«Nel Milan il leader sono io»

«Nel Milan il leader sono io» Intervista con il tecnico rossonero che fra sette giorni incontrerà la Juventus «Nel Milan il leader sono io» Zaccheroni: bravo Lippi ad annunciare l'addio MILANELLO. Alberto Zaccheroni si protende verso l'anno nuovo dal terzo piano della classifica. In attesa di Milan-Juventus, ecco quello che gli americani chiamerebbero il discorso sullo stato dell'unione, un'intervista a tutto campo sul suo primo Milan e sull'ultimo calcio del 1998, fra bollicine di champagne e gocce di veleno. ARBITRI. «Per principio, do la precedenza ai miei errori e agli errori dei miei. Ho fatto così anche dopo Sampdoria-Milan e la punizione rovesciata di Bettin, che pure ci è costata il secondo posto. Demonizzare le topiche arbitrali non rientra nel mio stile. Io voglio che con l'arbitro parli esclusivamente il capitano: mai e poi mai, dunque, darei i gradi a un soggetto tumultuoso come Rossi. Non capisco le squadre che ci marciano. Penso all'Inter e, soprattutto, alla famigerata Juve-Inter del 26 aprile: l'aver scaricato addosso a Ceccarini l'intero peso di uno scudetto svanito, ha impedito ai dirigenti interisti una serena valutazione dell'organico. Non ne posso più di certe sceneggiate: in InterUdinese della scorsa stagione, ho ancora davanti agli occhi Simeone che aizzava i compagni ad andare in processione dall'arbitro...». VECCHIA GUARDIA. Traspare una delusione di fondo. «Al Milan ho trovato uno zoccolo di eccellenti giocatori, che però si 'limitano' ad allenarsi con impegno. Non uno che si assuma la responsabilità di trascinare il gruppo. Il leader sono io. Nello spogliatoio si sento solo la mia voce: vorrei più dibattito». LA JUVENTUS. «Batterla, sarà importante per i punti e per quel progetto di Grande Milan cui sto lavorando. Mi aiuterà a capire su quali e quanti elementi potrò effettivamente contare. Mi aspetto la solita Juve, magari menomata dall'assenza di Del Piero ma fiammeggiante nello spirito, e comunque non condizionata dall'ingaggio o meno della punta alla quale sta dando la caccia». UPPi. Pane al pane: «All'interno della Juve, tutto è chiaro, adesso, perché tutto è stato chiarito. Senza coppa, inoltre, si potrà dedicare anima e corpo al campionato. L'addio annunciato di Lippi non lo reputo un boomerang. Anch'io, a Udine, avevo fatto presente che me ne sarei andato ben prima che terminasse il campionato, la qual cosa non ci impedì di arrivare terzi. C'è poi una notevole differenza fra un allenatore che se ne va di sua spontanea volontà e un altro che viene 'congedato' dalla società: nel primo caso, scatta una molla che spinge i giocatori, chi più chi meno, a mettersi in luce nella speranza di poter seguire il tecnico presso il nuovo club; nel secondo, subentra un calo di tensione, un senso di profondo smarrimento. Ecco perché l'affare-Lippi porterà, comunque, a una reazione positiva». SCOMMESSE. Sono due. Ba e Ziege. «Ba aveva firmato per il Newcastle. Paradossalmente, il fatto che sia rimasto non mi scombussola i piani. Anzi. Io ci credo. Tocca a me recuperarlo sul piano psicologico e a livello tecnico. Quanto a Ziege, trovatemi un altro che sappia fare il suo gioco come lo sapeva fare lui al Bayern. Occupa un ruolo (esterno sinistro) che molte squadre faticano a coprire. L'Inter aveva spostato Zanetti, un tipo in gamba, non discuto, ma che per i miei gusti porta troppo la palla». LE SCONFITTE. Da Guglielminpietro («sa giocare soltanto dalla metà campo in su») a Leumann «Mi spiace che se ne sia tornato in Germania. Per Jens, la Nazionale è tutto. In estate, era lui il titolare. L'infortunio di Cagliari ha cambiato le carte in tavola. E' entrato Rossi, e non ha più sbagliato una partita. Come riserva, basta e avanza Abbiati. Se mai arriverà un nuovo portiere, dovrà accontentarsi di fare il vice del vice. Ho la coscienza a posto: la formazione non la faccio io, la fanno i giocatori durante la settimana. Rossi, da questo punto di vista, costituisce un modello: primo a presentarsi, ultimo a finire, sempre. Come Sala: un altro che, da riserva, è diventato titolare sul campo, non per grazia ricevuta». SACCHI. «Paolo Maldini ha paragonato questo Milan, il mio Milan, al primo Milan di Sacchi. Il paragone mi onora, ma lo trovo esagerato: lo squadrone di Arrigo aveva gente più decisa e una concorrenza non altrettanto agguerrita». LO SCUDETTO. Proviamoci, ha dichiarato capitan Maldini. «Proviamoci pure, anche se è lo stesso slogan di due anni fa... Le priorità, per il momento, rimangono altre: ridurre gli errori, ricomporre pezzi che si sono persi (Ayala, per esempio), scrutinare le forze a disposizione in vista della selezione finale. Guai a vivacchiare: non è da Milan. Detto questo, non sarò certo io a porre limiti alla provvidenza e alla Befana». Nino Sormani «Ora nella società bianconera tutto è stato chiarito e i giocatori si impegneranno al massimo per seguire il tecnico nel nuovo club»

Luoghi citati: Cagliari, Germania, Udine