«Scordiamoci Poi Pot e il passato»

«Scordiamoci Poi Pot e il passato» CAMBOGIA Responsabili, insieme con i vertici del movimento, di 2 milioni di morti, si sono detti «dispiaciuti» del genocidio «Scordiamoci Poi Pot e il passato» / due leader dei khmer rossi accolti dal premier PHNOM PENH. Khieu Samphan e Nuon Chea, i due leader Khmer rossi arresisi al governo cambogiano venerdì scorso, sono giunti ieri a Phnom Penh, accolti con abbracci e mazzi di fiori dal premier Hun Sen, e in una conferenza stampa si sono detti «profondamente dispiaciuti» per il genocidio di due milioni di cambogiani perpetrato assieme a Poi Pot dal 1975 al 1979. E' questa la prima volta che capi Khmer rossi esprimono rimorso per i massacri; questa mattina anzi, in un incontro con i giornalisti, Khieu Samphan aveva ignorato una domanda a proposito di un possibile pentimento affermando che era ormai necessario «dimenticare il passato». «Voglio dire ai cambogiani che sono spiacente», ha detto il sessantasettenne Khieu Samphan, «esortandoli a perdonarmi e a dimenticare il passato per il bene del Paese». Anche Nuon Chea ha invocato il perdono, ma quando gli è stato chiesto quanti sono morti nel genocidio ha risposto: «Vi prego, lasciamo questo vecchio episodio alla storia». Riguardo alle richieste internazionali per un processo contro di. lui e i suoi compagni, Khieu Samphan ha risposto che «questa decisione spetta unicamente al popolo cambogiano». Ieri Hun Sen, lui stesso Khmer rosso «pentito», ha dichiarato che un processo contro Khieu Samphan e Nuon Chea «non è nell'interesse della Cambogia». Sia Khieu Samphan, capo di Stato durante il regime di Poi Pot, che Nuon Chea, 71 anni, sono apparsi in salute malferma, ed entrambi hanno dovuto essere aiutati per salire le scale dell'albergo dove si è svolta la conferenza stampa e dove resteranno per un tempo imprecisato. Sono giunti a Phnom Penh a bordo di un elicottero militare provenienti da Pailin, l'ex roccaforte dei Khmer rossi nella Cam¬ bogia occidentale, al confine con la Thailandia. Assieme a loro c'era anche Ieng Sary, ex ministro degli Esteri dei Khmer rossi, arresosi due anni fa e poi graziato dal re Norodom Sihanouk. Nel timore di altra cattiva pubblicità presso la comunità internazionale, le autorità cambogiane hanno proibito ai giornalisti di trasmettere all'estero le foto degli abbracci di Hun Sen con Khieu Samphan e Nuon Chea. Molti cittadini della capitale, che hanno perso i loro cari durante il genocidio, hanno reagito con rabbia all'idea di un eventuale «perdono». Secondo fonti diplomatiche occidentali, la possibilità che i due Khmer rossi vengano processati appare remota, cosa che il rappresentante dell'Orni a Phnom Penh Thomas Hammarberg ha definito «una triste vergogna». L'ultima volta che Khieu Samphan si recò a Phnom Penh, nel 1991, fu quasi linciato dalla folla. Quanto a Nuon Chea, ideologo di Poi Pot, non visitava la capitale da quando le forze vietnamite rovesciarono il regime dei Khmer rossi nel 1979. Gli Stati Uniti avevano accolto con soddisfazione 1'«apparente resa» dei due ex leader dei Khmer rossi offrendo il loro aiuto per far sì che vengano assicurati alla giustizia. «Speriamo e continueremo ad offire la nostra assistenza affinché la loro apparente resa rappresenti il primo passo di un processo che porterà Nuon Chea, Khieu Samphan e altri leader dei Khmer rossi a dover rispondere per le loro azioni», ha detto in serata il portavoce del Dipartimento di Stato Lee McLenny. «Confidiamo che nessuna azione in grado di precludere il raggiungimento di questo obiettivo verrà presa da alcuna parte», ha proseguito il portavoce, aggiungendo che «la giustizia in Cambogia tarda ad arrivare, non dovrebbe ora essere disattesa». [Ansa) Per i loro crimini Washington chiede un processo internazionale Khieu Samphan, uno dei responsabili del «terrore rosso» in Cambogia durante il regime di Poi Pot