Blair, il prestito fatale di Fabio Galvano

Blair, il prestito fatale Il titolare dell'Industria e il discusso vice del lesoro, che gli aveva concesso un finanziamento troppo agevolato Blair, il prestito fatale Nuovo scandalo, si dimettono 2 ministri LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' stata una crisi-lampo, risolta in meno di 24 ore; ma il governo di Tony Blair esce malconcio dalle dimissioni del suo «principe dello tenebro» Peter Mandelson, lo stratega del New Labour e della vittoria elettorale, e del controverso sottosegretario al Tesoro Geoffrey Robinson. Dopo avere espresso martedì sera piena solidarietà per l'eminenza grigia del partito, ieri Blair è stato costretto ad accoglierne le dimissioni e a sostituire entrambi con un mini-rimpasto. Perché, come afferma lo stesso Mandelson nella sua lettera al primo ministro, «dobbiamo non soltanto comportarci bene, ma anche fare in modo che ciò sia ben visibile». Lo «scandalo sul Tamigi» lascerà il segno, su un governo eletto come alternativa allo «sleaze» - noi diremmo «marciume» - dei conservatori e già coinvolto in una manciata di episodi non meno squallidi. A molti, Blair in testa, resta l'amaro in bocca: perché lo scivolone è stato, tutto sommato, su ina buccia di banana. Mandelson, braccio destro del primo ministro e stratega di Downing Street, nonché dal luglio scorso ministro per il Commercio e l'Industria, era stato accusato di avere ottenuto nel 1996 un prestito di denaro - e di averne taciuto - da un collega di governo. Il guaio non è tanto l'ammontare, anche se si tratta di una somma di tutto rispetto: 373 mila sterline, poco più di un miliardo di lire, da lui usato per acquistare un'elegante casa da un miliardo e mezzo nel quartiere londinese di Notting Hill. E' piuttosto il fatto che così generoso con lui, al punto di dargli quel denaro a un tasso di estremo favore, quale nessuna banca si sarebbe sognata di sottoscrivere, sia stato il sottosegretario al Tesoro Geoffrey Robinson. Nulla di male, in circostanze normali. Ma in questo caso, come ha detto il presidente del partito conservatore Michael Ancram, «la vicenda puzza». Puzza perché Robinson - ex dirigente della Jaguar e per un certo periodo responsabile in Italia della Innocenti (ha una villa in Toscana, dove ha ripetutamente ospitato Blair) - è stato a più riprese nel mirino dei giornali e dei controllori della cosa pubblica per la renitenza con cui ha rivelato - entrando nel governo - le sue vicende patrimoniali e i suoi passati legami con Robert Maxwell; e per la disinvoltura con cui ha gestito un'allegra finanza personale basata sulla protezione di alcuni paradisi fiscali. Ma puzza soprattutto perché a settembre è toccato proprio al ministero di cui Mandelson è a capo svolgere l'inchiesta su Robinson. Viene immediato il sospetto che ci possa essere stato un conflitto d'interesse; che Mandelson, favorito da quell'ingente prestito a tassi più che vantaggiosi, possa avere chiuso un occhio sulle vicende di Robinson. Tutti a dichiarare completa innocenza, lo stesso Blair ad affermare che Mandelson si era «isolato» nell'inchiesta su Robinson. Invano. Dopo una notte che è soltanto servita ai giornali inglesi per caricare la dose delle accuse, ecco la decisione di Mandelson. Una decisione, va detto, che non rende infelice tutto il campo laborista: perplesso su quel machiavellico manipolatore d'uomini e d'idee, cantore del primato del contenitore sul contenuto, cinico manovratore dietro le quinte della politica nella rincorsa all'«Inghilterra di mezzo» così decisiva alle elezioni; ma anche coinvolto nelle questioni monarchiche (stretti, si dice, i suoi rapporti con Carlo e Camilla) e animatore del Millennium Dome, il tanto discusso cupolone del 2000. Il «principe delle tenebre», appunto: alla cui popolarità non aveva certamente fatto bene, due mesi fa, la rivelazione della sua omosessualità, che con ammirevole distacco Mandelson aveva rifiutato di confermare o negare. «Spiacente per la situazione», ha scritto Mandelson nella sua lettera di dimissioni che tuttora gli sembra «incredibile»; ma neppure disposto a «vedere il partito e il governo soffrire per il tipo di critiche scatenate da questa vicenda». Blair gli ha risposto dicendosi «molto rattristato» e definendolo «uno degli amici più stretti», senza cui «non avremmo mai costruito il New Labour». Grazie di tutto, ma «quello che cerchiamo di costruire per il Paese è più importante di qualsiasi individuo»; anche se poi gli vaticina «molti successi con noi nel futuro», quasi a voler dire che prima o poi il suo stratega tornerà sulla scena politica. Il tempo può anche cancellare lo «sleaze». Fabio Galvano Duro colpo al Labour Mandelson, detto il «principe delle tenebre», è stato lo stratega della vittoria Peter Mandelson, braccio destro del primo ministro britannico E' «scivolato» su un prestito sospetto

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