Ritornano i fantasmi di «Sole» e «Baleno»

Ritornano i fantasmi di «Sole» e «Baleno» Ritornano i fantasmi di «Sole» e «Baleno» RETROSCENA LA PROTESTA DEI CENTRI SOCIALI E' I g TORINO ™ una notizia che, a caldo, può anche strappare il sorriso: la polizia a Torino è impegnata nella caccia agli sconosciuti che per ben due volte hanno rubato il Gesù Bambino dal presepe, ora presidiato dalle forze dell'ordine, di Lele Luzzati, in piazza Carlo Felice, pieno centro di Torino. E infatti è quasi divertito il regista, quando spiega stupito che no, non gli era mai capitata un'avventura del genere: «Io sono un uomo di teatro e sono abituato a perdere delle cose, particolari di una scenografia, disegni, costumi. Ma nessuno mi aveva mai rubato nulla...». Pensa a una burla, Luzzati. A una farsa. A un gesto goliardico. Uno scherzo di Natale. Irriverente e di cattivo gusto, certo, ma pur sempre uno scherzo. Ma poi arrivano all'Ansa una foto della statua in mezzo ai giornali di ieri e una frase che ha il sapore della rivendicazione («Silvano libero subito o Gesù morto!»), e dietro la farsa affiora una tragedia assurda, che ha segnato il 1998 a Torino. E' la tragedia della morte di due giovani, di Edoardo «Baleno» Massari, suicida nel carcere torinese delle Vallette lo scorso 28 marzo, e della sua compagna Maria Soledad Rosas, suicida anche lei poco tempo dopo nella comunità di Bene Vagienna, nel Cuneese, dove si trovava agli arresti domiciliari. Ma è anche la tragedia di una città che di colpo ha scoperto la rabbia dei centri sociali, le scritte sui muri, la disperazione e la solitudine dei ragazzi che sfilano per il centro urlando il loro essere «contro». Contro i magistrati, contro i giornalisti, contro le istituzioni. Contro tutto. «Baleno» e «Sole» erano stati arrestati dai carabinieri del Ros il 5 marzo insieme con Silvano Pelissero, unico sopravvissuto, in una casa occupata di Collegno, prima periferia di Torino. Sono accusati di avere a che fare, in un modo o nell'altro, con la catena di attentati contro l'alta velocità in Val Susa. Una dozzina di episodi in tutto, tra l'agosto '96 e il novembre '97: molotov contro una trivella, bottiglie incendiarie, spari contro le centraline Omnitel e Telecom, dinamite sui ripetitori Mediaset. Alcune azioni non sono mai state ri¬ vendicate. In altre compare la sigla dei «lupi grigi». Per tutti l'accusa iniziale è di associazione con finalità di terrorismo, poi derubricata in associazione sovversiva. La cronaca dei giorni immediatamente successivi all'arresto racconta una tensione che si sfoga ai microfoni di Radio Black-out e si manifesta attraverso cortei (6 marzo: 6 arresti, 17 denunce), vetrine rotte, scritte spray in cui si chiede «libertà per gli arrestati» e in particolare per «Baleno», l'uomo simbolo del gruppo, anarchico da sempre e protagonista di svariate occupazioni soprattutto in provincia di Torino ( 1985 : la piscina di Caluso). Di Pellissero e Soledad si sa meno: lui è un artigiano di Bussoleno, e dicono che prima di avvicinarsi agli ambienti dell'anarchia sia stato missino e poi leghista (ma il diretto interessato ha sempre smentito); lei è un'argentina che è arrivata da poco in Italia, con un permesso di soggiorno ottenuto sposando in un matrimonio di facciata l'anarchico Luca Bruno. Con la morte di «Baleno», trovato un sabato mattino appeso a un lenzuolo nella sua cella, Torino precipita nel buio di una violenza che pare incontrollabile. I giornalisti diventano «assassini». Mauri¬ zio Laudi, il magistrato titolare dell'inchiesta sugli attentati in Val Susa, un «boia». Giovedì 2 aprile, a Brosso, in Val Chiusella, dove si svolgono i funerali di Massari, il paese viene messo sotto sequestro da squatter e anarchici. Guai avvicinarsi. Chi lo fa, come il corrispondente dell'Ansa Daniele Gerico, viene pestato a sangue: 90 giorni di prognosi. Due giorni dopo, sabato 4 aprile, uno striscone con la scritta «assassini» apre il corteo «blindato» di 5 mila giovani che, arrivati da tutt'Italia, sfilano per chiedere la libertà di Soledad e Pellissero. Bilancio della giornata: nessun incidente, ma la città tappezzata di scritte e le vetrate del Palagiustizia in frantumi. Sembra finita. E invece arriva l'estate dei pacchi-bomba (sei: al giudice Laudi, a Genco, al consigliere regionale dei Verdi Pasquale Cavaliere, all'onorevole di Rifondazione Giuliano Pisapia, al consigliere milanese di Re Umberto Gay, al direttore sanitario delle Vallette Remo Urani) e, adesso, questo furto del Gesù Bambino accompagnato da una sinistra rivendicazione. Altro che farsa, altro che goliardata natalizia. Gianni Armand-Pilon L'anarchico Silvano Pellissero