Costanzo: per noi meglio così di Maurizio Costanzo

Costanzo: per noi meglio così Costanzo: per noi meglio così «Palinsesti non più schiavi del calcio» IL DIRETTORE DI CANALE s IROMA O ho paura di essere comprato, non ho paura delle alleanze». Maurizio Costanzo ieri era a casa, con Maria De Filippi e il cane nuovo, quello che la moglie gli ha regalato per il suo ultimo compleanno (sessanta), che abbaia di sottofondo. Per una volta, nonostante fosse sabato, non era alle prove di «Buona domenica», ma le vicende della tv permeavano ugualmente il suo giorno di festa. Adesso c'è questo accordo tra Murdoch, Stream e Tfl. Il direttore di Canale 5 ribadisce: «Quando sembrava che Murdoch ci dovesse comprare, che Berlusconi stesse per cedergli Mediaset con dentro tutti noi, io ero contrario. Ma agli accordi non sono contrario. E' giusto, è opportuno che ciò accada. Il mondo ò grande, il villaggio è globale, per l'appunto. E nel villaggio globale noi non dobbiamo certo slare chiusi nei nostri orti. Che sono orti di comunicazione». Ma scusi, il fatto che in Italia arrivi una tv a pagamento così potente non è una minaccia per le reti generaJiste, quindi anche per quella che dirige lei? «lo credo che la televisione, la tele- visione vera, sarà sempre quella generalista, quella che istituzionalmente si rivolge all'intero potenziale bacino di telespettatori e ha l'ispirazione, meglio: l'ambizione, di essere seguita da tutti. Non temo la "pay-tv". Comincio anzi con il vedere le conseguenze positive: i nostri palinsesti non saranno più vampirizzati dalle partite». Le partite portano ascolto, picchi di ascolto, e quindi anche pubblicità. In che senso lei parla invece di palinsesti «vampirizzati»? «Perché accadeva che, nella costosissima corea al calcio, non ci fosse più posto per il resto. Buon ascolto, ma disaffezione da parte di un segmento di pubblico. Se il marito gradiva, la moglie era scontenta, ecco. Io ero stufo, ma stufo con tutto il cuore, che i palinsesti li facessero l'Uefa e la Coppa dei Campioni. Magari torneremo a farli noi». Con alcuni problemi: il calcio andrà sulla pay-tv. I film andranno sulla pay-tv: che cosa resterà per le televisioni generaliste? «Resteranno i programmi, faremo più fiction. Torneremo al varietà, se lo ricorda? Si riscoprirà quello che un tempo si chiamava lo "specifico televisivo"». Ma se lo «specifico televisivo» è formato da quiz, giochetti e contenitori sgangherati, non c'è il rischio che la televisione a pagamento diventi quella dei ricchi, e la televisione generalista rimanga quella dei poveri? «Guardi, io spero due cose: che i costi della tv a pagamento siano contenuti». Perché gli appassionati possano vedersi le partite in santa pace senza per questo inflazionare i palinsesti? «Ecco, vede che mi sono spiegato? Spero anche che con i soldi che si spendevano per aggiudicarsi i diritti delle partite si migliori la qualità dell'offerta. Insomma, io penso veramente che da quest'accordo le emittenti generaliste trarranno dei vantaggi. Di snellezza e di qualità essenzialmente». C'è però anche l'ipotesi che le tv generaliste restino invece appannaggio del vecchio modo di fare tv, e che tutto il meglio vada dove si paga. E' una legge di mercato. Non abbiamo l'esempio dell'America? «Abbiamo l'esempio dell'America. Che però dimostra quello che sto dicendo io: le tv a pagamento, diffuse essenzialmente via cavo, hanno il 30 per cento degli ascolti. I network generalisti hanno il 70 per cento». Ma in America i network si chiamano Cbs, Abc, Nbc. Sono dei colossi. Da noi? «Da noi ci difendiamo. La televisione italiana non ha nulla da invidiare alle altre televisioni». Alessandra Comazzi Qui accanto il direttore di Canale 5, Maurizio Costanzo

Persone citate: Alessandra Comazzi, Berlusconi, Maria De Filippi, Maurizio Costanzo, Murdoch

Luoghi citati: America, Italia