no, la vita privata no, se no Teddy Reno querela. Forse, nonostante tutto, aver portato sul video qualche parodia di uomini politici rimane una piccola vittoria. Ma per quello che mi riguarda ne passerà del tempo prima che mi rivedano in tv...». Alighiero Noschese si è tolto la vita con un colpo di pistola nel 1979, mentre preparava il nuovo spettacolo L'inferno può attendere. Oreste Del Buono Giorgio Boatti Da leggere: Aldo Grasso Storia della televisione italiana Garzanti, 1992 Dizionario dello spettacolo del '900 A cura di Felice Cappa e Piero Gelli Baldini & Castoldi Milano 1998

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