Fantozzi: «Meno imposte se l'economia migliora» di Roberto Ippolito

Fantozzi: «Meno imposte se l'economia migliora» Fantozzi: «Meno imposte se l'economia migliora» L'EX MINISTRO DELLE FINANZE SROMA ARA' un anno fortunato? Gli italiani pagheranno meno tasse nel 1999? «Rispondo come suggerisco spesso di fare ai miei studenti di fronte a tante questioni giuridiche: dipende», afferma Augusto Fantozzi, ordinario di diritto tributario ed ex ministro delle Finanze e del Commercio estero. Ma dipende da cosa? «In primo luogo dall'andamento dell'economia e penso all'economia mondiale, non solo a quella italiana. E questa sarà sicuramente influenzata dall'euro e dalla politica monetaria della Banca centrale europea». Sta dicendo che solo se crescerà l'economia si pagheranno meno tasse? «Sì, non solo per ragioni intuitive e ovvie, ma perché ciò consentirà di mantenere le promesse fatte ai contribuenti, cioè la riduzione dell'Irpef alle famiglie concessa ai sindacati con il patto sociale di Natale e il calo dell'imposizione sulle imprese che potranno effettivamente avvenire anche in presenza di una necessaria politica di rilancio dell'occupazione e del Sud». Allora pagare meno tasse deriva da fattori esterni, non da decisioni nazionali concrete? «Certo che no. Sul piano delle promesse e delle premesse è stato fatto molto. Non si è fatto altrettanto sul versante della fiducia e della certezza. Perché l'economia riprenda occorre che le imprese investano e stimolino lo sviluppo e per farlo devono avere fiducia nelle promesse del governo e nel clima complessivo del nostro Paese». Ma la firma del patto sociale non è la prova che l'Italia serenamente scommette sul suo futuro? «Il patto sociale ha limitato il peggio, ma non ha assicurato il meglio come dimostrano le reazioni differenziate sia tra i sindacati che tra gli imprenditori. D'altro canto l'atmosfera che si respira sul piano fiscale è ancora pesante. I riccometri, i preannunci di verifiche a tappeto e soprattutto l'anagrafe dei conti correnti hanno ingenerato preoccupazioni e sfiducia più di quanto sia giusto in realtà. Però INTER VISTA | 2 tant'è. Quindi non spaventiamo più i contribuenti. Occorre che gli imprenditori investano e a tal fine non è sufficiente dire che tutto è stato fatto sul piano legislativo. Bisogna creare con i comportamenti concreti la fiducia in un Fisco giusto e final- mente efficiente». Resta il problema: con le leggi attuali si pagheranno meno tasse anche se l'economia non crescerà molto? «Questa è la grande scommessa del governo che non è facile vincere: l'Irap, la nuova imposta sulle attività produttive, pur dando finora meno gettito del previsto si è in realtà basata solo sugli acconti dei contribuenti fissati al 120%. Nel 1999 dovrà misurarsi con il saldo e quindi con l'andamento a regime. Se non darà il dovuto sarà difficile aumentare altri tributi o ritoccare la stessa Irap a danno di chi oggi paga di meno. Una valvola di sfogo può essere il federalismo fiscale». E' ciò che temono i contribuenti, impauriti da soprattasse e addizionali regionali e comunali nel 1999. «Finora i Comuni sono stati molto saggi per le addizionali e anche le regioni hanno dimostrato moderazione. E' chiaro però che, se da parte dello Stato occorre attribuire il maggior numero di funzioni agli enti locali finanziandole con la fiscalità, questi ultimi devono darsi organizzazione ed efficienza». E' l'applicazione del principio di sussidiarietà, trovare i finanziamenti dove servono? «In effetti è così. I margini per lo Stato, condizionato dall'Unione monetaria e dalla Banca centrale europea, sono limitati, mentre quelli degli enti locali restano molto più ampi». In conclusione, per lei i timori non sono provocati dalle addizionali. Allora da cosa? «Gli enti locali faranno di tutto per non danneggiare i loro rapporti con i cittadini, tenuto conto che in Italia si vota ogni anno. Il rischio è nell'eventuale incapacità del Fisco di gestire la riforma anche in concomitanza con la ristrutturazione del ministero. I parametri e gli studi di settore hanno finora concorso in misura determinante, più che la lotta all'evasione, al recupero di gettito. Adesso si tratta di ampliare la base imponibile, facendo funzionare l'amministrazione, ma soprattutto restituendo agli italiani la voglia di investire e rischiare». Non è bastata la riduzione della spesa pubblica? «Il calo dei tassi di interesse è stato il motore del risanamento. Gli investimenti pubblici non possono essere compressi, ma devono essere rilanciati. Dunque occorre, attuando la riforma Bassanini, trovare nei rapporti tra Stato centrale e enti locali spazi per ridurre la spesa pub blica e migliorare lo Stato socia le». Roberto Ippolito «Gli enti locali faranno di tutto per salvare i rapporti coi cittadini E il Fisco dovrà essere efficiente» «Il calo dei tassi ha fatto molto. E' il momento di non deprimere ma di rilanciare gli investimenti» | L'ex ministro Augusto Fantozzi

Persone citate: Augusto Fantozzi, Bassanini, Fantozzi

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