«I Savoia? Dipende dalle riforme» di Pierangelo Sapegno

«I Savoia? Dipende dalle riforme» Il senatore Villone (Ds), della Commissione Affari costituzionali, replica a Vittorio Emanuele «I Savoia? Dipende dalle riforme» «Se vanno in porto, i reali torneranno» LO STATO E L'ESILIO INFINITO ROMA. Dice Vittorio Emanuele: «Di parole ne ho avute tante finora. E niente è cambiato». La modifica della tredicesima disposizione è ferma alla Commissione del Senato da almeno un anno. Sono i tempi della politica, dice Massimo Villone, senatore, presidente della Commissione Affari costituzionali dal giugno '96. Vediamo di leggerli, allora, questi tempi della politica. 11 senatore Villone è quello che più di ogni altro conosce pure quelli dell'esilio dei Savoia. Anche se non lo vuol dire, anche se lo nega, anche se ripete che è sbagliato parlare solo di questo. Però questo tema è in agenda, no? «Noi abbiamo da tempo in esame una proposta di modifica della tredicesima disposizione. Sarà iscritta all'ordine del giorno alla ripresa dei lavori, come lo era già alla chiusura» Allora c'era già prima delle vacanze di Natale? «Da tempo, con tutte le altre questioni» E l'iter ora cosa prevede? «Siamo arrivati agli emendamenti. Segue i tempi della commissione e questa è una questione che va vista all'interno delle innovazioni anche di ordine costituzionale delle quali ci occupiamo». Bene. Ma i tempi quali sono? «Guardi, i tempi sono politici» Cioè? «Le questioni procedono in ragione della maturità del problema» Vogliamo fare delle date, dire qualche numero? «Non posso dire venti giorni, o trenta, o altro. Non posso fare nessuna data, nella maniera più assoluta. La possibilità concreta di procedere con questa modifica è legata ad altre cose. Non pensavo e non penso che l'unica innovazione costituzionale da fare sia questa qui». Come mai? «Perché non è pensabile. E io l'ho sempre detto, dal primo momen to, su questo non ci possono essere equivoci. Ma lei, cittadino della Repubblica, non riterrebbe singolare che l'unica riforma della Costituzione approvata da questo Parlamento sia la tredicesima disposizione transitoria?» E quali sono le altre? «Tante. La Commissione Bicamerale ne aveva individuate circa ottanta. Adesso si discute di riaprire il dialogo sulle riforme su vari versanti e nell'ambito di questo dialogo c'è spazio anche per la modifica di questa disposi zione». Vittorio Emanuele dice che non potete fare una cosa a metà, farlo rientrare, ma con l'impossibilità di essere eletto o elettore. Lei, senatore, cosa risponde? «Rispondo che questa è l'opinione del principe. La Commissione va luterà anche questo profilo e deciderà». Però, lei può già anticipare una linea d'intenti, una soluzione? «Per la verità, non so se c'è un'opinione consolidata. Lo dico francamente. Ci sono opinioni che discordano. Io rispetto il principe, rispetto il suo pensiero, ma questa decisione, sia chiaro, non spetta a lui». Vittorio Emanuele, però, dice che si rifiuterebbe di rientrare come un cittadino limitato nei diritti politici... «Questa è una sua scelta libera. Non credo che la commissione possa farsi condizionare. E lo ripeto, non costituisce elemento decisivo per la nostra scelta». E cosa risponde invece a tutte quelle parti politiche che sono contrarie al ritorno dei Savoia? «Le posso dire solo la mia opinione personale. Personalmente, ritengo che sia venuto il momento nell'ambito di una più generale innovazione costituzionale di considerare anche la tredicesima disposizione». Beh, è quello che state facendo. Ma è un po' ambiguo così. Cosa significa considerare? «Sì. Considerare in questo caso significa modificare. Io sono orientato a che sia superata questa norma. Penso che la Repubblica sia più che sufficientemente solida, che non ci sono problemi, che alcune posizioni di critica sono sorpassate». E in che maniera pensate di cambiare la norma? «Ci sono varie idee, che vanno dalla abrogazione alla sua modifica, alla cessazione della sua efficacia nel tempo. Il risultato, comunque, sarebbe sempre lo stesso. Non so ancora però quale di queste posizioni prevalga alla fine. In che misura e con che detta¬ gli, tutto questo è oggetto di discussione. In ogni caso non condivido le posizioni di chi è di principio contrario. Credo che la Repubblica possa tranquillamente dire che è venuto il tempo di rimuovere quell'ostacolo». Senta, senatore. Fra i contrari, c'era Rifondazione. Ora che non è più al governo, si può ritenere che ci sia un ostacolo di meno? «Non è questo il problema. Rifondazione era contraria, ma non penso che potesse essere questo l'ostacolo. Il problema è diverso ed è questo: io non credo che questa maggioranza voglia fare solo questa innovazione costituzionale». Con il governo D'Alema, comunque l'iter verrà accelerato? «Guardi, io posso parlare per me stesso. Il governo è il governo. Noi siamo la commissione. E il governo non può decidere i tempi di una commissione parlamenta- re. Questo vale ovviamente anche per qualunque altro governo». Ma i tempi adesso sono più adatti, ci sono segnali incoraggianti? «Sì, credo di sì. Qualche tempo fa abbiamo approvato una proposta di revisione costituzionale sul giusto processo. La via delle riforme può darsi che si stia aprendo». Altro capitolo, senatore. L'Italia con il trattato di Schengen non ha rinnovato la riserva sui Savoia. Cosa significa? Che volendo potrebbero rientrare da uno dei Paesi che aderiscono al Patto? «Su questo ci vorrebbe un'analisi approfondita. Dal trattato non può arrivare una norma che modifichi la nostra costituzione. Il divieto posto dalla tredicesima disposizione rimane, e secondo me non può essere superato. Però so che ci sono valutazioni complesse da fare a questo proposito». Senta, per finire: non è vero che tergiversate? «E chi lo dice?» Vittorio Emanuele. «Ma no. Affatto. C'è una valutazione politica complessiva...». E il principe sbaglia a sentirsi dimenticato? «Per la verità sì. Io ho ben presente la questione. Lui ha almeno il diritto di qualsiasi altro essere umano, e non ci può essere atteggiamento diverso se si tratta dei Savoia. Sarebbe sbagliato. Io non posso dire quali siano i tempi, ma credo che nel complesso ci siano segnali incoraggianti. Se partono le riforme, vedrete che i Savoia rientreranno subito. Mi sembra una posizione del tutto ragionevole e che fra l'altro è quella che percepisco dalla maggioranza dei cittadini italiani». Pierangelo Sapegno «Il principe dice che si rifiuterebbe di rientrare se fossero limitati i suoi diritti politici? E' una scelta sua, che non ci condizionerà» Vittorio Emanuele di Savoia e il senatore Massimo Villone presidente della Commissione Affari costituzionali dal giugno '96

Persone citate: D'alema, Massimo Villone, Savoia, Villone

Luoghi citati: Italia, Roma, Savoia