Riad dà scacco al Raiss
Riad dà scacco al Raiss Riad dà scacco al Raiss Bloccato il vertice arabo anti-Usa IL CAIRO NOSTRO SERVIZIO Gli appelli di Baghdad per la convocazione di un vertice arabo straordinario sono caduti nel vuoto. L'Egitto e i Paesi del Golfo hanno declinato i pressanti inviti provenienti tanto dall'Iraq quanto da qualche Paese arabo solidale con il raìss. Slitta pure di un mese la riunione «urgente» dei ministri degli Esteri della Lega Araba dedicata ai raid anglo-americani del 19 dicembre scorso. Inizialmente era fissata per domani, 17 Paesi avevano annunciato la loro disponibilità. Ma con la scusa del Ramadan, i Paesi del Golfo ne hanno ottenuto il rinvio a dopo le feste islamiche, cioè il 24 gennaio. Con comprensibile imbarazzo per il segretario generale della Lega Araba Issmat Abdel Maguid che aveva già distribuito gb inviti per le assise straordinarie. Un successo diplomatico quindi per l'Arabia Saudita, capofila dei Paesi del Golfo ostili a Saddam Hussein. Questa «cordata», della quale fanno parte il Kuwait, il Ba- hrein e l'Oman, non vede di buon occhio una linea unitaria prò Saddam in quanto potrebbe determinare la fine dell'isolamento politico del dittatore. Isolamento che risale all'invasione del Kuwait nell'agosto del 1990 e man mano è cresciuto in questi anni in seguito alla guerra del Golfo e all'inasprimento delle sanzioni Onu. Perciò i sauditi hanno spedito al Cairo, domenica, il loro ministro degh' Esteri, il principe Saud al-Fayassal, con l'intento di mettere in guardia gli egiziani «dalle impbcazioni politiche negative» che può provocare un vertice arabo dedicato in questo momento alla disgrazia dell'Iraq. Riad inoltre minacciava di boicottare la riunione. Missione riuscita. Ieri, il consigliere politico del presidente Mubarak, Ussama el-Baz, dichiarava di condividere questo punto di vista dei nemici di Saddam: «Non sarebbe realistico pensare che alcuni Paesi arabi possano sedere allo stesso tavolo in un vertice in cui prenderà parte Ja dirigenza irachena ai più alti livelli». In sostanza, Saddam resterà uno sgradito ospite che gli sciiti del Golfo non hanno intenzione né oggi né mai di tirare fuori dai guai nei quali si è cacciato. Del resto le monarchie petrolifere non possono perdonargli di essere il responsabile della loro rovina finanziaria: da una parte per via delle spese della guerra del Golfo (50 miliardi di dollari), dall'altra per via delle cospicue somme destinate al bilancio della difesa che sono costretti a sborsare per tenere a bada l'Iraq. Prendere parte a un vertice ara¬ bo dove dovranno essere adottate delle decisioni a sostegno dell'Iraq sarebbe quindi inconcepibile per i sauditi, spiegano alcuni diplomatici arabi a Riad. Perché il riscliio più grande è che la risoluzione finale del vertice contenga richieste come la revoca delle sanzioni economiche contro Baghdad, del resto già sollecitata dagli iracheni. Nell'invocare un summit arabo, gli organi di stampa del regime sottolineano che non saranno sufficienti le dichiarazioni generiche di solidarietà e pretendono azioni concrete. Ad esempio la revoca unilaterale delle sanzioni come sfida all'America che affama l'Iraq. I sauditi e i loro alleati non si lasciano impietosire. Dicono che la soluzione della crisi risiede nell'attuazione delle risoluzioni Onu da parte del governo iracheno. E precisano: «Non spetta ai Paesi arabi revocare l'embargo Onu bensì al Consiglio di sicurezza». Ibrahim Refat Operai a Baghdad costruiscono l'ennesimo monumento a Saddam Hussein
Persone citate: Abdel Maguid, Ibrahim Refat, Mubarak, Saddam Hussein
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