Grande industria, ancora meno occupati

Grande industria, ancora meno occupati Negativi i dati Istat di settembre, ma Bersani è convinto: la crescita verrà dalle piccole imprese Grande industria, ancora meno occupati Pensioni di anzianità verso il raddoppio ROMA. Occupazione ancora in calo nelle grandi industrie, il dato Istat relativo a settembre parla di una contrazione dell' 1,7 per cento rispetto allo stesso mese del 1997, mentre su agosto l'indice degli occupati al lordo della cassa integrazione è sceso dello 0,2 per cento. Tradotte in posti di lavoro queste percentuali significano che, nell'arco di un anno, 14 mila persone si sono ritrovate senza impiego. Tutto ciò avviene mentre le retribuzioni lorde medie, sempre nel mese di settembre, sono aumentate del 2,2 per cento rispetto ad un anno prima e il costo del lavoro che ha fatto segnare una diminuzione dell'I,6 per cento nel mese preso in esame e dell'1,2 come media da gennaio a settembre: questa riduzione, spiega l'Istat, è stata realizzata soprattutto grazie all'introduzione dell'Irap, che ha consentito di abolire alcuni contributi a carico delle imprese. A questo nuovo segnale di allarme la Confindustria risponde indicando come causa la crisi economica in Asia, i sindacati chiedono investimenti per rilanciare la crescita e il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, suggerisce di attivare subito le ingenti risorse costituite dal risparmio nazionale. Dall'insieme dei commenti alle cifre Istat emergono due elementi comuni: la speranza in un certo recupero dovuto al calo del tasso di sconto e la sensazione che il dato occupazionale della grande industria non sia più cosi rappre- sentativo dell'andamento economico generale. E all'allarme per il lavoro se ne aggiungono altri sul fronte della previdenza. Secondo le più recenti proiezioni dell'Inps tra dieci anni la spesa per le pensioni di anzianità sarà quasi il doppio di quella prevista per il Duemila: 109.000 miliardi contro 59.889. Se poi si guarda ai prossimi quarant'anni la spesa pensionistica è addirittura destinata a triplicare, passando dai 201.201 miliardi del Duemila ai 602.770 di quattro decenni più tardi. Infatti, nonostante le nuove regole introdotte dalla riforma delle pensioni, il numero degli assegni di anzianità crescerà, dai 2 milioni e 300 mila dell'anno 2000, fino a superare, nel 2025, quota quattro milioni, contro i 6 milioni 300 mila pensioni di vecchiaia. Dopo questo picco il numero delle pensioni di anzianità dovrebbe cominciare a diminuire. Ma torniamo all'occupazione. Sul lavoro nelle grandi imprese il sindacato è indubbiamente preoccupato, anche se, come dice il segretario confederale Cgil, Beppe Casadio: «il dato Istat è in un certo senso scontato». «(Anche quando la crescita si farà sentire - prosegue Casadio - gli effetti positivi riguarderanno più sulla piccola e media impresa perchè la grande industria, per le sue peculiarità, non è rappresentativa dell'andamento economico generale». Un punto di vista in un qualche modo condiviso dallo stesso ministro dell'industria, Pier Luigi Bersani: «I dati dell'Istat - spiega - dimostrano che è in atto un processo di riorganizzazione del lavoro e che al ridimensionamento della grande industria corrisponde una crescita del numero delle piccole e medie imprese. Questo tipo di aziende non solo assorbe occupati, ma vive una rivitalizzazione del proprio tessuto». Secondo la Uil, però, se non si vuol vedere aumentare ancora la disoccupazione, sono necessario, come sostiene il segretario confederale Natale Forlani: «sono necessari da 20 a 25 mila miliardi di investimenti pubblici nelle infrastrutture per alzare la quota della crescita economica». Il suo omolo- go della Uil, Paolo Pirani sottolinea «Ora occorrerà vedere se questo calo di lavoro verrà compensato dalla ripresa dello sviluppo. Con tassi e inflazione bassi, uniti a riduzioni dell'imposizione fiscale e del costo del lavoro, ci dovrà essere un'azione incisiva per risolvere quello che è ormai il problema più grande del Paese». E proprio sul calo del costo del denaro si appuntano, secondo il consigliere per il centro studi confindustria, Guidalberto Guidi, le possi¬ bilità di un inversione di tendenza per il 1999. Ma nello stesso tempo il governatore Fazio esorta ad agire in fretta: la lotta alla disoccupazione si combatte anzitutto attivando le ingenti risorse rappresentate dal risparmio nazionale e se non lo si fa subito questo risparmio, invece di finanziare investimenti produttivi in italia rischia di prendere la strada dell'estero. Vanni Cornerò LE PENSIONI DEL DUEMILA NELLA TABELLA LE PREVISIONI DELL'INPS PER I PROSSIMI 50 ANNI TIPO PENSIONE 2.000 2.015 2.025 2.035 2.050 VECCHIAIA 5.297 5.695 6.302 7.298 8.612 2.377 3.715 4.091 3.646 1.566 INVAIIDITA' 2.880 1.853 1.614 1.494 1.307 SUPERSTITI 3.789 4.295 4.419 4.272 3.786 TOTALE 14.343 15.558 16.426 16.710 15.271 VECCHIAIA 36,9 36,6 38,4 43,7 56,3 ANZIANITA 16,6 23,9 24,9 21,8 10,3 INVALIDITA' 20,1 11,9 9,8 8,9 8,6 SUPERSTITI 26,4 27,6 26,9 25,6 24,8 TOTALE [ 100,0 [ 100,0 [ 100,0 f 100,0 f 100,0 - ^S-- X— V V, La Confindustria «recupero possibile grazie al taglio del tasso di sconto»

Persone citate: Antonio Fazio, Beppe Casadio, Bersani, Casadio, Guidalberto Guidi, Natale Forlani, Paolo Pirani, Pier Luigi Bersani, Vanni Cornerò

Luoghi citati: Asia, Roma