La morte alla fine del turno

La morte alla fine del turno La morte alla fine del turno Uno dei tre poliziotti era in servizio per un favore UDINE DAL NOSTRO CORRISPONDENTE 11 giovane carabiniere che, di pattuglia, ascolta in diretta radio la morte del fratello poliziotto; l'agente che entra in servizio quindici minuti dopo per una cortesia dell'amico che ha cambiato il suo turno ed è morto dilaniato dalla bomba. E' il drammatico intreccio di destini che ha accompagnato la fine dei tre agenti delle volanti caduti ieri a Udine in quell'opera di controllo che i poliziotti conoscono come la «trincea» della strada; traditi anche dal merito delle tempestività e dell'efficienza che li ha portati sul posto l'attimo prima dell'esplosione. 11 giovane appuntato dell'Arma è Giancarlo Zarmier, 33 anni, di Cassacco, fratello più giovane di im anno di Giuseppe, uno dei poliziotti uccisi dalla deflagrazione. Alle sei meno un quarto di ieri mattina li ha uniti la comunicazione radio che annunciava la tragedia. Giancarlo ora all'ascolto proprio quando Giuseppe, intervenuto con tre colleghi di pattuglia ùi piazzale D'Annunzio, si è avvicinato all'oggetto fumigante che pendeva da una delle saracinesche del negozio di telefonia cellulare. Gli erano al fianco Adriano Ruttar, 42 anni, un poliziotto di grande esperienza, «geneticamente» schivo come tutti gli abitanti delle valli del Natisone al confine con la Slovenia; Paolo Gragnolino, 31 anni, e Paolo Alberto Bianco, 32 anni, l'unico che sarebbe sopravvissuto. L'esplosione ha annientato Ruttar, il vice sovrintendente con la vocazione naturale all'azione, alla prima fila. E ha colpito a morte Gragnolino e Zannier, che erano poco lontano. Paolo Alberto Bianco è stato raggiunto dalle schegge a un braccio e a una gamba, ma è scampato alla morte. Ruttar era tornato alle Volanti due anni fa, forse avrebbe preferito lasciare la «trincea» della strada, gli estenuanti pattugliamenti; ma «schivo e silenzioso, concreto come siamo noi ridile valli», ricorda il sindaco di Drenchia, Mario Zufferli, non si era sottratto al dovere. Suo figlio Andrea, 13 amii, ha saputo ài aver perso il padre dai pianto cieLla nonna, che aveva appena ascoltato il primo giornale •...aio Ltì altre due vittime elena deflagrazioni- di piazzale D Annunzio, Giuseppe Zannici e Paolo Gragnolino raggiunti da ima montagna di scheggi;, .sono sopravvissute solo il tempo del trasporto in ospedale. Zannier, originario di Gassaco, fin da bambino aveva coltivato ii sogno di indossare la divisa, di fave ii poliziotto, come dai racconto angosciateli dolente delle madre. Gragnolino, figlio di emigrati hi Svizzera, cresciuto ciaik nonna nel piccolo, poverissime paesino deh'Alta Val Torre, Lusevera, aveva scelto di entrare in polizia «con la stesba voglia di altruismo che lo rendeva amico di tutti, generoso, instancabile, entusiasta della vita», come lo ricordano il presidente della squadra di calcio hi cui militava, FiNegro e il sindaco del piccolo borgo, Maurizio Mizza. E' lui che, ad un ageiiie delle volanti di Udine aveva dello, di buon grado, sì al cambio di turno, per quel pattugliamento all'alba che è staio u suo ultimo servizio reso alla cicca. L'ha 11velato lo stesso collega, affranto, quando, saputo della tragedia, ha raggiunto il piazzale della morte. E' sopravvissuto soltanto Paolo Alberto Bianco, 35 anni, ferito a un braccio e a una gamoa. Lo hanno operato ieri marchia, si riprenderà presto. La forza dell'amicizia per i colleghi caduti lo ha spinto a sostenere ancora sanguinante il pruno interrogatorio dei magistrati, per fonine tutte le indicazioni possibili. Ma avrebbe voluto fare di più, come pochi anni fa, a Cividale, quando salvò un ragazzo che aveva deciso di togliersi la vita, lanciandosi dal ponte del Diavolo. Fu decorato con la medaglia d'argento. Michele (Meloni

Luoghi citati: Cassacco, Drenchia, Lusevera, Slovenia, Udine