Albanesi e serbi in fuga dal terrore

Albanesi e serbi in fuga dal terrore Un giorno di tregua armata nel Kosovo, Tirana chiede un immediato intervento della Nato Albanesi e serbi in fuga dal terrore Si temono rappresaglie di Belgrado e attacchi dei guerriglieri ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Dopo quattro giorni di feroci combattimenti nel Kosovo ieri sembrava tornata la calma. Il fragile cessate-il-fuoco tra serbi e albanesi è stato negoziato dal capo della missione dei verificatori dell'Osce, William Walker. «Dopo lunghi colloqui con i comandanti delle forze jugoslave e con i rappresentanti dell'Esercito di liberazione del Kosovo, Walker è riuscito a convincerli a rispettare la tregua», ha dichiarato a Pristina il portavoce dell'Organizzazione, Jòrgen Grùnnet. Ma nella zona di Podujevo, una trentina di chilometri a Nord della capitale kosovara, la tensione rimane alle stelle. I pochi civili serbi rimasti nei villaggi albanesi cercano di fuggire per paura degli attacchi dei guerriglieri dell'Uck. Walker è intervenuto presso i dirigenti locali albanesi affinché lascino passare 12 serbi bloccati in un paese a Ovest di Podujevo. A loro volta colonne di profughi albanesi scappano nel timore di una nuova offensiva dei carri armati dell'esercito jugoslavo che hanno bombardato per giorni le loro abitazioni. Donne, vecchi e bambini cercano rifugio nel villaggio di Lapastica, roccaforte dell'Uck. Malgrado la violenta offensiva delle truppe di Milosevic i separatisti albanesi controllano tuttora la zona di Lapastica. Migliaia di profughi hanno raggiunto il villaggio nella notte tra domenica e lunedì: molti sono già stati costretti più volte ad abbandonare le loro case. Per timore delle rappresaglie serbe fuggono di nuovo malgrado il grande freddo e la neve che ricopre l'intero Kosovo. 1 «La responsabilità degli ultimi scontri è di entrambe le parti», ha dichiarato il capo della missione Osce, aggiungendo che serbi ed albanesi hanno violato la tregua del 12 ottobre firmata a Belgrado dall'inviato americano Holbrooke e dal presidente jugoslavo Milosevic. Secondo Walker i due mesi di relativa tranquillità sono stati usati dagli uni e dagli altri per ottenere vantaggi sul terreno. E l'Esercito di liberazione del Kosovo ne ha approfittato per procurarsi nuove armi, in particolare razzi anticarro. «Nelle ultime battaglie ab biamo distrutto molti tank serbi», hanno confermato dirigenti dell'Uck. «Violando gli impegni assunti le forze serbe sono ri tornate nel Kosovo e hanno continuato con le azioni re pressive. Ma allo stesso tempo gruppi di uomini armati albanesi hanno commesso atti terroristici. Per questo so no ripresi i combattimenti» ha affermato il presidente di turno dell'Osce, il ministro degli Esteri polacco Broni- slav Geremek. Di tutt'altra opinione il capo della diplomazia russa Igor Ivanov, che ha addossato tutta la colpa «ai separatisti e agli estremisti albanesi». Sul terreno la situazione rimane tesa. La fragile tregua può saltare in un attimo se le truppe di Milosevic non si ritirano dal Kosovo, ammoniscono i combattenti dell'Uck. D'altra parte i serbi della regione premono sul presidente jugo- slavo affinché mandi nuove forze sul posto per garantire la loro sicurezza. L'Occidente segue con preoccupazione lo sviluppo della crisi. I 600 verificatori dell'Osce finora giunti nella regione (in tutto dovrebbero essere dispiegati 2 mila uomini) non si sono ancora trovati in situazione di pericolo diretto. «I nostri verificatori non sono mai in prima linea sul posto degli scontri. Quando si spostano, lo fanno a bordo di mezzi corazzali. Ma la missione verrà riesaminata se la tregua non dovesse reggere», ha dichiarato il vicecapo della missione a Pristina Gabriel Keller. «La comunità internazionale deve reagire alla nuova offensiva serba nel Kosovo facendo intervenire la Nato»: la richiesta viene dal portavoce di Ibrahim Rugova, il leader moderato albanese capo della Lega Democratica del Kosovo. Anche il Parlamento di Tirana ha chiesto ieri un'azione militare delle forze alleate per fermare il nuovo spargimento di sangue. Ingrid Badurina Per l'Osce la colpa degli scontri è di entrambe le parti Secondo la Russia la responsabilità è solo dei separatisti «I contendenti devono mostrare maggiore collaborazione, lo stato d'allerta della Nato è un modo per convincerli» Poliziotti serbi vicino a Podujevo teatro dell'ultima battaglia con i separatisti albanesi