Evade l'ex Br in permesso premio di Alberto Gaino

Evade l'ex Br in permesso premio Ergastolano, aveva ottenuto 2 giorni di libertà. Diliberto chiede chiarimenti alla direzione dei penitenziari Evade l'ex Br in permesso premio Uccise 2 guardie giurate in una rapina TORINO. Marcello Ghiringhelli è uscito dalla naftalina della memoria ed è tornato ad essere un personaggio in poche ore. Il tempo breve che si spargesse la notizia (e venisse confermata) della sua evasione. Impropria, perché l'ex brigatista stava già fuori: in permesso premio natalizio. Al carcere di Novara lo attendono dalla sera di domenica scorsa, quando Ghiringhelli avrebbe dovuto rientrarvi. Il capoturno ha telefonato all'albergo dove il detenuto in permesso alloggiava ogni volta, a poche centinaia di metri dal penitenziario. «Fuori è il suo motorino, ma lui non lo vediamo da stamane. E' uscito sul presto». L'ergastolano Ghiringhelli ~'~ è dileguato nella nebbia padana. Non si parlava più di lui dai giorni dell'arresto e dei primi processi, succedutisi rapidamente all'inizio degli Anni Ottanta. Un ergastolo per l'esecuzione di due agenti della Mondialpol, a Torino; un'altra condanna a vita per gli ultimi omicidi compiuti in Campania dalla colonna napoletana delle Br. Ghiringhelli, rapinatore politicizzatosi in carcere, si era aggregato all'ultima costola brigatista, il «partito guerriglia» capeggiato da Giovanni Senzani, e se ne era venuto a Torino con altre reclute del terrorismo a rilanciare l'eversione nella città più colpita dagli anni di piombo. Due dicembre 1982. Lo presero quelli della Digos in piazza Bengasi, periferica e immensa nella desolazione delle ore che seguono la chiusura del mercato rionale: i poliziotti lo rovesciarono con un colpo di judo sui resti di lattuga; sotto il giaccone il terrorista aveva una Browning parabellum e 100 colpi. Era armata anche la donna che era con lui, Teresa Scinica. Li tenevano d'occhio da almeno quindici giorni, quando la coppia si era rifugiata in una casetta di Chiaves, nei silenzi della Valle di Lanzo. «Arrestato l'ultimo colonnello delle Br», si disse allora con l'inevitabile enfasi. In città era ancora molto forte l'emozione per la morte di Sebastiano D'Alleo e Antonio Pedio, i due agenti Mondialpol sequestrati di fronte all'ingresso dell'agenzia di via Domodossola del Banco di Napoli, trascinati all'interno e là, sotto gli occhi di bancari e clienti, costretti ad inginocchiarsi per essere freddati. Ghiringhelli faceva parte del commando che aveva pianificato l'azione e le esecuzioni solo per dare risalto al volantino che accusava di tradimento Natalia Ligas, arrestata pochi giorni prima a Porta Nuova e sospettata, a torto, di aver «venduto i compagni». I poveri D'Alleo e Pedio pagarono con la vita i sussulti del terrorismo, consumati fra scissioni, sospetti, P38 e una rincorsa sempre più frenetica alla sopravvivenza politica. Ma si era già ampiamente scivolati per il piano inclinato che porta alla criminalità comune. Ghiringhelli era un soldato, forse pure un sergente, di quell'ultima leva di banditi e terroristi. Non si pentì né si schierò fra gli irriducibili. Piero Miletto, il pm del processo al commando di via Domodossola, lo ricorda come «uno di queui che rimasero nell'area del silenzio, accettarono di essere giudicati e di scontare la pena». Il magistrato rammenta anche altro: un particolare che oggi diventa molto interessante. «Ghiringhelli era latitante da un paio d'anni quando venne arrestato. Si era allontanato dalla libertà vigilata che gli era stata concessa dopo otto anni di carcere per il ferimento di un carabiniere a Limone Piemonte. In precedenza aveva pure tentato un paio di evasioni dalle carceri di Pianosa e di Termini Imerese». Dettagli che si erano persi nel dossier giudiziario sull'ergastolano. Del resto, se non tutto, tanto può cambiare nella vita di uomo che oggi ha 58 anni e che la direzione del carcere descrive solo come un cane. Una donna, per la verità, avrebbe attraversato la sua vita recente. Ma poi? Da un paio d'anni Ghiringhelli usufruiva di regolari permessi-premio e da otto mesi usciva ogni giorno per recarsi al lavoro, con il motorino, in una discarica della vicina Galliate. Il ministro Diliberto ha subito chiesto «spiegazioni» al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e al tribunale di sorveglianza, il cui presidente, Mario Vaudano, in vacanza all'estero, è stato avvertito della fuga dai cronisti. A Novara, intanto, continuano a ritenere inspiegabile la scelta di Ghiringhelh e a temere persino che possa essersi suicidato. Alberto Gaino Marcello Ghiringhelli nella gabbia in aula durante i processi

Luoghi citati: Campania, Galliate, Lanzo, Limone Piemonte, Novara, Termini Imerese, Torino