« I verificatori resteranno » di M. Mo.
« I verificatori resteranno » « I verificatori resteranno » Aragona: solo così si fermerà la guerra IL SEGRETARIO DELL'OSCE Giancarlo Aragona, segretario generale dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa: gli scontri di questi giorni mettono a rischio lo spiegamento degli ispettori in Kosovo? «La situazione in Kosovo è delicata, fragile e difficile. Gli incidenti a cui abbiamo assistito sono stati seri ma finora localizzati nella zona di Podujevo e il quadro complessivo della tregua concordata in ottobre tiene. Quanto sta avvenendo ribadisce però l'assoluta necessità che le parti rispettino gli impegni formalmente presi. La missione dell'Osce in Kosovo infatti, come l'Italia ha sottolineato in questi giorni, non è un fatto a sé: si inquadra in un complesso sforzo internazionale teso alla ricerca di una soluzione politica sullo status della regione. Il buon esito della missione dell'Osce dipende dall'inizio e dal successo dei negoziati politici». Perché il presidente di turno dell'Osce, Bronislaw Geremek, ha lasciato intendere che gli ispettori internazionali potrebbero andar via? «Geremek ha compiuto un passo per mettere in guardia sul fatto che se la situazione sul terreno dovesse diventare insostenibile l'Osce dovrebbe verificare se questo è compatibile con gli accordi presi sullo spiegamento, sulla tutela della sicurezza e sullo svolgimento della missione dei propri uomini. Geremek non ha affatto minacciato "ce ne andiamo" ma ha voluto chiaramente ricordare alle parti in causa che lo spiegamento dei verificatori Osce è stato da loro accettato con degli accordi che garantiscono l'assenza di rischi e la piena collaborazione sul terreno. Questi patti devono essere rispettati da chi li ha siglati». Il negoziato in ritardo inoltre non favorisce l'inizio della missione degli ispettori... «L'ambasciatore americano Hill, assistito dall'Unione Europea, è impegnato senza sosta da giorni in una mediazione difficile ma le parti in causa devono mostrare maggiore collaborazione. Finora a quanto ci risulta le loro risposte non sono state certo incoraggianti». Qual è secondo l'Osce la genesi degli incidenti di questi giorni? C'è un tentativo di bloccare gli ispettori? «Gli incidenti di questi giorni non vanno visti tutti in stretto collegamento col negoziato politico. In alcuni casi, come a Podujevo, si è trattato di vendette locali. Ma non vi è dub¬ bio che se la trattativa sullo status del Kosovo finalmente decollasse, anche il rischio di incidenti locali diminuirebbe di molto». Come procede lo spiegamento sul terreno? «Lo spiegamento sta continuando nei tempi e modi previsti. Nelle prossime ore altri cento verificatori si aggiungeranno ai settecento già presenti. L'attività dei verificatori è entrata nel vivo anche con vere e proprie mediazioni. Proprio l'intervento del capo della missione dell'Osce, William Walker, e dei suoi stretti collaboratori si è rivelato risolutivo a Podujevo per raggiungere una tregua dopo gli inci¬ denti. A breve arriverà in Kosovo anche il vice capo missione, che sarà un italiano incaricato di seguire la riforma della polizia e della magistratura locali». Ci sono dei problemi per raggiungere il quorum fissato di 2000 verificatori? «No, arriveremo ai 2000 uomini nel tempo previsto». C'è il rischio di attacchi a sorpresa dell'Alleanza Atlantica contro le postazioni militari dei serbi? «L'incombente stato di allerta della Nato è un altro tassello della strategia della comunità internazionale per spingere le parti verso il negoziato sul Kosovo. La speranza di tutti è che la parte jugoslava rispetti i propri impegni e si eviti l'attacco militare dell'Alleanza. Ma la comunità internazionale deve rimanere consapevole dei rischi che la situazione in Kosovo comporta per tutti. E non solo a causa delle ondate di profughi che continuano ad arrivare sulle nostre coste dell'Adriatico», [m. mo.]
Persone citate: Bronislaw Geremek, Geremek, Giancarlo Aragona, William Walker
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