Cherchi, antiscultore dal genio astratto

Cherchi, antiscultore dal genio astratto Si è spento a Torino, nel giorno dell'ottantasettesimo compleanno Cherchi, antiscultore dal genio astratto ITORINO L cuore ha tradito la tenace ligure volontà di vita e di lavoro di Sandro Cher chi, che fino alla fine ha lavorato ai cartoni e cere delle sue Sculture-paesaggio, nel giorno del suo ottantasettesimo compleanno. I funerali avranno luogo domani mattina, alle 10 e un quarto, nella Chiesa del Sacro Cuore, in via Nizza 56, le ceneri saranno poi portate a Rapallo. Guardo davanti a me la torsione angolare picassiana della Testa femminile del 1960 e le forme sventolanti, un Boccioni informale, del bozzetto per La Scienza all'Istituto Tecnico Volta di Alessandria e mi dico che ormai è troppo tardi perché la critica nazionale, troppo attardata in polemiche e alla caccia di appariscenze, gli riconosca la giusta eccellenza e genialità e originalità grande, dalla sublimazione informale alle Sculture-paesaggio, nella seconda metà del nostro secolo. Aveva il fisico del lottatore Potremo ancora solo andare a cercare una metafora della sua atticciata figura fisica (e spirituale) di «fighter» nei confronti della vita e dell'arte nel Pugnatore di Messina della Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, di cui pugile dilettante, fu modello nel 1929 a 18 anni. Ma per un giovane genovese assetato di poesia dell'espressione e di futuro il primo punto di riferimento non poteva essere il naturalismo classico di Messina ma, imprescindibilmente, Arturo Martini, come è evidente nel primo numero della grande donazione del 1992 alla città di Genova per Villa Croce, l'Enea e Anchise del 1932. Frequenta la Genova della rivista «Circoli» di Sbarbaro, Montale, Caproni e Milano, dove presta servizio militare nel 1935, lo stesso anno di Guttuso (e un disegno di Soldato dormiente è illuminante al ri- guardo). A metà degli Anni 30 è già a contatto con i giovani come Sassu, Manzù e lo stesso Guttuso, che daranno vita al movimento «Corrente» e alla sua rivista, ne diviene lo scultore esemplare, con Broggini e l'assai più giovane Paganin. La pazza, Maddalena, Olimpia, «gorghi di materia in formazione» come scriverà Scialoja nel 1942, sono figure grevi e dolorose pullulanti di scaglie di luce che traggono la loro urgenza umana dall'interno, dalla struttura, rifiutando ogni compiacimento di modellazione pittorica della superficie: come l'ultimo Martini, come sarà Marini. Scriverà ancora Scialoja: «Per Cherchi è la luce che salva e preserva l'apparenza, la qualità umana». Quella di «Corrente» è per Cherchi anche grande lezione di cultura: quando nell'immediato dopoguerra sarà direttore artistico de «L'Isola» a Genova, vi ospiterà la prima mostra italiana di grafica di Picasso, la prima mostra fuori di Milano di Morioni e Cassinari. Docente di scultura all'Accademia Ligusti¬ ca di Genova, nel 1948 passa al Liceo Artistico di Torino, dove trasferisce lo studio nel 1951, per assumere la cattedra all'Accademia Albertina dal 1963 al 1980. In questi anni la modellazione espressionistica del Nudo femminile della Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, del Retore, prima presenza alla Biennale del 1948, di Adamo, entrambi donati a Genova, denota una originale riflessione sull'ironia plastica di Daumier, che culmina nell'aspra ironia cubistizzata di Cassandra, Mendico, Figura tragica, esposti alla personale alla Biennale del 1956. La strada è aperta per le aggregazioni di blocchi cubistizzati di materia lavica, Cortigiana, Bagnante, Madre, tutti del 1955-56, lo stesso anno della giacomettiana Testa di donna. L'attività di ceramista già iniziata alla fine degli Anni 40 (mentre il pittore informale nasce nel 1960), lo mette a contatto ad Albissola con Jorn e Garelli, sfociando nel sodalizio «immaginista» di Alba con Gallizio. Ne sono documento lo straordinario bassorilievo onirico Omaggio all'immaginismo del 1956, alla base dei futuri sviluppi, e la plastica informale di Sogno, esposto nel 1959 alla grande mostra d'avanguardia al Circolo degli Artisti organizzata da Tapié, Pistoi e Angelo Dragone. Negli Anni 60 bronzi cóme Nike, Vestale, Amanti, grumi di materia astratta proiettati nello spazio, assumono sempre più un carattere di espressionismo informale senza paragoni in Italia, approdando nel 1957-58 ai primi esempi di Sculture-paesaggio, metamorfosi scenografiche, prevalentemente orizzontali, di ambienti naturali primigenii spesso interrelati con figure archetipiche, strutturati secondo piani bidimensionali in profondità. Dalla sua scuola Zorio e Penone Le loro matrici in cartone e cera sono presentate dall'autore negli Anni 60 come opere autonome «povere», accentuandone il carattere scenico. Accanto all'inesausta attività di sontuoso ceramista, caratterizzano senza cedimenti l'ultimo trentennio di vita. Se consideriamo la straordinaria originalità di questa antiscultura drammaticamente espressiva, evocante forme germinali e primarie anche in senso antropologico, che concettualizza ma anche materializza il rapporto fra forma, antiforma e spazio, possiamo renderci ragione del fatto che dalla scuola di Cherchi sono usciti Zorio e Penone. Marco Rosei Con Guttuso, Sassu e Manzù fondò negli Anni Trenta il movimento Corrente Negli Anni Sessanta bronzi come «Nike», «Vestale», «Amanti», assumono un carattere di espressionismo informale senza paragoni in Italia Nel dopoguerra lanciò le sculture-paesaggio, mutazioni scenografiche di ambienti naturali A sinistra «Figure distese». A destra «Figura» A sinistra «Figure distese». A destra «Figura» Sandro Cherchi in un'immagine recente