«Cara America, il dopo Raìss sono io» di Andrea Di Robilant
«Cara America, il dopo Raìss sono io» «Cara America, il dopo Raìss sono io» «Soltanto una monarchia potrà unificare l'Iraq» IL PRETENDENTE AL TRONO WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Sa», dice il principe sorseggiando il bicchier d'acqua che un collaboratore gli porge nella sua suite all'elegante Four Seasons, «noi iracheni non siamo mai stati grandi viaggiatori. E forse per questo patiamo l'esilio più di altri». Le armi tacciono e spunta il Pretendente: c'è qualcosa di inevitabile nell'improvvisa comparsa di Sharif Ali Bin Hussein, il principe hascemita che aspira ad essere incoronato prossimo re dell'Iraq. E' arrivato qualche giorno fa nella capitale, circondato da collaboratori e lobbisti. E le autorità americane ancora a caccia di una strategia lo hanno ricevuto per discutere il futuro iracheno dopo Saddam Hussein. Quarantadue anni, alto un metro e novanta, modi garbati, baffo nero molto curato, sposato con quattro figlie, ex banchiere e buon schermidore, porta al mignolo un grosso anello d'argento massiccio con lo stemma della casa reale unico segno visibile della sua innata aspirazione ad una vita diversa da quella del principe in esilio. Sharif Ali Bin Hussein aveva due anni nel 1958 quando suo zio re Faisal II di Iraq venne trucidato in un colpo di Stato con buona parte della famiglia reale. «Io e i miei genitori non eravamo nel palazzo reale in quel momento», racconta. «Ci rifugiammo nell'ambasciata saudita e da lì riuscimmo a raggiungere l'Egitto grazie ad un salvacondotto». Dall'Egitto la famiglia si spostò in Libano, dove il principe è cresciuto. Poi venne la guerru civile e Sharif Ali Bin Hussein, ormai adulto, emigrò in Inghilterra per finire gli studi universitari e cominciare una carriera in banca. «Ma adesso ho lasciato il mio lavoro per dedicarmi completamente alla mia causai- dice. «E sono convinto di poter unificare il Paese sotto una monarchia costituzionale». Gli americani lo prendono sul serio? Abbastanza per riceverlo nei piani alti del Dipartimento di Stato e per coinvolgerlo in una discussione sul futuro dell'Iraq. Ma non abbastanza per farne il loro interlocutore privilegiato, il monarca designato. «Non c'è dubbio che la situazione adesso è cambiata», dice Sharif Ali Bin Hussein. «C'è decisamente una marcia in più nella politica americana verso il post Saddam. Per la prima volta si ha la netta sensazione che Washington voglia andare fino in fondo. Ma per ora preferiscono non consacrare un leader dell'opposizione». Negli anni scorsi gli americani avevano puntato su Ahmed Chalabi, un abile manovratore nella diaspora irachena, che tuttavia non è riuscito ad unificare l'opposizione. E per questo ha perso il favore di Washington. Dice il principe: «Gli americani sono pronti ad aiutarci, ma solo se noi riusciremo a coordinarci meglio e a prendere l'iniziativa». Sharif Ali Bin Hussein ritiene di essere la persona più indicata per portare maggiore armonia nell'opposizione perché «non rappresento un partito politico e sono al di sopra delle parti». E quanto alle divisioni tra le varie fazioni dice: «Anche in Italia avete tanti partiti eppure ve la cavate. La diversità è un fattore positivo. E poi siamo uniti contro un comune avversario». Il Congresso americano ha stanziato 100 milioni di dollari per aiutare l'opposizione irachena, e adesso i soldi vanno spesi. Nonostante la bufera sull'impeachment, i presidenti delle potenti commissioni Esteri di Camera e Senato hanno incontrato il principe anche per capire se il nipote di re Faisal II è un buon investimento. Prima di congedarci, nella suite al Four Seasons, gli chiediamo perché mai vuole abbandonare la sua tranquilla vita londinese per la feroce politica irachena. E lui, porgendo la mano con il pesante anello d'argento: «Perché il popolo mi chiama e devo fare il mio dovere». Andrea di Robilant «La situazione è cambiata, c'è una marcia in più nella politica Usa verso il mio Paese Il tiranno presto cadrà»
Persone citate: Ahmed Chalabi, Faisal Ii, Saddam Hussein, Sharif Ali Bin Hussein, Trono Washington
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