Così Philip Dick potè vedere Dio di Primo Levi
Così Philip Dick potè vedere Dio Il filosofo della fantascienza Così Philip Dick potè vedere Dio DICEVA Primo Levi che oggi la vera fantascienza è la scienza, perché le immaginazioni letterarie non pos sono competere in inventiva con le realizzazioni tecnologiche. Conseguentemente, la migliore fantascienza ha da tempo accantonato la sua fissazione per le invenzioni scientifiche, e si è rivolta alle speculazioni filosofiche. Uno degli esponenti più stimolanti di questo nuovo corso è stato Philip Dick, di cui il 16 dicembre è ricorso il 70° anniversario della nascita. La sua opera è una continua scorribanda in quella riserva di caccia, ormai disertata dai dimissionari della filosofia, i cui confini sono definiti dalle domande: che cos'è veramente la realtà, e che cos'è veramente l'uomo? Influenzato dalla lettura del caso clinico freudiano del presidente Schreber, Dick si trastullò anzitutto con protagonisti apparentemente paranoici, che sono invece gli unici a conoscere la vera realtà che tutti ignorano. Nel romanzo Tempo fuori luogo esplorò invece la possibilità contraria, in cui tutti sanno, ma cospirano affinché il protagonista sia l'unico a non conoscere la realtà, come nel film The Tiwnan Show. Nel 1962 Dick ottenne il suo primo successo con La svastica sul sole, oggi un classico della controfattualità. Di quel genere, cioè, che si sviluppa a partire da premesse del tipo: e se le cose fossero andate diversamente? Il caso specifico riguarda, ovviamente, la Seconda Guerra Mondiale: la Russia cede alla pressione tedesca, i giapponesi invadono le Hawai, Rommel sconfigge gli inglesi in Africa, gli alleati capitolano nel 1947, i loro leader sono processati per crimini di guerra... Dopo aver prodotto opere in cui la realtà era distorta da fattori fisici, bioclùmici, psicologici o sociologici, Dick scrisse nel 1969 Ubik, il suo romanzo più bello. I protagonisti questa volta non sono vittime del tempo ramificato, della droga, della malattia mentale o della cospirazione, bensì della morte stessa! I loro corpi sono stati ibernati, e nelle loro menti in dissoluzione si mantiene per qual- Dal film «Biade Runner» che tempo una vita celebrale che genera un'immagine fittizia della realtà, e che esseri esterni cercano di influenzare come nel Libro tibetano dei morti. Come si può immaginare, a forza di giocare col fuoco Dick finì per scottarsi il cervello e perdere completamente il senso della realtà. Nel febbraio 1974 ebbe quella che i religiosi chiamano ima esperienza mistica, e gli psichiatri un delirio schizofrenico. Per ore gli lampeggiarono nella mente milioni di opere d'arte astratta nello stile di Klee e Kandinsky, e per mesi fu «rieducato» da una voce metallica a cui diede il nome di Valis, un acronimo che significa «vasto sistema attivo, vivente e intelligente». Per otto anni Dick cercò di comprendere la natura della sua esperienza. La analizzò da ogni possibile punto di vista nelle ottomila pagine della Esegesi, di cui sono stati pubblicati solo alcuni estratti da brivido. Ne parlò in una conferenza che fece scandalo, intitolata Se trovate che questo mondo sia cattivo, dovreste vederne qualche altro. E la narrò nella Trilogia di Valis, confermando l'intuizione di Borges che la teologia è un ramo della letteratura fantastica. Il 17 novembre 1980 Dick ebbe una teofania in cui vide finalmente Dio. Il 2 marzo 1982 morì. Pochi mesi dopo esplose sugli schermi Biade runner, il film tratto dal romanzo Gli androidi sognano pecore elettriche?, in cui Dick aveva affrontato la domanda fondamen tale dell'era cibernetica: come si può distinguere una macchina da un uomo? In uno dei suoi saggi, egli stesso sintetizzò così il problema: «Un giorno forse vedremo un uomo sparare ad un androide ap pena uscito da una fabbrica di creature artificiali, e l'androide, con grande sorpresa dell'uomo, prenderà a sanguinare. Il robot sparerà di rimando e, con sua grande sorpresa, vedrà una voluta di fumo levarsi dalla pompa elettrica che si trova al posto del cuore dell'uomo. Sarà un gran momento di verità per entrambi». A noi non resta che aspettare e sperare. Piergiorgio Odi!recidi Dal film «Biade Runner»
Persone citate: Borges, Kandinsky, Klee, Philip Dick, Piergiorgio Odi, Rommel, Tempo Fuori
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