«Troppe barche improvvisate» di Irene Cabiati

«Troppe barche improvvisate» «Troppe barche improvvisate» Soldini: con quel mare non si può giocare IL NAVIGATORE SOLITARIO GIOVANNI Soldini, quasi alla fine della seconda tappa del giro del mondo a vela in solitario, naviga sul veliero Fila, a poche miglia dal luogo della tragedia. «Ora è tutto finito - sospira - ho passato due giorni niente male». Parla al telefono sgranocchiando un craker, emiesimo spuntino della sua impegnativa giornata e intanto tormenta i tasti del computer: «Sto cercando notizie su Internet, i partecipanti alla regata navigavano a Òvest della depressione, io a Est». Racconta la galoppata mozzafiato sotto un cielo di latte, il mare nervoso, grigio, rovistato con arroganza dal vento. Onde di dieci metri, scivoli d'acqua verso l'abisso. «All'inizio ho dovuto ridurre la vela grande con tre mani di terzaroli e tormentina a prua fino a issare soltanto la trinchetta. Ma la barca risponde bene, la sento grintosa, pronta a seguirmi. Cambiando le vele ho fatto molta fatica: ero fradicio e il mare ci sballottava. Uscire di notte era veramente dura, per fortuna non fa freddo». Il pensiero va ai velisti partecipanti alla regata australiana che non ce l'hanno fatta: «Non li conosco e ovviamente mi dispiace. Non ho mai partecipato a quella gara però so che su tanti partecipanti spesso ci sono persone impreparate che rischiano, anche in condizioni meteo non favorevoli. Se c'era effettivo pericolo, non avrebbero dovuto dare il via alla gara». La stessa tempesta ha investito Fila e altri velieri del giro del mondo in solitario: «Anche noi abbiamo faticato parecchio, ma 50 nodi di vento non sono una tragedia. Le nostre barche, intendo quelle da navigazione oceanica, sono predisposte per questo. E' anche vero che se si rompe qualcosa può essere un dramma. Non è soltanto questione di vento: contano molto l'e- sperienza, le condizioni della barca, l'affaticamento». Fila va di bolina, il mare graffia i suoi fianchi e la prua si tuffa nelle onde contrarie sfilacciate di schiuma. «Questa barca, come tutti gli Open 60 - fa notare Soldini - non ama navigare di boli¬ na. Soffre». Ma deve scappare forte e guadagnare mare rispetto a Groupe 4,la barca di Mike Golding, il grande avversario di Giovanni: ha vinto la prima tappa, e questa volta ha trovato filo da torcere. Fino a Cape Town Giovanni aveva sbagliato tattica, questa volta sembra andare molto meglio. E poi c'è la temibile amica Isabelle Autissier che in questo tratto di oceano aveva dato il meglio di sé qualche anno fa rischiando il naufragio. Adesso ha rotto una vela ed è indietro. L'altro avversario pericoloso, Thiercelin, insegue a 326 miglia. Da questa parte dell'Oceano Indiano si corre allo spasimo con prua a Auckland. Intanto dall'altra parte della tempesta si stan¬ no ancora cercando naufraghi. Navi ed elicotteri della marina australiana sono stati impegnati giorno e notte: vale la pena un simile investimento per una gara? «Clù naviga - osserva Soldini - dovrebbe conoscere il pericolo che corre. E quelli che vanno a fare i salvataggi, se proprio devo essere sincero, sono militari, quindi stipendiati, che a parte il lato tragico dell'evento sono ben contenti di poter fare esperienza pratica invece di andar per mare a sparacchiare o fare giri a vuoto. Queste tristi circostanze servono anche per perfezionare tecniche e tecnologia». Le condizioni meteo ora sono migliorate. Soldini è più rilassato: «Navigo con due mani di terzaroli diretto alla punta settentrionale della Nuova Zelanda. Mi mancano circa seicento miglia al traguardo. Ho sonno, dormo in media quattro ore al giorno e non vedo l'ora di arrivare». Un'inchiesta giornalistica per eleggere lo sportivo dell'anno ha dato un voto anche a Soldini. La motivazione? Gliela leggiamo per telefono: «Mi piace pensare che Soldini sia rimasto unico, nel mondo dello sport, a usare il termine "stupefacente" come aggettivo e non come sostantivo». Soldini scoppia a ridere: «Eh! bella questa! Io per andar più forte, al massimo, mi bevo un bicchiere!». Irene Cabiati

Persone citate: Cape, Fila, Isabelle Autissier, Mike Golding, Soldini, Thiercelin

Luoghi citati: Nuova Zelanda