«Nico? Causa persa in partenza»

«Nico? Causa persa in partenza» Catania: i genitori del bimbo ferito in un agguato hanno deciso di non costituirsi parte civile al processo «Nico? Causa persa in partenza» La mamma: già fuori chi Vha accecato CATANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Non c'è Stato, che senso ha costituirsi parte civile? La causa è persa in partenza, visto che i killer sono già tutti fuori». E' amareggiata e delusa Grazia Castiglia, madre di Nico Querulo, il bambino di 5 anni accecato da un proiettile vagante durante un agguato di mafia. Il 9 gennaio si aprirà il processo contro mandanti ed esecutori dell'omicidio del pregiudicato Angelo Castorina, avvenuto il 7 aprile scorso nel quartiere San Cristoforo e nel quale rimase ferito agli occhi il piccolo Nico. La famiglia Querulo non ci andrà, per protesta: «Non mi interessa neanche guardarli in faccia - dice la signora Querulo - per me non ha alcune senso costituirmi parte civile, visto che tutte le persone coinvolte sono fuori. Uno addirittura lo vedo passeggiare ogni sera davanti al nostro negozio. E non è giusto, dopo che hanno rovinato un bambino di cinque anni». Paura di quelle persone? «No, paura no. Sono dei disgraziati. Ma non vedo a che cosa possa servire se chi ci deve tutelare consente che dopo pochi mesi questi signori siano fuori dal carcere. Se vuole è una forma di protesta. Un bambino che fino a otto mesi fa aveva la vista e adesso cammina cieco per casa...Chi lo ha fatto deve restare in carcere ripete la mamma di Nico - se così non è, allora, per me non c'é legge, se ci fossero Stato e la legge queste persone non dovrebbero essere già fuori». In serata la procura di Catania ha precisato che solo una delle persone arrestate per l'omicidio del pregudicato e il ferimento di due persone, e tra queste Nico, è stata scarcera- ta. Le altre, compreso il sicario, sarebbero ancora rinchiuse nelle carceri di massima sicurezza. La famiglia Querulo ha ripreso, per quanto possibile, una vita normale dopo i giorni dell'angoscia, il lungo viaggio della speranza nella clinica austriaca del chirurgo oculista Gerard Stiegler, il mesto ritorno a casa con l'infausta diagnosi che per gli occhi di Nico non c'era più nulla da fare. La signora Castiglia è tornata dietro al bancone del suo nego- zietto di generi alimentari, in via della Concordia, a pochi metri dal luogo dell'agguato; il marito, Mario Querulo, la aiuta. In questi mesi lui è tornato altre volte in Austria, a Vigaun, ma stavolta per se stesso. In ottobre, per tre volte il professor Stiegler lo ha operato agli occhi: «Stavo per perdere la vista pure io - ha detto ai giornalisti Mario Querulo - poi Stiegler mi ha salvato». Adesso il papà di Nico è costretto a portare gli occhiali. La moglie dice che da bam¬ bino aveva avuto una brutta infezione agli occhi ma che poi tutto era stato risolto: «Durante l'estate sono tornati i problemi, probabilmente a causa dello stress per il nostro dramma. E Stiegler ci ha aiutati ancora». Nico a novembre è tornato a scuola. Una normale scuola, non una per non vedenti. «Va alla De Amicis, in centro, accanto ha una insegnante di sostegno che gli sta facendo imparare il Braille - spiega la madre - non volevamo per lui una scuola speciale, per non farlo sentire diverso dagli altri bambini. Ora è tranquillo e come noi spera che un giorno la tecnologia gli possa ridare la vista, almeno in parte. Il professor Stiegler ci dice che la tecnica del microchip sta facendo passi da gigante e che forse fra cinque anni potrà rivedere. Siamo realisti e sappiamo che per ora è impossibile. Ma non smettiamo di sperare». Fabio Albanese «Uno di quei killer lo vedo addirittura passeggiare ogni sera davanti al negozio» «Paura? No, in fondo sono dei disgraziati La nostra semmai è una forma di protesta» Sopra; Nico Querulo. A sinistra: la mamma del bambino catanese e il professor Stiegler

Luoghi citati: Austria, Catania