Annan: vedo chi devo vedere
Annan: vedo chi devo vedere Annan: vedo chi devo vedere «Incontrare i tiranni?E' il mio lavoro» NEW YORK. Alla fine del suo secondo mandato da Segretario generale delle Nazioni Unite ha consumato le scarpe dietro a tiranni come Saddam e Gheddafi ottenendo alla fine solo qualche smorfia di disapprovazione da Washington. Ma no, Kofi Annan non si scusa. «Mi sto occupando di cose come la guerra e la pace - ha detto tirando il bilancio dell'anno passato in una intervista al New York Times - Ho a che fare con personaggi malvagi in un mondo non poco brutale. Nessuno lo nega. Ma talvolta il mio ruolo mi spinge a stringere la mano all'aggressore e a prestragli ascolto per salvare delle vite». Così Annan è andato a Baghdad da Saddam, lo scorso febbraio e da Gheddafi in dicembre: «Vado dove devo andare, parlo con quelli a cui devo parlare». Aggiunge con ironia: «Spero che venga il giorno in cui il segretario generale dell'Onu debba incontrare soltanto i leader di Paesi come la Svizzera, la Svezia, il Costa Rica, il Botswana». Questa filosofia getta però nello sconforto il Congresso americano che mantiene con Annan rapporti non proprio idilliaci e preoccupa l'amministrazione Clinton che pure fu l'artefice dell'elezione di Annan al posto dell'inviso Boutros Boutros Ghali, silurato sulla via del secondo mandato. Ora l'America non gli perdona il viaggio a Baghdad e l'effimero accordo sulle ispezioni degli armamenti. Il Con¬ gresso, pur così distratto dall'affaire Lewinsky, ha trovato il modo di rimproverargli «ingerenze diplomatiche» e di «tirare in lungo le crisi». Per non parlare del viaggio da Gheddafi, il 5 dicembre: dopo un attesa di ore e ore per poter vedere Muammar Gheddafi in una tenda nel deserto, Annan ha cercato invano di ottenere i due libici sospettati di essere gli autori della strage di Lockerbie. I suoi detrattori lo accusano di imprudenza, di prendere troppi rischi politici, di aver speso anzitempo il suo prestigio e quello della sua prestigiosa carica. Lui risponde: «Sono qui per fare un lavoro e il mio io non è in gioco: devo occuparmi di cose ben più impor¬ tanti. Mettere la mia persona o la mia reputazione al centro di questo lavoro sarebbe incosciente e sbagliato». Per il ghaniano Annan il rapporto con l'Africa non è stato facile. Entrò in carica nel gennaio 1997, quando sembrava possibile che gli africani si fossero lasciati i conflitti alle spalle per abbracciare l'idea di una nuova cooperazione. Due anni dopo, l'Angola sta sprofondando nella guerra civile, i ribelli della Sierra Leone (noti per la loro crudeltà) stanno tornando nella capitale da dove erano stati cacciati meno di un anno fa e l'Africa centro-orientale è impelagata in un conflitto che coinvolge una dozzina di Stati. «E' una tragedia - ha detto Annan al New York Times - ciò che sta accadendo in Africa è una vera tragedia. E una profonda delusione». Accompagnato dalla moglie svedese, Nane, Annan viaggia molto. Più di quanto molti funzionari e diplomatici delle Nazioni Uniti pensino sia necessario, considerato il lavoro che si accumula al Palazzo di Vetro. I suoi consiglieri preferiti sono il presidente sudafricano Nelson Mandela e Richard Holbrooke il mediatore americano nelle crisi dei Balcani. «Parlo con un sacco di gente - dice Annan, parlando con la sua voce vellutata e uniforme, talvolta tenue come un sospiro -. Donne e uomini che capiscono la condizione umana e hanno compassione. Gente a cui piace fare qualcosa per il mondo in cui viviamo». (e. st.] Il Segretario generale delle Nazioni Unite il ghaniano Kofi Annan
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