«Molte bombe, pochi danni»

«Molte bombe, pochi danni» «Molte bombe, pochi danni» Un ispettore: perché non serve fargli la guerra IL CACCIATORE DI ARMI CANBERRA S L governo iracheno ha detto B che gli ispettori delle Nazioni Unite non metteranno mai più piede nel Paese, e il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha incominciato quello che probabilmente sarà un lungo dibattito sul futuro dell'Unscom, la commissione speciale per l'Iraq. Questo sembra dunque il momento giusto per chiedersi: gli attacchi aerei americani della settimana scorsa hanno ottenuto quello che l'Unscom non era riuscita a ottenere, cioè disarmare Baghdad? Il presidente Clinton ha detto che l'obiettivo della missione era quello di ridurre la capacità irachena di costruire armi chimiche e biologiche. Secondo Washington, circa 400 missili da crociera sono stati lanciati contro cento bersagli, tra i quali nove fabbriche di missili, un impianto petrolchimico, un laboratorio di ricerca biologica, centri militari e di spionaggio, il quartier generale della Guardia Repubblicana e l'edificio che ospita la Commissione industriale militare. L'elenco può sembrare imponente, ma il danno inflitto alla capacità irachena di costruire armi è stato probabilmente marginale. E' quasi certo che nessun missile ha colpito i depositi segreti di bombe chimiche o biologiche (obiettivo comunque indesiderabile, a causa della contaminazione che ne sarebbe derivata). Gli ispettori cercano da anni questi arsenali; se non li hanno trovati loro, è improbabile che li abbiano trovati gli Stati Uniti. Piuttosto, gli attacchi aerei hanno colpito gli impianti a doppio uso - vale a dire, quei siti che hanno funzioni non militari ma anche il potenziale per contribuire ai programmi di armamento, come gli stabilimenti di elettronica che potrebbero fabbricare componenti per il controllo dei missili, le acciaierie che potrebbero fabbricare testate e le raffinerie che potrebbero produrre sostanze chimiche per agenti nervini. Nel 1995, il nostro team scoprì un laboratorio per la produzione di vaccini che l'Iraq aveva convertito alla produzione di prodotti per la guerra biologica: c'erano oiù di 5000 litri di botulina, una terribile neurotossina che avvelena il cibo. Dopo la guerra, la fabbrica era tornata a produrre vaccini. Naturalmente, l'Unscom controllava da vicino questi siti a doppio uso. Finché non siamo partiti, poco prima del bombardamento della scorsa settimana, abbiamo ispezionato 63 fabbriche che potrebbero contribuire al programma missilistico, 120 impianti chimici e 93 biologici. In alcuni avevamo installato telecamere, apparecchiature per il campionamento dell'aria e altre per controllare che non vi si svolgesse nessuna delle attività vietate. Se l'Iraq ha ripreso i suoi programmi, non è certo lì. Ma anche se gli ultimi bombardamenti hanno distrutto alcune delle attività a doppio uso, difficilmente si è trattato di un colpo letale: gli iracheni hanno imparato dalla guerra con l'Iran ad avere piani per l'evacuazione di armamenti cruciali. Probabilmente il colpo maggiore, la scorsa settimana, è stato inflitto allo sviluppo missilistico. La Risoluzione sul cessate-il-fuoco che ha messo fine alla Guerra del Golfo imponeva all'Iraq di eliminare i missili con una gittata superiore ai 150 chilometri, mentre gli era permesso di sviluppare missili a più breve raggio. Il problema è che questi ultimi possono essere facilmente trasformati in missili con una portata di 600 chilometri - sufficiente a colpire Tel Aviv o Riad. L'Unscom ha le prove che Baghdad nasconde ancora carburante per missili, una questione che gli ufficiali iracheni hanno rifiutato di discutere. Per questo uno degli obiettivi della settimana scorsa erano i siti in cui i missili vengono prodotti, lanciati e testati. Poiché probabimente non c'è stato il tempo di sgomberare da questi siti l'armamento pesante, il bombardamento ha quasi sicuramente bloccato lo sviluppo missilistico iracheno per parecchi anni. Non sono buone invece le notizie sui programmi chimici e biologici. E' cliiaro che pochi di questi impianti sono stati distrutti. Io ritengo che l'Iraq potrebbe produrre quantità significative di agenti biologici nel giro di sei mesi. Per sostanze chimiche come i gas nervini, l'arco di tempo va da mio a due anni. Per diffondere queste sostanze, l'Iraq ha ancora nascosti mia mezza dozzina di missili Scud. La sfida ora è come tenere a freno Baghdad. Clinton non ha escluso futuri bombardamenti, ma questa non è una soluzione, nessuno vuole uno stato di guerra permanente. L'amministrazione americana vuole far cadere il governo iracheno, ma Saddam Hussein sembra avere grandi capacità di recupero, mentre l'opposizione appare debole e divisa. In ogni caso, se Saddam fosse semplicemente sostituito dal figlio Uday il mondo non starebbe meglio, anzi forse starebbe peggio. Quello che occorre è un'idea creativa, ma il Consiglio di Sicurezza è diviso. Qualsiasi soluzione comporta rischi, e forse è il momento di prendere in considerazione la programmata abolizione delle sanzioni - per un periodo, diciamo, di sette anni. Non per ricompensare l'Iraq ma per fornirgli un incentivo ad accettare un monitoraggio serrato delle sue industrie. Se Baghdad non accettasse queste condizioni, si potrebbero congelare le sanzioni o imporre restrizioni sulla quantità di petrolio che l'Iraq può vendere, oltre a rigidi controlli sulle importazioni, per limitare la spesa degli ingenti proventi del petrolio. Attraverso una combinazione di bastone e carota, è possibile - ma soltanto possibile - che l'Iraq venga riportato nella comunità delle nazioni. Rod Barton (L'autore è ispettore dell'Unscom) Copyright New York Times La Stampa

Persone citate: Barton, Clinton, Saddam Hussein