La resa degli ultimi Khmer rossi di Fernando Mezzetti

La resa degli ultimi Khmer rossi Si consegnano in Cambogia due dei più importanti collaboratori di Poi Pot La resa degli ultimi Khmer rossi «Torniamo normali cittadini» PHNOM PENH. Dopo la resa degli ultimi gruppi armati venti giorni fa, finisce anche la triade dei capi khmer rossi finora fuggiaschi. Si sono arresi ieri alle forze governative Khieu Samphan e Nuon Chea, mentre resta alla macchia, ma senza più uomini, Ta Mok. Questi è il comandante militare che l'anno scorso, nelle feroci lotte intestine, guidò l'ammutinamento contro Poi Pot. Tutti e due sono tra i maggiori responsabili del genocidio in Cambogia dove tra l'aprile '75 e il dicembre '78, il regime comunista sterminò un milione e 700 mila persone. Si sono consegnati nella provincia di Pailin, dopo trattative per assicurarsi immunità, dicendo di voler continuare a vivere «come normali cittadini». Il primo ministro Hun Sen ha parlato per mezz'ora al telefono con Khieu, e per venti minuti con Nuon. Con la notizia della loro resa è stata diffusa una dichiarazione di Khieu: «La mia sola richiesta è che voglio essere un normale cittadino. Non ho bisogno di nulla. Riconosco la legittimità del governo regio e della sua politica, e riconosco la costituzione regia». Da Pechino, dove risiede per gran parte dell'anno, re Sihanouk ha diffuso un messaggio di soddisfazione per la decisione «di Sua Eccellenza Khieu e di Sua Eccellenza Nuon». Il fatto che entrambi vengano gratificati di pomposi appellativi indica che non saranno processati per i loro crimini, come non lo è stato finora nessuno dei Khmer rossi che hanno deposto le armi, anche di altissimo grado. Un aiutante di Hun Sen, confermando implicitamente che i due non verranno sottopo- sti a processo dal governo, ha detto che potrebbe spettare a una corte internazionale decidere se portarli alla sbarra per genocidio. Una commissione Onu è stata recentemente in Cambogia per verificare l'ipotesi di stabilire un tribunale internazionale per genocidio, come per il Ruanda e l'ex Jugoslavia. Ma è ben difficile che Hun Sen accetti di dare i due leader guerriglieri a una corte indipendente che accerti responsabilità per gli anni di sangue: lui stesso è stato per anni ai loro ordini come ufficiale dei khmer rossi, e di ex guerriglieri sono fitti governo, esercito e amministrazione statale. Khieu e Nuon sono le due facce della guerriglia khmer. Il primo, 68 anni, laureatosi a Parigi nel '59, venne alla ribalta come volto presentabile dopo che il feroce regime di Poi Pot fu rovesciato dall'invasione vietnamita di fine'78. Nominato capo di stato, teneva i rapporti diplomatici per i khmer rossi, che nella guerra fredda l'Occidente, unendosi alla Cina, dovette sostenere in funzione antisovietica. L'altro, che per un certo tempo è stato primo ministro, era chiamato «fratello n. 2», e quindi il più vicino a Poi Pot, «fratello n. 1». Come Poi Pot, è personaggio segreto e misterioso, da giungla, mentre Khieu, pur avendo le mani lorde di sangue come loro, si muoveva con agio in ambienti diplomatici, conferenze internazionali, grandi alberghi. Con la loro resa siamo alla fi- ne dei khmer rossi. L'anno scorso si ammutinarono a Poi Pot che aveva fatto uccidere uno dei propri aiutanti sterminando anche la sua famiglia di 14 persone. Morto Poi Pot in aprile, si sono arresi venti giorni fa otto alti comandanti militari con cinquemila uomini. Tra loro, il tesoriere della guerriglia, che si è retta su estrazione e commercio di pietre preziose nelle zone sotto sue controllo. Nel frattempo, a fine novembre, si era chiuso con un accordo tra Hun Sen e il princi¬ pe Ranariddh, figlio di Sihanouk, il lungo scontro tra i due, che aveva portato il paese sull'orlo d'una guerra civile. Abbandonati dai loro uomini, erano rimasti alla macchia i tre leader, cioè i due consegnatisi ieri e Ta Mok, che non si sa dove sia. Secondo alcuni osservatori potrebbe essere in mano ai servizi segreti thailandesi, i quali avrebbero avuto anche gli altri due, riascendo a favorire la loro resa. Fernando Mezzetti Difficilmente saranno processati per i massacri compiuti quando erano al potere Khieu Samphan (a sinistra) e Nuon Chea in una foto d'archivio

Luoghi citati: Cambogia, Cina, Jugoslavia, Parigi, Pechino, Ruanda