«Costo del lavoro e tasse i veri nodi» di Marco Zatterin

«Costo del lavoro e tasse i veri nodi» «Costo del lavoro e tasse i veri nodi» Pininfarina: «Sono una minaccia per le imprese» INTERVISTA IL PRESIDENTE DI FEDERMECCANICA □L «timore» di Andrea Pininfarina per il 1999 nasce dal Patto Sociale, si chiama ancora una volta costo del lavoro, e si spiega con un ragionamento in tre passaggi. Il primo serve per sottolineare che l'intesa natalizia ha lasciato sostanzialmente invariato il sistema della doppia contrattazione stabilito con l'accordo del luglio '93. Il secondo ricorda che nel periodo 1996-98 le retribuzioni sono cresciute del 18 per cento, cioè a velocità doppia rispetto all'inflazione che è salita dell'otto. Il terzo conduce all'inevitabile morale secondo cui a condizioni immutate corrispondono risultati immutati: come dire che in assenza di accordi ed interventi il costo del lavoro non sarà messo sotto controllo e che le imprese, ma non solo, si ritroveranno a pagare una bolletta salata. Lo definisce «timore», il presidente Federmeccanica, ma è chiaro che vuol minimizzare. Anche perché, se si unisce questa sensazione di incertezza al pensiero che il '99 non porterà un gran che di sollievo nella pressione fiscale, allora si vede come l'industria si stia affacciando nuovamente ad una guerra di trincea. «Viviamo in un momento di grande competitività con un clima congiunturale che, se non è recessivo, è comunque di modesto sviluppo - afferma -. Le imprese non possono ritoccare i loro listini, che resteranno fermi oppure diminuiranno. C'è allora bisogno di un netto balzo di produttività, che però sarebbe difficile ottenere se i salari crescessero più rapidamente dell'inflazione». Perchè dovrebbe accadere? «Il Patto di Natale ha confermato gli assetti contrattuali dell'intesa del '93. Ha posto le basi per due interventi importanti come quello della riduzione del costo del lavoro e dell'incentivazione degli investimenti delle imprese. L'aver ribadito le regole esistenti per intese fra le parti sociali rischia di vanificare almeno il primo di questi due obiettivi perché si continueranno a produrre dinamiche retributive ben più rapide di quelle dei prezzi». Come si interviene? «Introducendo nei contratti, a partire da quello dei metalmecca- nici, il riferimento all'inflazione media europea contenuto nel Patto sociale come tetti per gli aumenti». La Fiom definisce la sua piattaforma «moderata» e promette che il sindacato non farà alcun passo indietro. «Ha mai sentito qualcuno che presenta una piattaforma per una trattativa e poi dice che non è negoziabile? Io non posso che prendere atto delle dichiarazioni del sindacato, ma poi non mi si chieda di accettare le accuse di rigidità e di indisponibilità a trattare che vengono rivolte agli industriali. Se la linea è "o la nostra proposta o sarà lotta", vuol dire che sarà lotta...». Il punto di maggior contrasto sono ancora le 35 ore. «Ho un mandato pieno da tutti gli industriali metalmeccanici per rispondere che sulla riduzione d'orario noi non ci stiamo. Lo abbia¬ mo detto tante volte e non si tratta di una questione di legge o di contratto: non siamo semplicemnte disposti a ridurre le prestazio¬ ni. E siccome la piattaforma lo richiede esplicitamente, intervenendo sui turni di notte, sulle aziende che fanno pluriturnazio- ne e via dicendo, noi siamo contrari». Una bella partita già chiusa... «Credo che se tutti facciamo un qualche sforzo l'accordo si potrà trovare rapidamente». Per i sindacati la richiesta d'aumento è in linea con l'inflazione programmata. «Chiedono di più. Si arriva a cinque punti di variazione. La piattaforma considera 80 mila lire sul 4° livello considerate al livello medio dei metalmeccanici che non è il quarto, ma è circa il 5°, e quindi fa 87 mila lire. Aggiungendo gli scatti d'anzianità richiesti e altre voci si sale a 115 mila lire. E' un aumento del 5%». Voi volete un'intesa che rispetti l'inflazione europea.... «Nei nostri mercati di riferimento, come Francia e Germania, l'incremento oscilla fra lo 0,5 e lo 0,7 annuo. Se il governo ha indicato l'I,5% nel suo programma noi possiamo tenere come indicazione l'l%, a metà strada fra le stime italiane e la realtà dei Paesi più competitivi». Il Fisco resta pesante? «Il patto sociale ha promesso un'operazione di defiscalizzazione degli investimenti con la "Superdit". Speriamo che la varino in breve tempo. Il livello medio della pressione fiscale non potrà scendere in modo strutturale sino a quando ci si rifiuterà di affrontare il problema della spesa sociale e pensionistica. Nessuno ne vuole parlare. Ma visto che ci sono vincoli di bilancio precisi, se ignoriamo la questione previdenziale, non ci sono margini per comprimere il peso delle imposte». Più o meno tasse nel '99? «Se non ci saranno miglioramenti e rimarremo nel clima di stagnazione o quasi, il gettito per lo Stato proveniente dalle imprese non sarà molto alto». Questo in valore assoluto. Visco dice che la tassazione del reddito di impresa è una delle più basse d'Europa... «Le imposte sul reddito sono una parte del discorso, ci sono anche altre tasse. Nel 1998 il carico fiscale è stato altissimo e credo che nel 1999 le cose non cambieranno». Marco Zatterin

Persone citate: Andrea Pininfarina, Pininfarina, Visco

Luoghi citati: Europa, Francia, Germania