Giuni Russo: sono tornata per conto di Dio

Giuni Russo: sono tornata per conto di Dio L'interprete di «Un'estate al mare» ha inciso «Voce prigioniera» e con Carla Fracci organizza un balletto Giuni Russo: sono tornata per conto di Dio «Ho avuto un talento, continuo perché è come portare avanti un dono» MILANO. La paragonarono a Yma Sumac, e come la leggendaria cantante andina la palermitana Giuni Russo dall'ugola d'oro è un tipo un poco misterioso e imprevedibile, la cui immagine è legata a una canzone deliziosamente leggera, «Un'estate al mare» di Franco Battiate, che nell'82 le diede grande successo e insieme quella che lei definisce una sorta di persecuzione artistica: già, perché quella Giuni non esiste più, e anche il mare di Alghero in compagnia di uno straniero è lontano assai. A 44 anni, la Russo è interprete di un repertorio che ha fortemente voluto, di arie, canzoni colte e da camera, con il quale gira in tournée. Il suo mondo è fissato da poche settimane in un disco dal titolo emblematico, «Voce Prigioniera», prodotto dall'amica di sempre Maria Antonietta Sismi. Fra Battiate e Bellini, Donizetti e Camisasca, l'album festeggia i suoi primi trent'anni di carriera: «Ho cominciato molto giovane, a C astrae aro a 14 anni. E' il mio primo live, ci ho messo l'anima dell'artista e non la freddezza della sala di registrazione. Ho lasciato piccoli errori ed incertezze: volevo una verità». Schietta e forse troppo istintiva, Giuni Russo persegue da sempre un mondo oggi molto di moda anche fra le interpreti femminili, quello della contaminazione: e sull'onda di una riscoperta del suo personaggio enigmatico e controverso sta addirittura nascendo, a cura di Carla Fracci alla Scala, un balletto. «Voce prigioniera» suona come un titolo polemico. Vuol dire forse di esser stata a lungo incompresa? «Quando urli d'amore profondo, diventi prigioniera. Quando vuoi cambiare strada e ti si brucia il terreno intorno, si tende a far morir l'artista. Ma sono una prigioniera che urla, io. Non mi possono tenere dietro le grate». E' difficile imporre questo repertorio? «La discografia preferisce sempre le canzonette. Dio mi ha dato un talento, più volte ho cercato di dire "non canto più", invece è come portare avanti un dono di Dio. Può sembrare superbia, ma le mie guide spirituali mi hanno detto così». Chi sono queste guide spirituali? «Preferisco non dirlo. Sappia solo che in un mio percorso ho scoperto che prima di me c'è Dio, mentre di solito l'artista si sente un dio. La mia vita è cambiata: non è un vivere per acchiappare, ma ringrazio per quel che Dio ci dà. Una delle mie guide, lo confesso, è Santa Teresa d'Avila: l'ho scoperta nella biblioteca d'un luogo di spiritualità, ho tirato fuori un libro ed era su di lei». Come definirebbe tecnicamente la sua voce? «Se facessi la cantante lirica, sarei un soprano d'agilità. Però sono una cantante di musica leggera e di questo un po' mi vanto: noi della musica leggera, quando siamo seri professionisti e abbiamo studiato, siamo più agili ed aperti, il sentimento si sente di più. Nella lirica invece c'è troppa tecnica: solo la Callas riusciva ad essere fonte di trasmissione benevola». Come ha scoperto questa voce? «E' di famiglia: sono nata per cantare. Ho studiato e continuo a studiare tutta la vita. Tutti possiamo cantare, però poi bisogna conoscersi. La spiritualità mi ha aiutata ad aprirmi». Com'era Giuni Russo prima di Battiate? «Ho fatto un Sanremo e non mi sono mai più ripresa: mi sono ripresentata invano dieci volte. Sono una voce prigioniera». La contaminazione fra classica e leggera va molto di moda anche al femminile: mille voci ci provano, da Sarah Brightman a Emma Shapplin. Lei lo fa da vent'anni. «Già nell'89 ho inciso "A casa di Ida Rubmstein", arie da camera dal 700 al 900. Sono orgogliosa di essere una cantante leggera ma loro sono scarse come cantanti liriche: cantano solo in forma Urica e mettono becco nella musica leggera. Quei belati che hanno nella gola non sono molto belli e nella lirica sono aboliti. A me il canto urico serve come coloritura, come gioco, nulla di più, Vede? Anni fa cantai un brano, "Una vipera sarò": e lo sono, infatti», n balletto della Fracci che c'entra con Giuni Russo? «Proprio a Fano dove ho registrato parte del disco, ho saputo che Carla Fracci farà alla Scala in primavera un balletto dal titolo "Dedicato a Ida Rubinstein", sulla ballerina russa la cui casa era frequentata da Nijinski e dai più grandi che ascoltavano musica e si divertivano. Sono contenta perché ho saputo di esser stata l'ispiratrice del progetto: sono anche già stata invitata». S'è pentita di «Limonata cha cha cha»? «La mia discografica di allora veniva a casa con lo champagne, per convincermi a fare quel repertorio: adesso invece, mi fa imitare dalle nuove leve. Lo so, sono un equivoco, nella musica». Cosa le piace fare? «Ho trovato una dimensione giusta nei concerti. La discografia italiana è ignorante, ma io ho un pubblico che mi segue dovunque e non m'importa della tv». MarineBla Venegonl Giuni Russo, dall'ugola d'oro, è un tipo un po' misterioso la cui immagine è legata a «Un'estate al mare» di Battiate

Luoghi citati: Alghero, Fano, Milano, Sanremo