«Lo Stato ci ha dimenticati»

«Lo Stato ci ha dimenticati» «Lo Stato ci ha dimenticati» / volontari: da tre mesi non vediamo una lira il direttore di un centro ^accoglìenza ALECCE BEIAMO attraversato momenti peggiori di questi. Ora ospitiamo 439 immigrati. A settembre erano seicento. Viviamo soprattutto grazie all'aiuto della gente e grazie agli stessi immigrati. Una famiglia di kosovari che a giugno, dopo lo sbarco è stata ospite del Regina Pacis, ci ha scritto dall'America e ha allegato un assegno di duecento dollari». Don Cesare Lodeserto dirige il Regina Pacis, il Centro di accoglienza della Curia di Lecce, che si regge con i fondi dello Stato e con la solidarietà. Di che cosa avete bisogno, don Cesare? «Soprattutto di materiale per l'igiene personale, di sapone, dentifricio, ma anche di viveri». Le trentamila lire di diaria garantite per ogni immigrato dal ministero dell'Interno non bastano? «Con trentamila lire al giorno do¬ vremmo dare ai nostri ospiti vitto, alloggio, schede telefoniche, biglietto del treno quando ripartono, indumenti, medicine...» I farmaci non ve li passa l'azienda sanitaria locale? «L'Asl ci aiuta finché ò possibile. Ma i t'armaci che ogni cittadino italiano acquista, dobbiamo acquistarli anche noi. Spendiamo nove milioni». Al mese? «Nove milioni la settimana. Noi praticlùamo la terapia antiscabbia. Ogni immigrato che arriva da noi lascia i suoi vecchi indumenti che vengono bruciati, e ne riceve di nuovi dopo aver fatto una doccia disiniettante. Anche questo ha un costo». II ministero paga puntualmente? «Non vediamo ima lira da settembre. Fa nulla. Andiamo avanti. Lo Stato non potrà mai fare accoglienza». Potrebbe darvi più risorse? «Non chiediamo niente. Il volontariato è straordinario, però non può tutto. Non può nulla contro la criminalità organizzata che gestisce il traffico di esseri umani. Devono pensarci altri. Noi accogliamo la gente e in tantissimi ci aiutano. Non solo dalla Puglia, anche dal Nord Italia e da quelle zone che spesso mostrano insofferenza verso gli immigrati». Quali zone? «Riceviamo aiuti da ogni parte. Una amministrazione comunale del Trevigiano ci ha inviato due tir carichi di tutto, dai viveri agli indumenti. Anche scuole di Torino ci hanno spedito degli aiuti. Un calzaturificio del Veneto ci ha mandato un camion di scarpe. Benetton ci ha mandato degli indumenti. Due tir da Milano, dalla Associazione Lavoratori Credenti, che neppure sapevo esistesse. Sono qui da sette anni e sto scoprendo adesso un universo sconosciuto. Il Papa, dopo averci ringraziato, ci ha dato trenta milioni. Queste sono le cose che contano». In quanti lavorate al Regina Pacis? «A tempo pieno in sei. Ma attingiamo alla generosità di tutta Italia. Ci sono famiglie, arrivano da Napoli come da Reggio Emilia, che vengono a darci una mano. Noi offriamo vitto e alloggio, loro ci aiutano. So¬ no qui anche per le feste di Natale». Come si fa a gestire un Centro così affollato? «Lo so, dovremmo ospitare al massimo cento-centocinquanta persone. Perché è necessario avere un contatto con tutti, capire i problemi, contribuire ad affrontare il disagio psicologico. Ma se bussano alla porta in cinquecento, che fai? Li devi accogliere. Un letto, una doccia e degli indumenti nuovi ci sono sempre». Dove finiscono gli immigrati che passano dal Regina Pacis? «Vanno soprattutto in Svizzera, in Svezia, in Inghilterra: in Italia resta appena il due per cento degli immigrati». Che cosa chiedono, gli immigrati? «Quando possono andare via». E i bambini? «Non chiedono nulla. Sono stupiti. E, nonostante tutto, sorridono». [s.t.] «Solo in farmaci spendiamo 9 milioni ogni settimana. Poi ci sono le spese per vestiti e cibo»

Persone citate: Cesare Lodeserto