Germania in lutto per il marco di Emanuele Novazio

Germania in lutto per il marco Germania in lutto per il marco Stùrmer: «Per noi era storia e identità» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE In uno stabilimento di Ganderksee, in Bassa Sassonia, a partire da gennaio miliardi di marchi in banconote saranno mangiati - letteralmente - dai batteri e trasformati in concime. Come la prenderà un Paese che continua a non amare l'Euro? Michael Stùrmer, fra gli storici tedeschi più autorevoli (per anni direttore della prestigiosa «Fondazione di scienza e politica» di Ebenhausen, in Baviera e autore fra l'altro di una saggio sulla posizione dei tedeschi di fronte alla storia, dal titolo J confini del potere) considera per l'appunto la «via graduale alla moneta unica» una concessione alla «sfiducia tedesca». Come dire che la morte del marco creerà un problema di identità, in Germania? «All'identità tedesca appartengono Auschwitz e molte altre cose: anche il Marco, certo, che tuttavia non è l'identità tedesca ma l'espressione di una certa solidità nella quale i tedeschi sono riusciti a riconoscersi, nonostante le premesse della loro storia. Noi tedeschi tendiamo a considerare la nostra storia un grande buco nero sormontato dalla croce uncinata. Per questo il marco è tanto importante: dopo tanti anni di storia sfortunata, è stato per 50 anni il simbolo di storia fortunata. I tedeschi si chiedono inquieti se l'Euro sarà il coronamento o la distruzione di questo simbolo, ma nessuno può dirlo ancora. Anche perchè è un dibattito proibito: l'Euro è un rischio ma dichiararlo ad alta voce è un'offesa alla correttezza politica, da noi. E poi, conta molto la fine parallela della Bundesbank». Ma la Banca centrale europea è modellata sulla Bundesbank. «Certo, ma non è ancorata a una storia comune di traumi. Gli italiani per esempio non hanno problemi a spendere qualche migliaio di lire per comprare un pacchetto di sigarette. I tedeschi non potrebbero sopportarlo perchè hanno, fra gli altri, il trauma dell'inflazione che ha provocato il collasso dello stato democratico e il nazismo. Il problema, per noi, è se la Banca europea meriterà la stessa fiducia della Bundesbank». Una fiducia che spesso era soprattutto un'emozione. «Perchè siamo un popolo traumatizzato, una "nazione ferita" che non ha fiducia nella propria classe politica, a meno che non apparten¬ ga al passato. E la Bundesbank è stata per l'appunto la più forte istituzione "contro i politici": l'istituzionalizzazione della sfiducia nella relazione fra politici e denaro. L'Euro rischia forse di trasformarsi in un «disturbo storico» per i tedeschi? «Vediamo prima come si comporterà. Di certo, la storia mostra che quando una moneta provoca disordine un Paese può finire in catastrofe. Fra le sue cause, la guerra dei trent'anni ha anche il sistematico deterioramento della moneta». Cos'è la memoria del marco, per i tedeschi? «Una memoria che affiora dai contrasti: la moneta, prima, era espressione di una dittatura. All'Est, addirittura di due. La memoria del marco è di segno positivo: in contrasto con l'Euro, che suscita attese scettiche». L'Euro non potrebbe affermarsi, invece, come segno della nuova normalità tedesca? «Forse. Ma potrebbe anche affermarsi come segno della nuova egemonia tedesca, soprattutto se le cose andranno bene. Se invece le cose andranno male, potrebbero essere i tedeschi a sospettare degli altri e dire: "Vi siete approfittati della nostra fiducia"». Un'occasione di disunione, invece che di unità? <(Non dimentichiamo che la battaglia per la moneta unica è cominciata nel 1989, per controbilanciare una riunificazione tedesca che a Parigi e a Londra, ma anche da Ro¬ ma, era considerata occasione per un fortissimo recupero di potenza. Una falsa prognosi, fra l'altro: l'acquisto di potenza si è tradotto in un emorme deficit pubblico e in enormi trasferimenti finanziari verso l'Est». Non potrebbe invece affermarsi, l'Euro, come il segno delle completa integrazione della Germania in Europa? «In Europa si sta purtroppo affermando una forte tendenza alla rinazionalizzazione, e lo si vede fin nei dettagli. Lo stato sociale per esempio resta una faccenda nazionale». Ma c'è chi considera l'Euro la «definitiva fine del secondo dopoguerra», per la Germania «Il dopoguerra in Germania si è chiuso indipendentemente dall'Euro, anche se a tappe. L'Euro, piuttosto, ha una profonda ambivalenza se analizzato da una prospettiva tedesca: c'è chi teme un'Europa germanizzata dal punto di vista monetario. E c'è chi dice: grazie al cielo il potere della Bundesbank è andato in frantumi. Una sola delle due verità è possibile. Almeno da un punto di vista logico, perchè le due affermazioni forse sono vere entrambe». Emanuele Novazio

Persone citate: Michael Stùrmer