«Sì, Ocalan è pronto a lasciare l'Italia» di Maurizio Molinari

«Sì, Ocalan è pronto a lasciare l'Italia» «Il leader curdo è venuto per intraprendere un'iniziativa di pace». «Io lo riaccompagnerei nel nostro Paese» «Sì, Ocalan è pronto a lasciare l'Italia» Mantovani: ma solo se potrà continuare a fare politica IL DEPUTATO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA ROMA AMON Mantovani, deputato di Rifondazione, è sicura la partenza di Ocalan? «Sì penso di sì. Ma in seguito, in un futuro vicino, potrà tornare da libero cittadino perché è da libero cittadine che parte». L'Italia ha scelto la strada dell'allontanamento consensuale. Ma Ocalan non se ne va. Cosa manca all'intesa? «I legali hanno posto l'esigenza di assicurare ad Ocalan la sicurezza e la possibilità di svolgere attività politiche lì deve andrà. E' un elemento decisivo. Ocalan è venuto in Italia per intraprendere un'iniziativa di pace. Per poter continuare a lavorare per la conferenza internazionale deve essere messo al sicuro dal governo turco che non esiterebbe a ucciderlo». E i ritardi a ripetizione? «Credo che siano dovuti a delle verifiche che vengono fatte». Quale risultato politico ha ottenuto Ocalan a Roma? «Investire l'Unione Europea, attraverso un Paese membro, della questione curda che per decenni è stata ignorata. Nulla sarà più come prima nei rapporti fra Ùe, Italia e Turchia». Ma l'Ue è divisa su Ocalan. «Sarebbe stato meglio se l'Europa fosse stata capace di maggiore decisione per ottenere dalla Turchia un'iniziativa per risolvere la questione curda. Ma rimane aperta la prospettiva della Corte Internazionale alla quale si sono dichiarati disponibili sia Ocalan che gli europei, con l'opposizione turca». Molte voci del governo e della maggioranza hanno sostenuto l'asilo politico. Ma ora questo partito sembra dissolto. Che cosa è successo? «Si è trattato di posizioni condivise anche da chi, come Rifondazione e Lega Nord, sono all'opposizione. Poi c'è stato, è giusto dirlo, un arretramento da parte della maggioranza». Dovuto a cosa? «Primo: all'iniziativa del governo americano che, pubblicamente e privatamente, ha esercitato molte pressioni. Secondo: alla reazione turca che in un Paese oscillante e indeciso come l'Italia ha portato anche il presidente del Consiglio a definire Ocalan un terrorista e la questione curda un mero problema di diritti umani». Ma allora l'arrivo di Ocalan si è trasformato in un boomerang per la causa curda? «No, perché il presidente del Consiglio ha trattato la questione da un punto di vista giuridico e politico, arrivando a proporre la Corte Internazionale». Anche lei esclude l'asilo? «Non lo escludo perché pende la richiesta e il governo italiano si dovrà pronunciare indipendentemente dalla presenza o meno di Ocalan. Rifondazione è ferma su questo: l'Italia non doveva trattare Ocalan come un caso giuridico ma solo politico, concedendo l'asilo e prendendo le iniziative in¬ ternazionali per affrontare la questione curda. Ma oramai è chiaro che il sì all'asilo sarebbe per l'Italia una rottura nei confronti delle ingerenze americane e sarebbe per Ocalan insopportabile per le polemiche che susciterebbe». Ocalan arrivando annunciò la fine della lotta armata. Ora che se ne va cosa succederà? «La proposta di pace resta ma la guerra continuerà fino a quando non vi sarà il negoziato». Che tipo di aiuto si aspetta dall'Italia per il negoziato? «Il governo italiano è obbligato da una risoluzione parlamentare votata all'unanimità a intraprendere le iniziative per convocare la con¬ ferenza internazionale. La formula potrebbe essere quella di mia richiesta europea all'Orni per inviare degli osservatori in Kurdistan e quindi per convocare la conferenza internazionale». Il caso Ocalan ha messo l'Italia in imbarazzo, causato gravi crisi con gli alleati e pesanti danni alle aziende. Riac- compagnerebbe ancora il leader del Pkk a Fiumicino? «Certamente. Con l'arrivo di Ocalan l'Italia è uscita dall'imbarazzo dopo aver per troppi anni venduto armi ad Ankara e ignorato le violazioni dei diritti umani ai danni dei curdi». Maurizio Molinari P Ramon Mantovani, parlamentare di Rifondazione comunista A sinistra: Abdullah Ocalan presidente del Pkk