Che gioia, tre anni dopo

Che gioia, tre anni dopo Che gioia, tre anni dopo «Proprio a Torino rischiai la vita» IL CAMPIONE DAL DRAMMA AL TRIONFO R! ICEVERE un premio fa sempre piacere, e dunque subito ringrazio. Ma ricevere un .premio da voi, da Torino, per me ha qualche significato in più. Come è facile immaginare, ho dei brutti ricordi di Torino: a distanza di tre anni dal mio incidente non so ancora di chi è la colpa..- Ma Torino è la città del dottor Massimo Cartasegna, il primario del Cto che per primo si è occupato della mia gamba. Non ha sbagliato e mi hanno assicurato che un errore non sarebbe stato affatto difficile, rientrava nella casistica. Non ha sbagliato e se sono tornato in bicicletta, se ho vinto Giro e Tour, se adesso mi date questo premio, lo debbo anche all'ottimo lavoro di Cartasegna. Da allora non l'ho quasi più sentito, e mi dispiace. A lui vanno i miei migliori auguri, e sappia che lo ricordo con affetto e gratitudine. Quando ritirerò il vostro premio magari sarà l'occasione per ritrovarci. Il premio è alle mie belle avventure e in questi momenti non dimentico che ho avuto una squadra, una grande squadra di amici veri, leali, pronti a tutto, anche a tagliarsi i capelli a zero nell'ultima tappa del Giro o tingerli di giallo all'ultima del Tour. Hanno scritto del Pirata e degli uornini della sua Filibusta: è così. Ma questo è un premio, o almeno così lo intendo, anche alle mie sventure da dimenticare. Nel 1994 ero ancora una bella promessa. Nel 1995, nella discesa verso Torino, mi è successo quel che mi è successo. La prospettiva era quella di vincere un grande Giro, la realtà sono stati sette mesi di operazioni, ospedale, trazioni, stampelle. Se lo confronto al mio passato, a quello che ho passato, il 1998 è stato un anno eccezionale. Irripetibile? Non lo so. So che il senso della sfida ce l'ho dentro. So che cuore e muscoli nel 1999 dovrebbero funzionare ancora meglio. So che avrò ancora la voglia. Quando sono in corsa, al Giro come al Tour, dormo poco e nemmeno sfoglio i giornali. Li ho letti soltanto in agosto, e ammetto che ho provato piacevoli sensazioni, Ho notato che quando ho conquistato la maglia gialla proprio «La Stampa» mi ha dedicato le pagine 2 e 3, dove di solito si leggono la politica o le guerre. Non mi sarei mai aspettato che i quotidiani d'informazione ci concedessero tanto spazio, ormai pensavo che il calcio fosse dominan¬ te su tutto. Il nostro è lo sport più duro e non ci sono gli interessi economici del calcio. Ma il ciclismo, più del calcio e di altri sport, è fatica ed emozione. E sono sicurissimo, lo dico senza superbia, che durante il Giro e il Tour i lettori hanno sfogliato i giornali con maggiore curiosità che per una bella partita della Juve. Perché uno sport vale per le emozioni che riesce a dare. E le emozioni del ciclismo, il racconto di un'impresa, si trasmettono e si leggono più di altri sport. I paragoni non mi sono mai piaciuti, né con altri ciclisti né con altri protagonisti dello sport. Non mi lamento se il calcio è dappertutto. Però se quotidiani come il vostro ci hanno dato tanto spazio, questa sì che è una soddisfazione, e lo scrivo per tutti noi che fatichiamo in bicicletta. Così come non mi piacciono i paragoni non mi piacciono le promesse. Ancora qualche giorno e tornerò ad allenarmi, 200 chilometri al giorno. Dovrò riprendere con molta calma, ho da smaltire mesi di vacanza lontano dalla bici, dovrò riabituarmi alla fatica. I premi sono come le vittorie, quando le conquisti pensi subito a quella che verrà. Ringrazio la Giuria che mi ha votato e i lettori che mi hanno seguito. Senza promesse, auguri a tutti. Marco Pantani «Un premio anche alla sfortuna e ho ancora voglia di stupirvi»

Persone citate: Cartasegna, Marco Pantani

Luoghi citati: Torino