A TAVOLA CON GLI SCRITTORI

A TAVOLA CON GLI SCRITTORI A TAVOLA CON GLI SCRITTORI Da Montale a Calvino, da Grass a Stoker cibi da poveri, da dèi e da vampiri Gì IORNALISTA: Pronto? Professore, la chiamo per il pranzo di Natale. Professore: Grazie mol I to, ma sono già impegnato. Sa, sto in famiglia, siamo in tanti... Giornalista: Ma cosa ha capito? No, è per un articolo. Vorremmo che lei commentasse il nostro menù di Natale con libri e citazioni tratte da scrittori e poeti. Professore: Ah! Ma è mica facile. Però mi tenta. Provi a leggermi il menù e intanto ci penso. Giornalista: Si comincia con l'Anguilla in carpione. Professore: L'anguilla... ah!, c'è la scena del Tamburo di latta di Gùnter Grass: l'uomo che pesca con la testa del cavallo nell'acqua della Mottlau e le anguille che sfuggono alla presa dentro la carcassa, prima di finire nel sacco. Che scena, che scena! Le anguille stanno nel fango, per questo sono così buone. «L'anguilla, la sirena / dei mari freddi che lascia il Baltico / per giungere ai nostri mari, / ai nostri estauri, ai fiumi / che risale in profondo, sotto la piena avversa / di ramo in ramo e poi...». Lo riconosce? Giornalista: No. Professore: E' Montale: L'anguilla, del 1948, poi in la bufera e altro. Lo sa che il vostro menù inizia proprio con un animale «sacrificale»? Per Montale è legato ai pranzi sacrificali dell'infanzia, come la murena, il pesce prete, il pesce rondine, l'astice... Lo sa che i pesci sono simbolo dei morti? Si ricorda «l'anguilla trafitta e sanguinante» di un'altra poesia? Per Montale è un animale della Passione. Queste cose non le ricorda più nessuno! Giornalista: Ehm... secondo piatto è l'agliata. Professore: La tradizione popolare lo lega alla profilassi contro i vampiri. Ha letto Dracula di Bram Stocker? Il vampiro dalla Transilvania che arriva fino in Inghilterra per nutrirsi di sangue fresco. Pensi che uno studioso ha scritto che Dracula non è nient'altro che la raffigurazione del capitalismo. Ma non si preoccupi, nel romanzo il Bene trionfa: lo scrivano Jonathan Harker annienta Dracula. Ci metta sempre molto aglio e faccia... 7/ salto dell'acciuga, di Nico Orengo. Lo conosce? Giornalista: Ma professore, perché tutte queste associazioni truculente? Professore: Mi scusi, ma lei cucina? Giornalista: No. Professore: Ecco, volevo ben dire. Guardi che la cucina è un antro oscuro, è il luogo delle trasformazioni, delle metamorfosi, è un calarsi in zone ctonie, tra fuochi e fumi, per riemergere con il cibo degli dèi: noi siamo figli della cucina del cotto. Ma lasciamo perdere. Giornalista: Il piatto seguente è Gratin di baccalà e finocchi. Professore: Cibo da poveri. Gran storia: un pasticcio di nomi e di origini. C'è una novella del Sacchetti, ma anche Verga ne discetta. E' lo stoccafisso, mi sembra di ricordare un libro del '500... Aspetti... Giornalista: Professore? Professore?... Professore: Ecco, ho trovato. E' neU'Artusi commentato da Piero Camporesi: c'è tutta la serie dei nomi e dei luoghi d'origine: lo stochfis è essiccato al freddo, mentre il merluzzo si sala e si secca al sole. Aspetti, ecco qua: da Primo Levi: «Ritornando alla chimica, in bacali ■ te è evidente l'accostamento tra la veterana delle materie plastiche, rigida giallastra e puzzolente, e il pesce di poco prezzo, talmente irrigidito dal sale di cui è imbevuto da meritarsi il nome di «pesce bastone» (Stockfìsch in tedesco, da cui ancora per etimologia popolare, e insistendo in rigidità, è venuto l'italiano stoccafisso). Giornalista: Passiamo al coniglio in porchetta. Professore: Ah, quasi un ossimoro: coniglio e maiale. Giornalista: Professore, parli come mangia! Professore: Ha ragione. Ma sa, la cucina è arte combinatoria, interpolazione più che invenzione, è un fatto linguistico: paradigmi e sintagmi, morfologie, variabili e costanti, l'ha detto un grande studioso. Il coniglio... Vediamo un po'. Le va bene Marcovaldo? Giornalista: L'ho letto a scuola. Professore: Ecco, bravo. Ma se lo ricorda Lei da dove viene fuori questo coniglio? Dall'ospedale, da una gabbietta per esperimenti. E Marcovaldo se lo porta a casa, ma nessuno ha il coraggio di ammazzarlo per metterlo in pentola. Finisce che i bambini lo portano sui tetti, scappa e attraversa tutta la città affamata che brama il coniglio in fricassea, arrosto... fino a che arriva la camionetta dei poliziotti con l'avviso: l'animale ha una malattia contagiosa. Povero Marcovaldo: tra funghi velenosi e conigli contaminati! Faremo tutti la stessa fine, con quello che c'è nell'aria e nell'acqua! Giornalista: Lei è sempre il solito apocalittico... Ma c'è l'ultima portata: cannoli alla siciliana. Professore: Qui mi trova im po' impreparato. Mi faccia pensare. C'è Brancati, dove si parla di cannoli... poi ci deve essere... forse nel Gattopardo. Dovrei guardare... (allunga la mano). No, mi sbagliavo: gelatina al rum, babà, Monte Bianco, beignets Dauphine, profiteroles... Che golosi questi siciliani! Ma i cannoli qui non li trovo, forse dovrei guardare nei libri di Sciascia. Che brutta cosa non avere più memoria. Aspetti un attimo. Giornalista: Professore? Professore, torni qua! Non c'è tempo, mi deve scrivere l'articolo, e soprattutto pensi che è il pranzo di Natale! Professore, professore? Ma dove è andato a finire? Marco BelpolHi

Luoghi citati: Inghilterra, Transilvania