Il ricatto degli squatter per Gesù Bambino

Il ricatto degli squatter per Gesù Bambino Torino, al centro della rivendicazione l'anarchico arrestato per gli attentati contro l'Alta velocità Il ricatto degli squatter per Gesù Bambino «Liberate il compagno Silvano o non vedrete più la statua» TORINO. Sei parole per rivendicare il «sequestro» di Gesù Bambino dal presepe di legno montato nei giardini davanti alla stazione di Porta Nuova, a Torino. Sei parole, «Silvano libero subito o Gesù morto!», che firmano il doppio rapimento con un termine che, a Torino, raggruppa anarchici, punk e ragazzi dei centri sociali: squatters. Ovvero i 5 mila in corteo ad aprile, gli arresti per alcuni attentati contro i cantieri dell'Alta velocità, la morte di due anarchici in carcere. E poi i pacchi bomba, le manifestazioni, gli scontri con la polizia. E infine il doppio «rapimento» per ottenere la liberazione di Silvano Pellissero, lo squatter agli arresti domiciliari per aver preso parte agli attentati alle linee ferroviarie in Val di Susa. Stavolta, però, se la sono presa con un simbolo: quello del Natale. E a questo punto poco importa se già ieri sera nella mangiatoia c'era una copia della statua, realizzata a tempo di record dal Teatro Stabile. Gli squatter hanno colpito nel giorno della festa, sotto gli occhi di adulti e bambini. In 30, dicono i testimoni, hanno circondato il presepe, smontato il bambinello dalla mangiatoia e sono fuggiti con l'ostaggio. Finito nel Po poche ore dopo e recuperato il giorno di Santo Stefano, da un turista americano. Sfregio fallito. E così sono tornati in azione la notte successiva, senza lasciare accanto alla mangiatoia nemmeno un messaggio come avevano fatto il giorno prima, quando sul retro di una busta, a mano, avevano scritto: «Torno Subito. Gesù». Alla fine si sono fatti vivi con fotografie e dispacci inviati all'Ansa, a Radio Flash e alla redazione torinese del quotidiano «La Repubblica»: «Siamo stati noi». Come fosse un rapimento vero, politico, come facevano le Brigate Rosse, hanno messo dentro un sacchetto una Polaroid con l'immagine di Gesù Bambino che regge in mano gli articoli de «La Stampa» sullo strano sequestro. E poi il foglietto con rivendicazione, riscatto e firma: «Silvano libero subito o Gesù morto!». Inutile, dicono i poliziotti, studiare la foto: non offre spunti d'indagine e lo sfondo rosso cancella e oscura ogni cosa, ogni particolare. Inutile cercare indizi sulla busta bianca, senza un'indicazione. E sarà impegno vano per gli investigatori, che indagano come se fosse un rapimento vero, anche scrutare i caratteri della rivendicazione, sono scritti al computer. Ma nonostante la povertà di indizi per gli investigatori non c'è da agitarsi. In fondo, questo è solo uno scherzo che, seppur di pessimo gusto, non fa del male a nessuno, ideato da chi nel Natale cristiano non crede e non ha mai creduto. Da chi si è inventato lo spogliarello maschile in diretta tv, sulle Porte Palatine, proprio di fronte al Duomo di Torino, nel momento in cui il cardinale Giovanni Saldarmi dava il via ufficiale all'Ostensione della Sindone. Da chi ha ideato il corteo del «Papa j;aio», parodia di quello Romano elio a Torino sarebbe giunto e sfilato qualche giorno più tardi. Parodie. Che non fanno sorridere Emanuele Luzzati, il creatore del presepe e del Bambinello di compensato. Dice: «Se vogliono davvero un riscatto non si rendono conto che quella statua varrà meno di 200 mila lire. Se invece volevano colpire un simbolo ci sono riusciti». Ma poi aggiunge: «Quello è e resterà un pezzo di legno dipinto. Non diamo troppa importanza a chi fa di tutto per attirare l'attenzione su di sé». E che gli squatters torinesi abbiano latto di tutto per farsi notare, anche a Natale, è fuori discussione. Avevano promesso una settimana di festa. L'avevano chiamata «Molotov», sottintendendo che, con il 31, avrebbe fatto esplodere questo loro anno orribile. Dai microfoni di Radio Flash, supplente occasionale della storica Black Out, i ragazzi che hanno riservato sonni poco tranquilli al sindaco Valentino Castellani, avevano fatto gli auguri di buon Natale alla città e si erano divertiti a lasciare presagire che altri ancora ne sarebbero venuti. Ma era, e forse è, solo un divertissement. Avevano promesso che a Torino, in questi giorni, sarebbero arrivati «amici» da Francia, Svizzera e Germania, invitati a visitare quartieri «diversi dal produci-consuma-crepa nel quale il sistema ufficiale rinchiude i cittadini». Avevano invitato tutti a partecipare: «Compresi i poliziotti, che alle nostre feste non mancano mai». Il passa parola, promesso dalle onde radio avrà funzionato? E l'idea del rapimento del bambinello è nata dai torinesi o dai compagni stranieri? Chissà! Intanto c'è la rivendicazione e il dubbio che il Gesù di legno sia in una delle tante case occupate. Intanto, i politici commentano. 11 capogruppo di An, Agostino Ghiglia pensa alla pista di ghiaccio: «Mi chiedo quali provvedimenti il Comune prenderà per difendere il patinoire costato quasi due miliardi dall'assalto dei delinquenti dei Centri sociali». L'onorevole Raffaele Costa, di Forza Italia, sottolinea: «Si è colpita non una statuetta, ma il sentimento religioso di tanta gente». La Curia tace. Solo Silvio Viale, esponente dei Verdi, getta acqua sul fuoco. ((Attenzione - dice - associare il Bambinello a Pellissero è una manovra per creare panico la notte di Capodanno. Non cadiamo hi questa trappola». Lodovico Poletto Luzzati: «Sbagliato dare troppa importanza a chi fa di tutto per attirare l'attenzione» UN PRESEPE NEL MIRINO IL PRIMO SEQUESTRO. La culla è desolatamente vuota nel grande presepe ideato a Torino da Lele Luzzati, dopo che Gesù Bambino era stato rapito una prima volta la vigilia di Natale. La statua di legno (una semplice tavola di compensato dipinta) era stata svitata da una ventina di giovani sotto gli occhi di molti passanti che non erano intervenuti per fermare lo scempio. I VANDALI COLPISCONO DI NUOVO. Gesù Bambino era stato ritrovato il giorno dopo, il 25 dicembre, nelle gelide acque del Po, con una gamba spezzata. L'aveva avvistata un turista americano, che ha avvertito i vigili urbani. Era stata subito rimessa al suo posto e l'altro ieri gli squatter si sono rifatti vivi. Identica la tecnica, ma stavolta non c'è stato nessun testimone. SPUNTA LA POLAROID. Il Gesù Bambino scomparso di Lele Luzzati appare nella foto «Polaroid» diffusa dagli squatter con in mano le edizioni della «Repubblica» e della «Stampa», secondo un macabro rituale, copiato da quello dei sequestratori non di statue ma di persone in carne e ossa.

Luoghi citati: Francia, Germania, Svizzera, Torino