La vedova: «Falsi pietismi»

La vedova: «Falsi pietismi» La vedova: «Falsi pietismi» La famiglia Brin non ha mai perdonato Anni di lotta per riabilitare il farmacista CAIRO MONTENOTTE. Enrica Colombo, vedova di Cesare Brin, ha appena saputo del permesso di Natale di Gigliola dai telegiornali. Un nodo d'angoscia, poi prevale la rabbia: «Sì. L'hanno mandata in permesso. Cosa c'è da dire, è una giustizia così... Hanno dato la grazia a quello che ha ucciso un orefice a Torino... Che c'è da stupirsi? Se sono contraria? Certo. Lei non ha avuto pietà quando ha ucciso mio marito e questi falsi pietismi, alla fine, confondono le cose. Chi è un delinquente, chi ha ucciso, deve starsene in carcere. Le persone che non hanno commesso nulla dovrebbero essere libere. Quella donna doveva restare in cella... Va bene, magari ora potrà ritornarsene anche in Valbormida. Chissà...». Enrica Colombo continua a sfogare la sua rabbia: «E' una vergogna, troppo presto si dimenticano le sofferenze di chi ha perso per mano di un assassino, per qualsiasi ragione o "giustificazione", una persona cara. Restano, alla fine, solo i pietismi c lo scandalismo. Noi, le vittime, siamo come abbandonati, ancora più soli. Non abbiamo altro da dire, abbiamo sofferto troppo in questi anni. Credo, comunque, che questi permessi non dovrebbero accordarli. Non è giusto per i parenti delle vittime». La famiglia Brin non ha mai «Quelldovevain cellaè la cosper chi ha amm a donna restare Questa a giusta ome lei azzato» voluto, né ora, né in passato, «rileggere» l'omicidio del farmacista nel contesto di un generico perdono verso gli assassini e i loro complici, condannati in tre gradi di giudizio. Anzi. Il figlio di Cesare Brin, Corrado, in tutti questi anni, ha cercato non solo di restituire dignità alla figura del padre, ma anche di inchiodare alle sue responsabilità Gigliola Guerinoni. Ha sempre intravisto, nel processo di teatralizzazione del delitto, con tutti i suoi risvolti pruriginosi e ambigui, solo un tentativo di creare il mito della «Mantide», contesa da giornalisti e televisioni. La famiglia Brin ha denunciato con forza «lo squallido mercato» di memoriali e interviste esclusive. Sulla morte del farmacista era stato persino realizzato un fumetto pornografico, che gettava altro fango sul farmacista ucciso. L'unico risultato degno di nota fu quando moglie e figlio riuscirono a bloccare il progetto di un film sul delitto di Cairo Montenotte. I produttori avevano già individuato il regista per la produzione, e anche l'attrice che avrebbe dovuto interpretare Gigliola Guerinoni e il suo l'ascino, letale per gli uomini che ne hanno condiviso il destino: la prescelta era Monica Guerritore. Ma alla fine non se ne fece nulla. [m. nu.l «Quella donna doveva restare in cella. Questa è la cosa giusta per chi come lei ha ammazzato»

Persone citate: Brin, Cesare Brin, Enrica Colombo, Gigliola Guerinoni, Monica Guerritore

Luoghi citati: Cairo Montenotte, Torino