Anno nuovo, i cavalli si fermano di Giorgio Viberti

Anno nuovo, i cavalli si fermano Gli ippodromi resteranno chiusi dal 1° gennaio per la protesta del mondo ippico in crisi Anno nuovo, i cavalli si fermano IMMAGINATE che domani il calcio italiano annunci di non voler riprendere l'attività nel giorno dell'Epifania - come prevedono i calendari - e sospenda a oltranza i campionati: sarebbe il caos. E' quanto si sta avverando nell'ippica, che dal 1° gennaio chiuderà piste e ippodromi della Penisola per uno sciopero che si annuncia lungo e massiccio, ma anche drammatico e rischioso. Soltanto un'estemporanea rivendicazione di qualche categoria del settore? 0 una strategica espressione di forza in un periodo in cui si è più visibili perché gli sport più celebrati riposano? Non ne saremmo sicuri. Mai come questa volta è in pericolo la stessa sopravvivenza della nostra ippica, variegato mondo al limite tra sport e spettacolo, vizio e passione, cultura e fantasia. Dal '99, dunque, si fa sul serio. Proprietari e allenatori, fantini e guidatori, allevatori e artieri scendono di sella e lasciano i sulky nei box per una protesta che è anche un allarme disperato. Sono quasi 80 mila gli operatori ippici in Italia, eredi di una storia centenaria che ha inorgoglito il nostro Paese con nomi come il sauro volante Tornese o l'imbattibile Ribot. Campioni straordinari che potrebbero non avere più epigoni per la grave crisi del settore. Superficialità, miopia, ingordigia e incapacità le cause del tracollo. L'ippica si regge sulle scommesse, dalle quali derivano i proventi che alimentano tutto il movimento e che vengono ridistribuiti sotto forma di premi al traguardo nelle corse. In due anni questo montepremi complessivo si è quasi dimezzato, lasciando in gravi difficoltà economiche chi provvede ai 15 mila trottatori e galoppatoli in attività sulle piste italiane. Come è stato possibile un crollo simile? Nel mirino c'è soprattutto l'Unire (Unione nazionale incremento razze equine), l'ente che dovrebbe gestire il movimento ippico ma che da tempo è stato com- missariato - e affidato al generale Domenico Pisani dopo una serie incredibile di «errori». Clamoroso quello di cedere il segnale tv delle corse alla Snai (che gestisce le agenzie ippiche dove si scommette) senza ottenere alcun provento in cambio, come avviene negli altri Paesi e negli altri sport. Non basta: le scommesse sulle corse Tris sono state assegnate alla Sisal che però gestisce (e privilegia) anche il più remunerativo, meno costoso e ormai vincente Enalotto. Inoltre la Snai utilizza apparecchiature e terminali delle scommesse ippiche per ricevere anche le giocate sugli altri sport (calcio e basket) che rastrellano una parte delle puntate che un tempo andavano ai cavalli. Oggi insomma siamo al paradosso che sono le stesse ricevitorie a gestire il Superenalotto e le scommesse che sottraggono soldi e linfa vitale all'ippica. Lo Stato ha inoltre aumentato dal 5% al 13% il prelievo fiscale sulle corse Tris, le cui giocate sono crollate in due anni da 15 a 5 miMardi. Questo e altro ha finito per scatenare la dura protesta degli ippici, che ora si appellano ai ministeri competenti delle Risorse Agricole e delle Finanze, in attesa del riordino dell'Unire. Ma il traguardo sembra ancora lontano e il rischio di vedere gli ippodromi chiusi a lungo è reale. Giorgio Viberti Pochi soldi e premi ridotti al minimo per la concorrenza del Lotto e di nuove forme di scommessa La gestione delle agenzie ippiche è uno dei nodi nella vertenza degli operatori ippici che entrano in sciopero dal 1° gennaio

Persone citate: Domenico Pisani, Ribot

Luoghi citati: Italia