lo, unica donna a firmare di Maria Teresa Martinengo
lo, unica donna a firmare lo, unica donna a firmare Parla Ida Vana: nessun disagio TORINO. Meno tasse per le famiglie, formazione, sgravi sulle assunzioni, lavoro nero... Il patto sociale tocca nella stessa misura uomini e donne. Ma a rappresentare l'«altra metà del cielo», in calce al documentane di 49 pagine, una sola firma femminile: quella di Ida Vana, vice presidente di Confapi. La presidente dei piccoli industriali torinesi è l'unica signora ad aver presenziato ai lavori (e l'unica, a memoria d'uomo e di donna, ad aver mai partecipato ad un tavolo di concertazione nazionale da quando, nel '92, la prassi fu introdotta dal premier Amato). A farle compagnia, neanche una «tecnica» da retrovie, pronta a consultarsi con il proprio referente tra i 32 «Grandi». Signora Vana, quando si è accorta di essere sola? «In quella sede ogni confederazione voleva esserci per portare il proprio contributo: chi era li rappresentava tutta la sua organizzazione, senza far caso se era maschio o femmina. Martedì mattina, però, il segretario della Confesercenti Marco Venturi mi ha detto, con simpatia: "Si rende conto che re?"». l'unica donna a firma- E lei cosa ha pensato? «Che è slato un bel debutto: questo è il primo tavolo nazionale a cui partecipo da quando, due mesi fa, ho avuto dal mio presidente la delega alle relazioni industriali e lavoro. E' slata un'occasione di confronto eccezionale con chi è su questi temi da molto tempo». Qual è stato l'atteggiamento della Confederazione nei suoi confronti? «Di pieno sostegno. Abbiamo lavoralo a ritmo serrato: il governo ha sempre distribuito i documenti lasciando 12 ore per studiarli, per proporre emendamenti». Non ha mai pensato che se ci fossero state altre donne al tavolo, il patto avrebbe potuto, qua e là, risultare diverso? «Non si è mai trattato di discussioni-fiume, di fare le nottate. Il metodo di lavoro era quello della consultazione immediata con le rispettive confederazioni. Poi, il governo ha accelerato molto nell'ultima settimana: tutti auspicavamo di finire prima di Natale per prenderci un po' di riposo, ma soprattutto per dare un'iniezione di fiducia al Paese». L'aver partecipato le ha suggerito qualche riflessione sul sistema delle quote riservate alle donne nelle elezioni? «Chi è bravo ha il diritto-dovere di partecipare e di battersi per essere eletto. Per me conta l'impegno, l'esperienza. Sono contraria alle contrapposizioni forzate. Contano le idee su cui costruire il consenso». Da imprenditrice e presidente dell'Associazione Piccole e Medie Imprese di Torino come vede la presenza femminile nelle organizzazioni sindacali? «E' limitata e a livello nazionale quasi inesistente. Fa un po' eccezione la Cgil». Almeno per la sigla del patto ha indossato un abito che sottolineasse, nel colore, la presenza di una donna tra tanti uomini? «Ho scelto un tailleur grigio scuro. Eravamo tutti vestiti di scuro: la divisa delle grandi occasioni». Maria Teresa Martinengo
Persone citate: Ida Vana, Marco Venturi
Luoghi citati: Torino
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