Allevamento schiacciato dall'import
Allevamento schiacciato dall'import Allarme su carne e latte: il deficit commerciale ben oltre i 12 mila miliardi del '97 Allevamento schiacciato dall'import E per l'olio l'Italia conferma il blocco alla Tunisia ROMA. Missione diplomatica sul fronte dell'olio: in una visitablitz di cinque ore a Tunisi il ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, ha chiarito al governo tunisino che il blocco dell'import di olio non è una ritorsione dei problemi legati alla pesca e che l'Italia dovrà applicare ancora questa misura fino a quando non entreranno in vigore nell'Unione Europea le nuove norme sul mercato oleicolo. De Castro non ha escluso infatti che dalla prossima campagna, se i prezzi dell'olio in Italia saliranno, si possa tornare a parlare di apertura alle importazioni di prodotto tunisino destinato alla trasformazione nel quadro degli accordi per il traffico di perfezionamento attivo, in sigla Tpa. Ma, sempre in tema di bilancia agroalimentare un forte segnale d'allarme viene dall'Associazione italiana allevatori: «Se non si difende la zootecnia italiana è difficile pensare che si possa ottenere un contenimento dell'attuale pesante deficit, né tantomeno una duratura e reale ripresa dell'economia nazionale», ha ammonito il presidente dell'Aia, Andrea Belloli, durante l'assemblea annuale dell'associazione. Nel 1998 la dipendenza dall'estero del settore zootecnico è infatti aumentata. Se nel 1997 l'Italia aveva importato carne, animali vivi e prodotti lattierocaseari per 12.321 miliardi, nei primi otto mesi dell'anno che sta per concludersi le importazioni, in termini di quantità, sono cresciute del 25 per cento nel comparto suino e del 14,7 in quello bovino. Sul totale complessivo del settore l'aumento è del 17,5 per cento. «Contenimento e armonizzazione dei costi di produzione, riduzione del carico fiscale, semplificazione delle procedure, difesa della qualità, certezze di diritto dei produttori», questi i punti caldi su cui l'Aia chiede interventi mirati e Belloli sottolinea la necessità che vengano rapidamente forniti i dati sulla produzione di latte per chiudere finalmente il caso delle quote, «un capitolo - sottolinea il presidente dell'Aia - sul quale l'incertezza legislativa è costata, in un decennio, oltre 180 mila posti di lavoro e la chiusura di 95 mila allevamenti». Ma la partita più rilevante si gioca sulle riforme di mercato di latte e carne, nell'ambito di Agenda 2000: un riequilibrio dei finanziamenti al settore è inderogabile, basti pensare che per la carne bovina l'Italia percepisce il 4 per cento della spesa, pur avendo oltre il 10 per cento del patrimonio comunitario. E sulle quote latte una prima assicurazione arriva dal sottosegretario Roberto Borroni: «Entro gennaio si chiuderà questa situazione scandalosa, che pesa come un incubo», dice, annunciando un prossimo decreto legislativo, che, «non conterrà sanatorie» e costituirà «una grande inziativa riformatrice». Ed è proprio quello che i produttori attendono: «I dati sinora disponibili sulla produzione lattiera italiana confermano che la quota assegnata al nostro Paese è stata superata - avverte Carlo Gottero, membro di giunta della Coldiretti -. Urge individuare le vie d'uscita meno onerose per tutti i produttori, tenendo peraltro presente un concetto: l'unico modo per sostenere il prezzo del latte, è mantenere e rispettare il sistema delle quote che, se ben applicato, garantisce la tenuta delle quotazioni». Vanni Cornerò Belloli: la vicenda delle quote latte in dieci anni è costata 180 mila posti di lavoro Andrea Belloli, presidente dell'Aia
Persone citate: Andrea Belloli, Belloli, Carlo Gottero, De Castro, Paolo De Castro, Roberto Borroni, Vanni Cornerò Belloli
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