Siate creativi come noi, violate tutti i computer

Siate creativi come noi, violate tutti i computer Si chiamano «hacker», seminano il caos telematico, ma non si considerano pericolosi, anzi chiedono di essere protetti Siate creativi come noi, violate tutti i computer Un congresso a Berlino sancisce la nascita di una «nuova morale telematica» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Chi sono gli «hacker», figli di un meticciato telematico che avvolge il pianeta e spande inquietudini, paure, sospetti: intrusi on-line, spioni informatici, invasori della privacy tecnologica? «Gente che per anni è stata accusata di manomettere parole di passo e forzare accessi riservati, magari al Pentagono alla Casa Bianca o alla Federai Reserve, ma che del computer ha prima di tutto una visione creativa», risponde Anton da Magdeburg. «Gente che trova la strada dentro i problemi», risponde Ludwig da Berlino. «Gente che con la tecnologia e il computer fa quel che gli pare e non quel che sta scritto nel ma¬ nuale di istruzioni», riassume Andy Mueller-Maguhn. Andy conosce il ramo del quale esalta le potenzialità: «hacker» di fede e professione, appartiene alla storia del movimento tedesco ed è fra gli organizzatori del Chaos Communication Congress, il più grande «Congresso hacker» d'Europa che dopo tre giorni di lavori e migliaia di «visitatori attivi» si chiude oggi alla Haus am Koellnischen Park di Berlino. Per questo - e in quanto portavoce dei CCC, i «Chaos Computer Clubs» diffusi un po' dovunque, in Germania - tiene a chiarire «l'elemento-chiave» alla base della manifestazione: «Gli hacker sono una specie che va protetta. Dai servizi segreti, dai criminali, dall'industria, dalla stampa. E da se stessa». E' lo scopo principale del Congresso: il quindicesimo della serie ma il primo a svolgersi a Berlino per un atto di profetico omaggio - forse - a una capitale ancora grezza che si va ridefinendo fra giganteschi squarci. Affermare che «il tempo della crirninalizzazione è passato», dimostrare che «il tempo della violazione fine a se stessa si è chiuso». Annunciare «una etica-hacker» che non rinneghi la «felicità di forzare accessi», ma ne escluda l'utilizzo mercantile o addirittura ricattatorio, criminale. Esaltandone al contrario la bellezza, l'energia, la «capacità di liberare forza». E', questa «nuova morale telematica» della quale si intravedono i contorni, l'irrinunciabile garanzia contro «le strumentalizzazioni di una genialità tecnologica» che fa gola a tanti, avverte il portavoce dei CCC. Dalla criminalità organizzata ai servizi segreti, dalla mafia alle industrie prive di scrupoli. Come dire che il motto del Congresso - che ha dedicato due mattinate a dibattere «le violazioni delle chipeard», «la cultura di Internet» e «la storia dell'hackerkult in Germania» - potrebbe essere: «Riconosceteci, accettateci»? Purché si ammetta che il canirnino è ancora lungo: «Quante persone, solo a sentire la parola "hacker", corrono immediatamente ad avvertire la polizia? La maggior parte», avverte un cartello nel salone superiore dove centinaia di giovani al computer osano l'avventura e «si intromettono». La grande novità del Congresso di Berlino, frequentato soprattutto dalla «seconda generazione hacker», è un desiderio: conquistarsi un'accessibilità sociale che la filosofia del movimento ha, quasi geneticamente, rinnegato. Una strada obbligata? «Non siamo più outsider ma parte della società globale di Internet», rivendica Frank Rieger del CCC. «Perché non dovremmo essere proprio noi a mettere in guardia, grazie alle nostre competenze, dalla insospettabile fragilità di qualsiasi sistema tecnologico?». «Hacker» divulgatori, «hacker» mediatori fra la vulnerabilità degli strumenti e i loro utenti, è la lezione di Berlino: «Voghamo chiarirvi i vostri diritti, renderai consapevoli dei difetti delle mac-

Persone citate: Andy Mueller-maguhn, Frank Rieger, Haus

Luoghi citati: Berlino, Europa, Germania