Orgosolo, muro di omertà sul sacerdote ucciso
Orgosolo, muro di omertà sul sacerdote ucciso Ieri i funerali, forse eliminato perché testimone scomodo. La sorella: il vero morto è l'assassino Orgosolo, muro di omertà sul sacerdote ucciso // sindaco: troppe armi in paese, consegnatele NUORO. C'era tanta gente, arrivata da tutta la Barbagia, ieri a Fonni per l'ultimo saluto a don Graziano Muntoni, il viceparroco di Orgosolo ucciso con una fucilata al petto la mattina della vigilia di Natale, mentre andava alla chiesa di San Pietro Apostolo per celebrare la prima Messa. Tra le migliaia di fedeli che si sono accalcate nel tempio dedicato a San Giovarmi Battista, o che hanno fatto ala al corteo funebre che si è lentamente snodato fino al camposanto, forse c'era - chi può escluderlo? - anche l'assassino. «Il vero morto che dobbiamo piangere è lui, che si aggira nelle nostre strade. Graziano oggi è più vivo che mai», ha detto durante il rito la sorella del prete, Caterina, pronunciando parole di perdono. Già, ma chi è lui, e soprattutto perché ha voluto uccidere don Graziano? Perché ha infranto l'ultimo tabù, simbolo fino a tre giorni fa rispettato, tranne rare eccezioni? Nessuno per ora ha una risposta, anche se molti parlano di «vendetta» e di un omicidio premeditato. «Orgosolo, convertiti, dai un segno di riscatto», ha implorato il parroco del paese sardo per anni considerata la capitale del «triangolo del terrore». C'erano, ad ascoltare l'appello, deputati, consiglieri regionali, amministratori civici e sei vescovi, tra loro anche il presule che il 26 dicembre di nove anni fa aveva ordinato sacerdote la vittima. «Allora - ha ricordato don Antonio Bussu, parroco di Fonni e padre spirituale dell'ucciso - don Graziano si stese per terra, con il viso rivolto in basso. Ora è nella stessa posizione, ma con il volto rivolto al cielo, dove si trova». «Era un prete santo, ora è un martire», aveva detto nei giorni scorsi il vescovo di Nuoro, monsignor Pietro Meloni, commemorando un prete arrivato a pronunciare i voti dopo decenni spesi nell'insegnamento, sempre al servizio dei giovani a cui aveva dedicato anche 5 suo ministero. Ieri monsignor Meloni non si è limitato a pronunciare parole di consolazione per i parenti e di perdono per chi ha sparso sangue innocente. Ha denunciato con estrema durezza la cultura della violenza che impera nelle zone calde della Sardegna. «Non lontano da noi - ha avvertito dall'altare - ci sono persone, purtroppo anche componenti delle nuove generazioni, che non hanno il senso della sacralità della vita e che premono un grilletto come possono manovrare un videogioco». Le armi, appunto, quelle stesse delle quali il sindaco di Orgosolo Maria Antonia Podda ha chiesto ai compaesani la «consegna» alle forze dell'ordine, riconoscendo che ci sono troppi strumenti di morte nelle case del paese. E' un invito rivoluzionario, che cozza contro il mito della «balentia». Ma la giovane e combattiva donna ne ha aggiunto un secondo, perché finalmente cada il muro dell'omertà. «Chi sa parli, per non diventare complice dell'assassino», avevano implorato anche i vescovi sardi. Ma Maria Antonia Podda si è spinta ancor più in là, incitando i concittadini a costituirsi parte civile contro chi ha ucciso l'amico dei ragazzi del paese. «Venite in Municipio e firmate, date un contributo finanziario per le spese: chi ha un figlio paghi una quota, che ne ha tre versi in proporzione». Se la proposta del sindaco verrà accolta, ad Orgoloso nascerà una «lista degli onesti», un documento che non può non fare paura ai killer e comunque a chi è legato alla cri¬ minalità. Per ora, tuttavia, nel paese del delitto di Natale tutto tace. Nessuno sembra aver notato l'assassino che nel buio attendeva sulla strada della chiesa, in un vicolo stretto, tra muri in pietra, finestre con le inferriate. Nessuno parla, Orgosolo è ripiombato negli anni bui della sua storia. L'omertà regna sovrana, nonostante il dolore, lo sdegno e la rabbia di tanti. Agli investigatori non sono giunti aiuti. Sul fronte delle indagini, trapela che ha perso consistenza la pista di un collegamento con alcuni sequestri di persona. Don Graziano aveva preso posizione contro il fascino perverso della violenza che fa tanti proseliti tra i giovani, ma tutti escludono che si fosse occupato concretamente della sorte di qualche rapito. Più probabile che il sacerdote abbia, con la sua azione pedagogica, «disturbato» qualcuno, o che nel suo frequentare i bar e gli altri ritrovi di giovani, possa aver appreso - anche involontariamente - particolari di qualche vicenda criminale. 0 che, infine, abbia dato qualche consiglio ad un parrocchiano, nel tentativo di riportarlo sulla retta via. Una intrusione, una «offesa» che il killer ha voluto lavare con il sangue. Con un delitto carico di simbologie: non si uccide, per caso, un prete la vigilia di Natale. «Ma ormai hanno commentato diversi abitanti di Orgosolo - qui sono saltati tutti i valori. Siamo in piena barbarie. E allora non tutto si può spiegare». Corrado Grandesso A destra don Graziano Muntoni ucciso ad Orgosolo a fucilate Il funerale di don Graziano Muntoni che si è svolto ieri ad Orgosolo
Persone citate: Antonio Bussu, Corrado Grandesso, Graziano Muntoni, Maria Antonia Podda, Meloni, Pietro Meloni
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