Eleonora, la rivoluzione non è finita

Eleonora, la rivoluzione non è finita Roberto De Simone parla del suo oratorio sulla Pimentel de Fonseca, in scena al San Carlo nel bicentenario della Repubblica napoletana Eleonora, la rivoluzione non è finita E Vanessa Redgrave sale con lei sul patibolo /\ NAPOLI l< OMINCIO'nell7991aRiI voluzione napoletana e, I i da allora, non è più finita. MJ Un assurdo? Fino a quando qualcuno morirà per un'idea, per un principio, per un'utopia, tornerà a brillare la fiammata di sangue che accese quell'episodio libertario di due secoli fa. Questa visione amara della politica e della storia è alla base di Eleonora, l'oratorio drammatico di Roberto De Simone che l'8 gennaio aprirà la nuova stagione del Teatro San Carlo. Lo spettacolo, come spesso accade nelle creazioni di De Simone, alterna musica e prosa, utilizza e rielabora materiali artistici preesistenti e si affida a una doppia compagnia. Quella di prosa ha al proprio vertice Vanessa Redgrave; quella musicale, il soprano Patrizia Ciofi. La Eleonora del titolo altri non è che Eleonora Pimentel de Fonseca, scrittrice e patriota di radici portoghesi che aderì alla Repubblica Napoletana e, restaurata la monarchia dei Borbone, fu condannata a morte dalla Giunta di Stato. Tuttavia lo spettacolo non è la messa in scena di una vita. A tutto pensa De Simone tranne che a un dramma storico. Per lui Eleonora è un simbolo rivoluzionario, la cui metafora, dice, «poggia sulla barbarie del potere, che condanna a morte tutti i suoi oppositori». Cita inevitabilmente Stalin, Tito, Franco, Pinochet e, pensando al lungo rivolo di sangue che s'insinua fra le generazioni rivoluzionarie, trova il bandolo che giustifica l'uso di voci poetiche e di voci critiche altrimenti inconciliabili. Nel tessuto letterario di Eleonora troviamo le lettere dei condannati a morte della Resistenza, le pagine di Tolstoj, Majakovskij, Schiller, Thomas Mann, Brecht e soprattutto di Pasolini: una raggiera di voci letterarie cui si contrappone, sul versante musicale, la sonorità tutta settecentesca di Durante, Cimarosa, Paisiello. «La struttura è quella della Messa da requiem - spiega De Simone -: una partitura musicale che ospita una zona in prosa, per esserne integrata. Ma Eleonora non si può raccontare, non segue un filo narrativo. Lei stessa non è un personaggio, ma un espediente poetico». Dice di avere cercato in lei «la virilità della figura. Come George Sand, aveva i capelli corti e vestiva da uomo. In lei vediamo l'inizio d'un femminile che rivendica un posto nella storia». La diversità di Eleonora è la diversità di Pasolini, continua De Simone. Ma anche la rivoluzione ha nel proprio ventre il germe della diversità. Cita una frase di Pasolini: «Colui che infrange il codice martirizza se stesso». Avverte: «E' un concetto che troviamo anche in Majakovskij». Ma tiene ad aggiungere che nello spettacolo il soffio acre di questo concetto si smorza nell'ironia, si diluisce nella retorica della rivoluzione e del potere, si stempera nell'ipocrisia morale della controrivoluzione. «Qui non c'è eroismo. L'eroismo consiste semmai nell'essere nessuno. E per far capire meglio ciò che intendo dire, mando in scena Policinella che, secondo la nostra tradizione, dovrebbe essere decapitato, ma tante ne fa, che è lui a decapitare il boia». Uno stratagemma teatrale tipico di De Simone. «In effetti rientra nel mio modo di fare teatro. La Gatta Cenerentola è uguale: un prodotto dell'immaginario, dove lo sfumato morale s'inserisce nel campo bifronte della probabilità e dell'improbabilità. Mi sono formato nella consapevolezza che il teatro non è fatto di accadimenti, ma, come vediamo nella tragedia classica, consiste nella compresenza di passato e futuro, occupa una zona in cui tutto è già accaduto. La Gatta era così, era così lo Stabat Mater. In più esiste, fortissima, la mescolanza di oralità e letterarietà». Eleonora si muove dunque in questa direzione. «Ma bisogna aggiungere una cosa: qui abbiamo a che fare soprattutto con i versi, versi grandi. In questo modo la musica trova un bilanciamento, non è più un corpo estraneo. Eleonora è una Messa da requiem, ma le esecuzioni delle nostre Messe sinfoniche sono astratte, le ascoltiamo in modo sbagliato, avulse dal rito. Ma se riusciamo a inquadrarle nel loro contesto, ecco che riprendono la loro ritualità. Eleonora e il tentativo di riconquistare questa ritualità, di diventare metafora di un nuovo linguaggio teatrale, funzionale soltanto a questo spettacolo. E' una scommessa enorme, soprattutto se pensiamo che noi non abbiamo più un linguaggio teatrale». E Vanessa Redgrave? Chiamare un'attrice come lei non può essere privo di conseguenze. «Di¬ ciamo che ha la psiche du róle. Ma sbagliamo, se pensiamo che V abbiamo scelta per il suo impegno civile e femminile. Ciò che conta, qui, è la grande attrice. L'affabulazione teatrale ha bisogno di un attore colto, ma anche di una epicità vicina al teatro shakespeariano. Il suo utilizzo in Eleonora può essere paragonato a quello di Ingrid Bergman nella Giovanna al rogo di Claudel-Ho- negger. La vidi quando venne a Napoli, nel '53, ascoltai la sua parlata con venature straniere e non sono più riuscito a dimenticarla». Osvaldo Guerrieri a li costume di Eleonora disegnda Zaira de Vincentiis per lo spettacolo che l'8 genaprirà la stagione del San Cardi Napoli. Al centro un bozzedi Nicola Rubertelli. Nelle foa sinistra Roberto De Simone e Vanessa Redgrave VITA E MARTIR~s\ IUANDO salì sul pI 1 in Piazza del MerI I Napoli, Eleonora I I tei de Fonseca, 4A/J martire della Rivov napoletana, trovò per pronunciare davanti l'apostrofe virgiliana: «Fohaec ohm meminisse i(Forse un giorno sarà belldare anche questo). Era un'oratrice faconduna poetessa piena di vivfantasia. Definita dal Me«L'amabilissima musa deEleonora era nata a Romafamiglia di nobiltà porche di li a pochi anni si stabilita in Campania. Ala giovane - alta, formosacapelli corvini - divental'amica di giuristi, filososti, musicisti come Paisiemarosa. Mentre la moborbonica si allontana dorigini riformatrici ed giorno più screditata sulleuropea, la Francia rivolria acquista sempre maggscino agli occhi della nob\che si conquista l'appell^«marchesa giacobina». \ Nell'estate del 17\ restata per le sue attvoluzionarie, ma \ anarchici che segnj nizio della Repubbl'inizio del 1799 la-, di nuovo libera gnata nel comita', luzbnario. La blica viene proj il 21 gennaifebbraio EPimentel denegger. La vidi quando venne a ca dirige il Monitore Na li costume di Eleonora disegnato da Zaira de Vincentiis per lo spettacolo che l'8 gennaio aprirà la stagione del San Carlo di Napoli. Al centro un bozzetto di Nicola Rubertelli. Nelle foto a sinistra Roberto De Simone e Vanessa Redgrave

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